“Quanto sta succedendo a L’Unità suscita pesanti interrogativi e grandi inquietudini. Lo sciopero di oggi dei colleghi della testata fondata da Antonio Gramsci è un sacrificio che si rende inevitabile in presenza dei silenzi e delle incertezze che riguardano la vendita del giornale (destinato a un socio privato portatore, anche in altre attività, di interessi diversi e confliggenti) ed i possibili nuovi posizionamenti del quotidiano rispetto alla sua storia, che è un patrimonio diffuso di questo Paese.
Lo sciopero dei colleghi de L’Unità, infatti, vuole significare per tutti che l’indipendenza, l’autonomia dell’informazione e l’identità di un giornale sono beni non sacrificabili. L’anima di un giornale non può essere messa in vendita come non sono in vendita i giornalisti. La richiesta di una carta di valori e di un Comitato di garanzia fatto dai redattori è il criterio minimo da assicurare a un giornale che, nel solco dell’eredità culturale e politica del suo fondatore, ha un senso se è capace di considerare l’informazione un bene non meramente mercantile”.