Un “fermo richiamo” alla Rai per la puntata di “Porta a Porta” che lo scorso 6 aprile ha ospitato Salvo Riina: è quanto ha deciso nella seduta del 19 aprile il Consiglio dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni presieduta da Angelo Cardani. È lo stesso presidente Cardani a comunicare la decisione al dg della tv pubblica Antonio Campo Dall'Orto con una lettera, datata 27 aprile, pubblicata dal sito de “La Stampa”.
L’Autorità, mossasi sulla base di un esposto presentato dal deputato Michele Anzaldi, evidenzia nella missiva come “nel caso di specie, l'intervista segnalata” appaia presentare “talune criticità quanto alle modalità e alla contestualizzazione della stessa, nonché alla complessiva caratterizzazione del personaggio intervistato”.
E, se “l'intervista al ‘figlio del capo dei capi’ ha senz’altro avuto il pregio di offrire allo spettatore l’occasione di riflettere sul fenomeno della criminalità mafiosa anche da un punto di vista rispetto a quelli usuale”, rileva ancora la lettera dell'Agcom, tuttavia “avrebbe dovuto curare con la dovuta attenzione alcuni aspetti cruciali quali ad esempio una più esauriente ricostruzione delle biografie del personaggio intervistato e delle altre persone citate e una più rigorosa contestualizzazione storica dei fatti”.
Al contrario “la censurabile unilateralità - prosegue il presidente Cardani – di molte fasi dell'intervista, condotta senza un adeguato contraddittorio, e con le reticenze e le omissioni dell'intervistato lasciate senza sostanziali repliche idonee a fornire al telespettatore una rappresentazione veritiera e completa, hanno pregiudicato in particolare la completezza delle informazioni in ordine ai fatti di cronaca oggetto di narrazione e alle conseguenze che ne sono scaturite in ambito giudiziario, nonché posto oggettivamente in secondo piano quel valore irrinunciabile che è il rispetto della sensibilità degli spettatori e, primo fra tutti, del dolore dei parenti delle vittime di mafia”.
Questi i motivi del richiamo all’azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e dell’invito “ad adeguarsi, per il futuro, in modo rigoroso, all'indirizzo interpretativo sunteggiato” nella lettera.
“Ciò al fine di assicurare il più rigoroso rispetto dei principi sanciti dall'ordinamento e dal vigente contratto di servizio, con specifico riferimento alla completezza e alla lealtà dell'informazione, alla corretta contestualizzazione del fenomeno rappresentato, al rispetto della dignità umana e della sensibilità dell'opinione pubblica in generale e di quella dei familiari delle vittime di fenomeni criminosi. Specie nei confronti di temi fondamentali per la memoria storica e civile del Paese, come quello - conclude la missiva - della rappresentazione del fenomeno criminale mafioso”.