“Il Ministro di Grazia e Giustizia, On.le Mastella, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare a proposito di una recente sentenza della sezione lavoro della Cassazione, che ha disconosciuto la qualifica di giornalista ad un collega iscritto all’elenco dei pubblicisti, ha sostenuto che le mansioni di redattore ordinario possono essere svolte esclusivamente dai giornalisti professionisti.
Mi permetto di non condividere le affermazioni del Ministro e le argomentazioni della Cassazione, che su questo specifico aspetto appaiono contrarie alle norme di legge, alle norme contrattuali ed anche ad un principio costituzionale sancito dalla Suprema Corte. Il contratto nazionale di lavoro giornalistico equipara nei trattamenti economici e normativi i pubblicisti ai professionisti. Questo principio è stato riconosciuto anche dalle norme legislative previdenziali che affidano la tutela pensionistica dei pubblicisti come dei professionisti all’Inpgi. La legge istitutiva dell’Ordine non prevede in nessun articolo che il pubblicista non possa svolgere mansioni di redattore ordinario. La Corte Costituzionale, ha, dal canto suo, riaffermato il principio di non discriminazione tra pubblicisti e professionisti nell’esercizio dell’attività giornalistica. Per tutte queste motivazioni la Federazione della Stampa ha già deciso d’intesa con l’ufficio legale e i legali di tutte le Associazioni regionali di stampa di promuovere sull’argomento una apposita giornata di approfondimento e di studio con la partecipazione di giudici costituzionali e di Cassazione”. MASTELLA, DA CASSAZIONE NESSUN RISCHIO PER ORDINE 'SENTENZA NON FA VENIRE MENO IL PRINCIPIO DELLA UNITARIETA' DELL'ALBO' ''L'ambito applicativo della sentenza della Cassazione non riguarda tutti i rapporti di lavoro giornalistico, ma soltanto quello di redattore ordinario, per il quale è necessaria l'iscrizione all'Albo dei giornalisti professionisti, mentre non è idonea come integrazione l'iscrizione all'Albo dei giornalisti pubblicisti''. Lo ha affermato il ministro della Giustizia Clemente Mastella, rispondendo nel corso del 'question time' nella Camera dei deputati a un'interrogazione presentata da Dc-Nuovo Psi, a proposito della recente sentenza della Suprema Corte. Per Mastella, ''appare evidente che la sentenza, adoperando le parole 'Albo dei giornalisti professionisti' e 'Albo dei giornalisti pubblicisti' intende riferirsi al diverso 'status' di giornalista. Non sussiste, pertanto, il rischio che tale pronuncia possa far venir meno il principio della unitarietà dell'Albo dei giornalisti, sancito dalla legge professionale del 1963'', con i due elenchi -professionisti e pubblicisti- previsti dall'Ordine. Il ministro si riserva, comuque, ''iniziative al riguardo, dopo un confronto che avrò con i rappresentanti dell'Ordine nazionale dei giornalisti''. (ADNKRONOS)