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Sindacale 15 Lug 2008

Relazione annuale del Garante delle Comunicazioni Siddi: “Puntuale giudizio e monito a non trascurare il Servizio pubblico” Natale: “Testo unico sull’editoria? Essenziale che favorisca innovazione e lavoro giornalistico”

“Dall’Autorità Garante delle Comunicazioni arriva un puntuale e severo giudizio sulla situazione dei media in Italia insieme con un monito a non trascurare il servizio pubblico radiotelevisivo. La politica deve abbandonare al più presto il suo comportamento inane, che sta lasciando la Rai da troppo tempo in una condizione di indeterminatezza intollerabile.

“Dall’Autorità Garante delle Comunicazioni arriva un puntuale e severo giudizio sulla situazione dei media in Italia insieme con un monito a non trascurare il servizio pubblico radiotelevisivo. La politica deve abbandonare al più presto il suo comportamento inane, che sta lasciando la Rai da troppo tempo in una condizione di indeterminatezza intollerabile.

Va cambiata la legge nei suoi assetti. E' tempo di una riforma coraggiosa ed equilibrata che la faccia funzionare come una vera azienda titolata della delicatissima missione del servizio pubblico. La dirigenza va sganciata, anche nella sua durata in carica, dai tempi dei rinnovi elettorali; agli amministratori va affidata una missione, con finanziamento definito su base pluriennale (anche attraverso formule che possano superare l’attuale canone), e su questo alla fine del mandato dovranno essere giudicati o cambiati. Sicuramente va ascoltato, nello specifico, anche un altro monito del Presidente Corrado Calabrò: per il servizio pubblico l’audience non può essere l’unica modalità di considerazione della sua incidenza e del suo valore. E’ tempo di qualitel. Ma un dato altrettanto rilevante su cui riflettere riguarda il mercato. Dalla relazione dell’Autorità emerge con chiarezza che il nodo del pluralismo resta aperto, perché, nel settore, un pluralismo solo di carattere economico non è condizione sufficiente e non rispecchia la ricchezza della cultura e delle espressioni del Paese. Quanto alla par condicio, infine, la questione rimane, nel sistema dell’informazione politica elettorale, con tutta la sua rilevanza. Non è più idonea la legge che la regola. Bisogna intervenire sullo strumento non sul principio. Per i giornalisti, la relazione del Garante delle Comunicazioni ripropone, infine, un impegno a 360 gradi per affermare e tutelare le condizioni di sviluppo di un giornalismo professionale che possa operare in un mercato libero e plurale e in condizioni rispettose della funzione delicata, da compiere con responsabilità, che a loro appartiene”. Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, comunica: “Lo sviluppo tecnologico non attenua la necessità di nuove norme per la comunicazione. La Relazione annuale del Presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, richiama le istituzioni e la politica ai loro compiti di regolazione. Vale per l’editoria, che da troppo tempo aspetta una riforma. Essa potrà anche confluire nel “testo unico” che Calabrò ipotizza, auspicando una stagione di razionalizzazione normativa adeguata ai tempi della multimedialità. L’essenziale, per la Fnsi, è che questa azione di riforma favorisca l’innovazione, dia trasparenza e credibilità alle forme di sostegno pubblico, riconosca il lavoro giornalistico come valore e come garanzia di qualità. Ma la necessità di nuove regole vale anche per l’emittenza, dove la somma di un duopolio analogico e di un monopolio satellitare non consente di parlare di un sistema finalmente aperto. E vale ancor di più per la Rai: giustamente il Presidente dell’Agcom invoca come urgente un intervento che la liberi dagli impacci burocratici e dagli abbracci politici. Il Sindacato dei giornalisti conferma di essere favorevole ad una norma-stralcio che permetta di riformare, in tempi rapidissimi e con larga condivisione politica, i criteri di nomina del vertice del servizio pubblico. Sono tutti interventi che devono avere come obiettivo quel “pluralismo delle fonti informative” del quale ha parlato il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, sottolineando che il confronto di opinioni diverse è bene primario, che non può essere “compresso nei limiti angusti dell’equilibrio fra costi e ricavi”. E’ opportuno tenerlo a mente: i bilanci delle aziende editoriali devono essere in ordine, ma quando si parla di informazione non si sta parlando solo di logiche di mercato”.

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