Riforma pensioni:
i discorsi di Siddi
e Serventi Longhi
a Bologna e Roma
Bologna, 24 ottobre 2003 Il pluralismo nel mondo dell'informazione italiana è a rischio perché ''è quello del più forte''. La legge Gasparri determinerà una libertà ''dimagrita''. Lo ha detto Franco Siddi, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana dal palco di piazza Maggiore durante la manifestazione a Bologna. ''Quello che è successo in Rai dimostra che il pluralismo ora sembra essere più che altro il pluralismo del più forte - ha detto -. Siamo qui per dire che non vogliamo che le voci dei lavoratori siano spente, ma che non vogliamo nemmeno che le voci dei giornalisti liberi siano impedite sul luogo di lavoro''. ''La legge Gasparri è sbagliata - ha aggiunto Siddi - aggraverà i condizionamenti nel mondo dell' informazione e determinerà una libertà 'dimagrita'''. I giornalisti italiani invece vogliono dare una informazione che sia ''pane buono''. ''Perché - ha aggiunto - bisogna avere la capacità di rappresentare tutte le parti sociali. Perché questa è coesione sociale''. (ANSA) Roma, 24 ottobre 2003 Testo del discorso del Segretario generale della Fnsi, alla manifestazione sindacale di Roma in Piazza Navona Care lavoratrici, cari lavoratori, Per la seconda volta in poco più di un anno e mezzo i giornalisti italiani scioperano, lavoratori tra i lavoratori, contro una proposta di legge del Governo sbagliata e iniqua. La riforma delle pensioni, se sarà approvata nel testo presentato dai Ministri Tremonti e Maroni, penalizzerebbe giovani e meno giovani, lavoratori dipendenti e precari che rivendicano giustamente un posto di lavoro. Una riforma priva di gradualità, non concordata con le forze sociali, che lede i diritti acquisiti, che ferisce la stessa autonomia previdenziale di categorie come quella che rappresento, una riforma così merita la risposta che oggi ci porta tutti in piazza. Il sistema previdenziale, come è stato detto, è, per i giornalisti, come per tutti gli altri lavoratori, un contratto che si firma nella giovinezza all’inizio del lavoro, si onora durante gli anni del lavoro, versando i contributi, e si riscuote nella vecchiaia. Ogni riforma non può non tenere conto del fatto che occorre rispettare i patti, i contratti sottoscritti. Se occorre, i patti e i contratti si possono modificare, con l’accordo dei rappresentanti dei lavoratori, ma non stravolgere completamente a danno soprattutto dei più deboli. Penso ai miei tanti giornalisti, sono ormai decine di migliaia, giovani e precari, la cui vita lavorativa con un contratto di lavoro comincia mediamente a 35 – 40 anni, e quindi con una brevissima vita contributiva, penso agli attuali cinquantenni, ai sogni e alle aspettative frustrate. Anche quelle minime di avere un tetto sulla testa ed una vecchiaia serena. E non crediate alle balle di chi dice che i giornalisti sono tutti ricchi e privilegiati, la maggioranza dei precari oggi ha seri problemi di sopravvivenza. Ma delle ragioni delle Confederazioni sindacali, della protesta generale dei lavoratori, dello sciopero dei giornalisti, i cittadini italiani rischiano di sapere poco e di avere delle notizie distorte. La richiesta delle Confederazioni sindacali, della Cgil, della Cisl e della Uil, innanzitutto, la richiesta alla Rai di avere una par condicio con il Presidente del Consiglio, andato in televisione a reti unificate, con il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, protagonista senza contraddittorio della trasmissione “La vita in diretta”, con il Ministro Maurizio Gasparri a “Uno mattina”. La richiesta di una informazione completa e corretta sulle ragioni dello sciopero che fine ha fatto? Ringrazio La7, le Televisioni e le radio che hanno garantito una diretta e i colleghi che sono oggi nelle piazze delle manifestazioni per raccontare questo grande momento di mobilitazione. I giornalisti oggi lavorano dopo lo sciopero di ieri dell’emittenza e prima di quello dei quotidiani di lunedì. Ma dobbiamo dire con forza che il servizio pubblico radiotelevisivo ed il suo direttore Cattaneo, hanno nella sostanza respinto finora questa richiesta di informazione. Ciò nonostante le dure parole del Presidente Lucia Annunziata. La Rai sta abdicando al suo ruolo e favorisce il concorrente privato. E’ una vergogna. E’ una vergogna che sarà difficile riparare. E’ una vergogna che i miei colleghi giornalisti della Rai, qui in piazza con noi, hanno denunciato con forza. Il Sindacato dei giornalisti, insieme a decine di organizzazioni della comunicazione, della cultura, della società e del mondo del lavoro, rinnova anche oggi da questa piazza romana e da tutte le piazze d’Italia, la sua protesta per la situazione angosciante dell’informazione nel nostro Paese. Siamo impegnati, insieme alle confederazioni sindacali, alle quali ci lega un patto di unità che compie tra pochi mesi 60 anni, siamo impegnati per una informazione che rispetti la verità e non gli interessi di pochi, di uno solo. Il problema irrisolto del conflitto di interessi, la discussione su una legge illiberale come quella presentata dal Ministro Gasparri per il sistema della comunicazione, lo squilibrio della pubblicità, il deficit di pluralismo soprattutto nelle televisioni e nelle radio nazionali. Sono questi temi che si legano strettamente ai grandi diritti al centro di questo sciopero generale: il diritto ad una vita e ad una vecchiaia dignitose, il diritto ad un lavoro rispettato e adeguatamente retribuito, il diritto alla conoscenza di ciò che accade davvero in questo Paese e nel mondo. Diritti non a caso sanciti dalla Costituzione italiana e più volte difesi dal Capo dello Stato. Diritti per i quali è giusto batterci tutti insieme, uniti e solidali.