«Il divieto di pubblicare che secreta le ordinanze di custodia cautelare e i contenuti fino alla fine dell'udienza preliminare rappresenta un provvedimento autoritario gravissimo che non solo colpisce e limita il lavoro dei giornalisti ma soprattutto il diritto dei cittadini di essere informati e rende più indifese le stesse persone private della libertà». Così le giornaliste e i giornalisti della Rete NoBavaglio che rivolgono un appello a direttori di testati, operatori dell'informazione e società civile a unirsi ai cronisti nella mobilitazione contro «l'ennesima legge bavaglio».
Un provvedimento che rappresenta «la conferma dell'attacco all'informazione portato avanti negli ultimi anni dai poteri forti e dalla politica più brutta», incalza NoBavaglio, rilevando che «nel nostro Paese esiste un partito del bavaglio trasversale ai vari schieramenti parlamentari che vuole silenziare l'informazione per poter agire in modo indisturbato e senza avere addosso l'occhio mediatico».
Croniste e cronisti ricordano poi «l'alibi della difesa della privacy, del diritto all'oblio e della presunzione di innocenza del decreto Cartabia» e lamentano: «Si vuole condizionare l'indipendenza dell'informazione. La stessa riforma del reato di diffamazione in discussione in Parlamento non solo non risolve il problema delle querele-bavaglio ma toglie ulteriore autonomia ai giornalisti stabilendo multe onerose e l'obbligo di rettifica senza contradditorio. In questo clima di censura di Stato si contestualizza l'emendamento che proibisce la pubblicazione dei contenuti dell'ordinanza di custodia cautelare fino alla fine dell'udienza preliminare».
Di conseguenza, spiega NoBavaglio, «dal momento dell'arresto fino al processo, all'opinione pubblica per mesi sarà negato il diritto di essere informata su temi importati come la lotta alla corruzione e la lotta alla mafia. Ma non solo: non sarà possibile conoscere le accuse e le prove contestate alla persona finita in carcere. E quindi se si tratta di una reclusione legittima o eccessiva: di conseguenza saranno colpite anche le garanzie a tutela del cittadino indagato o arrestato. Con questo ulteriore atto il "partito trasversale del bavaglio" è riuscito a cancellare il ruolo di garanzia che la libera stampa riveste a tutela di tutti i cittadini, anche di quelli privati della libertà».
Le Rete NoBavaglio, «ancora una volta, è al fianco della Federazione della Stampa italiana e dell'Ordine dei giornalisti e si unisce all'appello rivolto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare questo provvedimento liberticida. La Rete NoBavaglio – concludono croniste e cronisti – aderisce ad ogni forma di mobilitazione contro questo provvedimento e per garantire il diritto-dovere di informare e il diritto dei cittadini di essere informati. Come rete di giornalisti e cittadini ci rivolgiamo ai direttori delle testate giornalistiche e a tutti gli operatori dell'informazione chiedendo di dare vita a una campagna contro tutti i bavagli e di unirsi in una battaglia di civiltà e democrazia che deve creare un'alleanza tra mondo dell'informazione e cittadinanza attiva. Uno Stato davvero democratico dovrebbe favorire la verifica delle informazioni e non ostacolarla. Senza libertà non può esistere una informazione corretta e di qualità e senza informazione la libertà muore».