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Servizio pubblico 22 Ott 2015

Riforma Rai, la Camera approva con modifiche. Il testo torna ora in Senato

Dopo due giorni di serrato dibattito, e alcune modifiche al testo licenziato dal Senato, la Camera ha approvato ieri sera il provvedimento di riforma della Rai. Il testo torna ora a Palazzo Madama per il nuovo voto.

Dopo due giorni di serrato dibattito, e alcune modifiche al testo licenziato dal Senato, la Camera ha approvato ieri sera il provvedimento di riforma della Rai. Il testo torna ora a Palazzo Madama per il nuovo voto.

Dopo due giorni di serrato dibattito, iniziato con il voto che ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni e proseguito con la discussione articolo per articolo del provvedimento, la Camera ha approvato il disegno di legge di riforma della governance Rai.
Il testo esce in parte modificato rispetto a quello approvato in Senato a fine luglio e per questo dovrà ora tornare a palazzo Madama per l’eventuale voto definitivo.
Tra le modifiche introdotte a Montecitorio la norma sulla trasparenza dei compensi dei dirigenti, ma solo se superano il tetto dei 200mila euro e senza estendere la novità alle “star”; la riduzione del numero dei componenti del Cda, che passa da 9 a 7 e che non sarà più eletto dalla commissione di Vigilanza; l’istituzione della figura dell'Amministratore delegato, anche se in un primo momento e nella fase transitoria, sarà il Direttore generale ad avere poteri più ampi, tanto da essere stato definito “Super Dg”; la rimodulazione del ruolo del presidente, che sarà “di garanzia”.
L'Amministratore delegato sarà nominato dal Cda su proposta dell'assemblea dei soci, e quindi dal ministero dell'Economia, e resterà in carica per tre anni, salvo possibilità di revoca da parte dello stesso consiglio di amministrazione. Potrà nominare i dirigenti, ma per le nomine editoriali deve avere il parere del Cda. Vi è poi incompatibilità a ricoprire la carica di Ad della Rai per i membri del governo, fino a dodici mesi precedenti alla data della nomina.
Il presidente viene nominato dal Cda tra i suoi membri, ma deve anche ottenere il parere favorevole della commissione di Vigilanza con i due terzi dei voti.
Il Consiglio di amministrazione sarà composto da 7 membri, quattro dei quali verranno eletti dal Parlamento, due nominati dal governo e uno designato dall'assemblea dei dipendenti. Vengono inoltre previsti requisiti di onorabilità per i consiglieri e un tetto alle loro retribuzioni. Non possono ricoprire la carica di consiglieri di amministratore della Rai ministri, viceministri e sottosegretari in carica o che abbiano ricoperto la carica nei dodici mesi precedenti alla data della nomina. Le nuove norme sul Cda si applicheranno solo a partire dal primo rinnovo. Fino a quel momento sarà il Direttore generale ad avere maggiori poteri.
Passano poi da tre a cinque gli anni di durata dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e acquista maggiore potere il governo, che prima di ogni rinnovo dei contratti deve indicarne gli indirizzi. Inoltre il ministero dello Sviluppo economico, in vista dell'affidamento della concessione del servizio pubblico (che scade nel maggio 2016), è chiamato ad avviare una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio medesimo, garantendo la più ampia partecipazione possibile, e a trasmettere alla commissione di Vigilanza lo schema di contratto di servizio almeno sei mesi prima della scadenza del contratto vigente.
Il testo approvato dalla Camera affida quindi al governo la delega ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto legislativo per la modifica del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, seguendo alcuni criteri direttivi, mentre resta fuori dal provvedimento la delega al governo – eliminata dal Senato – sulla riforma del canone.
Ok anche agli emendamenti sulle regole per la concessione degli appalti della tv pubblica. Un primo emendamento stabilisce che sono esclusi dalla normativa del codice sugli appalti solo i contratti aventi per oggetto lavori, servizi e forniture, relativi "all'acquisto, lo sviluppo, la produzione o la coproduzione, la commercializzazione di programmi radiotelevisivi". E si stabilisce, inoltre, che "l'affidamento dei contratti avviene nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità.
E ok, infine, anche ad alcuni ordini del giorno, tra cui il vincolo al governo ad "adottare le opportune iniziative anche normative affinché i contratti con fornitori esterni possano essere stipulati solo qualora le capacità e professionalità ricercate siano effettivamente carenti all'interno dell'azienda" e l’obbligo della Rai a garantire nei suoi programmi la tutela delle lingue minoritarie come il friulano e il sardo.

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