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Giudiziaria 30 Ago 2007

Secondo la Cassazione il mobbing non è reato: "Solo un illecito civile per il quale si può chiedere un risarcimento" Il ministro Damiano: "Fare una legge? Non escludo nulla"

Il mobbing non e' reato ma e' solo un illecito civile per il quale si puo' chiedere il risarcimento del danno. Lo ha stabilito la Cassazione

Il mobbing non e' reato ma e' solo un illecito civile per il quale si puo' chiedere il risarcimento del danno. Lo ha stabilito la Cassazione

Per la Corte, il mobbing suppone azioni reiterate e continuative per 'mortificare e isolare il dipendente nell'ambiente di lavoro'. Secondo la Cassazione, la figura di reato piu' vicina alle caratteristiche del mobbing, e' quella regolata dall'art.572 del c.p.: 'maltrattamenti commessi da persona dotata di autorita' per l'esercizio di una professione'. Il mobbing quindi per questa sentenza resta risarcibile in caso di accertamento in sede civile quale forma di demansionamento professionale all’interno del quale il giudice ha poi la facoltà, in base a quanto accertato, di valutare altre tipologie di danno personale connesse al demansionamento, Altro discorso è quello rappresentato da molestie sessuali, violenza privata o altri reati che hanno valenza e copertura del codice penale. Reati che a volte accompagnano il cosiddetto mobbing e che hanno una propria “struttura” e veste penale prevista dal codice. Il mobbing non è un reato previsto dal nostro codice penale. Dunque chi incappa in vessazioni sul luogo di lavoro, può soltanto intraprendere una causa civile e chiedere il risarcimento del danno. E' quanto spiega la Cassazione (quinta sezione penale, sentenza n.33624) confermando la decisione del gup (giudice dell’udienza preliminare) di Santa Maria Capua Vetere che aveva pronunciato il non luogo a procedere dei confronti di un preside. Il dirigente scolastico era stato accusato da una docente di "lesioni personali volontarie gravi in ragione dell'indebolimento permanente dell'organo della funzione psichica", in sostanza mobbing. Il giudice, però, aveva ritenuto "insostenibile" la tesi, espressa dall'accusa e dal consulente tecnico, rilevando che non era possibile individuare un atto a cui fossero riconducibili le cause della malattia della docente. Contro tale sentenza, il pm e la parte offesa si erano rivolti alla Suprema Corte,la quale però ha rigettato i ricorsi. "Con la nozione di mobbing - spiegano i giudici della Cassazione - si individua la fattispecie relativa ad una condotta che si protragga nel tempo con le caratteristiche della persecuzione finalizzata all'emarginazione del lavoratore, onde considerare una vera e propria condotta persecutoria posta in essere dal preposto sul luogo di lavoro". Difficile, però, inquadrare la fattispecie "in una precisa figura incriminatrice, mancando in seno al codice penale questa tipicizzazione". La figura di reato più vicina ai connotati caratterizzanti il mobbing, si spiega nella sentenza, "è quella descritta dall'articolo 572 c.p. Nel caso in questione, la Suprema Corte, ha dunque ritenuto corretta ed esaustiva la motivazione addotta dal gup, poichè "non è dato vedere - sottolineano i giudici - quale azione possa ritenersi illecita e causativa della malattia della docente”. La sentenza conferma una giurisprudenza parzialmente consolidata sul tema. "Dopo la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro adesso bisogna pensarne una che riguarda il mobbing" ha dichiarato Augusto Rocchi, capogruppo Prc-Se in commissione Lavoro alla Camera. Un'ipotesi a cui non ha chiuso la porta il ministro Damiano: "E' un problema che non abbiamo ancora affrontato - ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se era possibile una legge -. Io non escludo niente". Non si parte dal nulla : la Commissione Giustizia della Camera esaminerà a settembre una proposta di legge sul mobbing, ha ricordato Paola Balducci (Verdi), assicurando l'impegno per un' "accelerazione". A invocare una legge sono anche gli addetti ai lavori: "L' Italia è l'unico Paese europeo che non ha una legge sul mobbing e che dunque non lo prevede come reato - ha denunciato Fabio Massimo Gallo, presidente della prima sezione lavoro del tribunale di Roma -. Eppure, c'é una delibera del Consiglio d'Europa del 2000 che vincola tutti i Paesi a dotarsi di una normativa antimobbing". Per Paolo Villaggio che per anni con personaggi come Fantozzi e Fracchia ha descritto, sia pure in chiave comica, i soprusi che si subiscono in ufficio,quella della Cassazione è una "sentenza piuttosto saggia" su comportamenti "vecchi come il mondo. Ci si deve indignare invece con chi, per parlare di comportamenti diversi, che sono sempre esistiti, usa parole come mobbing...". (ANSA)

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