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Lutto 08 Ott 2012

Scomparso Garofalo, una vita per Unione e giornalismo

Il venerdì mattina del 5 ottobre scorso, all’età di 94 anni, è venuto a mancare agli affetti della sua famiglia, dei tanti amici, e al suo costante e appassionato lavoro il Prof. Carmelo Garofalo, da moltissimi anni Vicepresidente della nostra Unione e decano dei giornalisti italiani. Da una ricerca svolta negli archivi del Cnog a Roma, è risultato, infatti, che Garofalo era  il giornalista italiano più anziano per iscrizione: essendo stato  presente nell’albo, elenco professionisti, dal lontano 18 ottobre 1941.

Il venerdì mattina del 5 ottobre scorso, all’età di 94 anni, è venuto a mancare agli affetti della sua famiglia, dei tanti amici, e al suo costante e appassionato lavoro il Prof. Carmelo Garofalo, da moltissimi anni Vicepresidente della nostra Unione e decano dei giornalisti italiani. Da una ricerca svolta negli archivi del Cnog a Roma, è risultato, infatti, che Garofalo era  il giornalista italiano più anziano per iscrizione: essendo stato  presente nell’albo, elenco professionisti, dal lontano 18 ottobre 1941.

Quella del prof. Garofalo è stata una carriera intensa iniziata più di 80 anni  fa,  all’età di 12 anni, ancora con i calzoncini corti come reporter sportivo, del settimanale “Politica e Commercio” per proseguire qualche anno dopo al quotidiano del tempo “Gazzetta di Messina” diretto da Ivanoe Fossani che intuì subito la passione giornalistica di Carmelo Garofalo, allora studente del ginnasio liceo “Maurolico”,  che ben seppe coniugare gli studi con l’impegno al giornale.
Corrispondente e inviato speciale di quotidiani nazionali e regionali, dal Littoriale (oggi Corriere dello Sport), alla Gazzetta dello Sport, al Resto del Carlino che qualche anno fa gli aveva conferito il “Carlino d’Oro” per oltre 60 anni di collaborazione, il Secolo XIX, il Messaggero, il Gazzettino, il Giornale di Sicilia,  La Sicilia, L’Ora ed altri. Su “Cronache parlamentari siciliane” la rivista ufficiale dell’Assemblea Regionale, è stato scritto di Garofalo quale “ giornalista che a Messina negli anni quaranta aveva monopolizzato la stampa italiana” .
Carmelo Garofalo era anche direttore ed editore de “L’Eco del Sud” , il più antico periodico interregionale associato all’USPI, che quest’anno compie 67 anni di ininterrotta e continuativa pubblicazione stampata e che da diversi anni è anche in versione on line con aggiornamenti quotidiani.
Per la prestigiosa carriera giornalistica, nei lunghi anni di operoso lavoro, gli sono stati conferiti autorevoli riconoscimenti quali, insieme a Giovanni Spadolini il Premio Internazionale “La Madonnina” a Milano nel 1961, il “Carlino d’oro” per oltre 60 anni di collaborazione col noto quotidiano di Bologna, l’Oscar del Successo consegnatagli nel 1988, dal sottosegretario di Stato on. Zarro,  numerose medaglie d’oro tra cui quella dell’Associazione della Stampa Estera, la Stella d’oro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, qualche anno fa la Medaglia Federiciana della Regione e la medaglia d’Onore dell’Unione Stampa Periodica Italiana nel 2009.
Lo scorso anno, “ il Professore”  (come tutti lo chiamavano, con affetto e deferenza, a Messina) aveva ricevuto diversi riconoscimenti per i suoi settant’anni di carriera giornalistica, tra cui due targhe dell’Ordine nazionale dei giornalisti e dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia.

L’USPI ha voluto ricordare il Prof.  Garofalo, ed idealmente stringersi intorno alla sua famiglia, con questo telegramma di condoglianze:
“Il Segretario Generale Vetere, il Presidente Barbierato e tutti gli organi e amici dell’USPI ricordano con perenne affetto il Professor Garofalo, Vice Presidente della nostra Unione, amico storico dell’USPI e personale di ognuno di noi e si stringono vicino alle figlie Rosalba e Maria Pia con affetto in questo momento di grande lutto e dolore per la scomparsa del padre”.

GAROFALO LA LEGGENDA E IL PARADISO

La leggenda racconta che Carmelo Garofalo era arrivato a Roma da Messina dopo un viaggio lungo e faticoso in treno. Non aveva molti soldi, non avrebbe mai imparato a guadagnarli e, soprattutto, a risparmiarli. Alla stazione trovò l’amico Vittorio ad attenderlo. Si salutarono affettuosamente e Vittorio si offrì di accompagnarlo in auto. Carmelo non sapeva dove andare ma l’amico gli disse di non preoccuparsi, ci avrebbe pensato lui.
Non fu lungo il tragitto. Arrivarono a villa Torlonia e si fermarono nel tinello. Donna Rachele si accorse subito che il giovanotto era affamato e fece portare l’occorrente per circa una settimana. Vittorio e Carmelo mangiarono chiacchierando e raccontandosi tutto e così trascorsero un tempo che nel ricordo avrebbe perso ogni possibilità di essere misurato. Come il tempo dell’attesa, prima che qualcosa accada, che ognuno di noi rievoca con parole faticose, mentre la mente è lontana, proiettata in un’altra dimensione.
Finché Carmelo non si accorse che dietro di lui era arrivato qualcuno. Si girò lentamente e subito si alzò in piedi. Il duce lo fissava con un’espressione corrucciata e, allo stesso tempo, incuriosita.
-Così, io avrei mentito ai messinesi, secondo voi?- gli disse, guardandolo negli occhi.
Mussolini era da poco andato a Messina e aveva rivendicato al fascismo il merito della ricostruzione della città dopo il terremoto del 1908. Il giorno dopo, Carmelo Garofalo aveva scritto che non c’era stata alcuna ricostruzione, ma soltanto una provvisoria messa in scena in occasione della venuta del duce.
Ora, Mussolini stava aspettando una risposta, davanti a lui.
Carmelo era basso di statura e al cospetto di Mussolini sembrava ancora più piccolo e inerme. Ma non aveva paura e riuscì a sostenere il suo sguardo.
-Vi hanno ingannato, duce. Messina non è stata ricostruita. La mia città ancora soffre, la mia gente vive nelle baracche di fortuna, pericolanti. Senza igiene, con il pericolo di malattie.
Mussolini annuì:- Vi rendete conto di quello che state dicendo, Garofalo? E’ molto grave…. Molto grave- ripeté, facendosi pensieroso.
-Sono consapevole, duce. Ma questa è la verità, purtroppo.
Mussolini  fece per andarsene, ma dopo qualche passo si girò verso di lui:- Ho già disposto tutti gli accertamenti del caso. Prestoavrò conferma di quello che dite, credo. Ma voi non avete avuto paura, neanche per un momento, di direquello che avete detto?
Garofalo gli sorrise e scosse il capo:- No, duce, non ho avuto paura. Io sono un giornalista.
Mussolini ricambiò il sorriso e uscì.
Vittorio fece appena in tempo ad afferrare Carmelo prima che cadesse in terra.
-Meno male che non avevi paura- gli disse, beffardo.
- Veramente, stavo per morire.
Dopo alcuni giorni, tutti i responsabili di Messina furono rimossi dagli incarichi.
Prima o poi qualcuno raccoglierà in un libro tutte le storie raccontate da (e su) Carmelo Garofalo. In tutta la sua vita, lunga per nostra fortuna, ha combattuto, conosciuto, raccontato come nessun altro. E’ stato sempre molto severo nei confrontidella sua generazione e molto generoso nei confronti dei giovani. Ha vinto una lunga battaglia nei miei confronti, portandomi all’iscrizione all’Albo dei Giornalisti Pubblicisti. Non poteva accettare di non riuscire solo con me. Io obbiettavo di essere un avvocato, ma non volle sentire ragioni e mi costrinse a scrivere gli articoli sufficienti. Lo amavo come si ama un padre e così lo ascoltavo, pensando che da lui non avrei mai potuto avere danno, ma solo beneficio.
Quale fosse il suo concetto del giornalismo è dimostrato dalla vicenda della ricostruzione (finta) di Messina. Mussolini lo fece inserire nel novero dei giornalisti che avrebbero potuto dirigere i quotidiani, ma Garofalo non era, e non poteva essere mai, un servitore del potere, un cane da guardia con tanto di collare e museruola. Non avrebbe per nessuna ragione al mondo rinunciato a dire la verità.
Ma non voglio entrare nella discussione sul cambiamento del giornalismo e nelle polemiche che ne scaturiscono. Non mi sembra una discussione filosofica, ma solo un susseguirsi di banalità sgradevoli.
Voglio solo ricordare un uomo che non riteneva di poter prescindere dall’onestà, dall’imparzialità, dalla cultura e dalla buona forma espressiva. Per lui questo era il giornalismo.
Non so dire in che misura sia riuscito a trasmettere questi valori ai giovani. Lo vedremo nel tempo, facendo attenzione anche a come i suoi allievi lo ricorderanno.
A me piace pensarlo in automobile con Giandomenico Zuccalà, il mio predecessore,  e Ignazio Scotto, che fu presidente del Consiglio di Stato. Tre amicidi una vita, di un mondo che esiste ora solo dentro di noi. Non mi soffermerò a ragionare su cosa combinassero i tre quando partivano insieme, anche se forse sarebbe molto divertente.
Voglio lasciarli lì a divertirsi, percorrendo le terre bellissime di Sicilia e Calabria, pensandole come un pezzo di Paradiso.

Francesco Saverio Vetere
Segretario Generale USPI

 

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