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Una delle manifestazioni "verità  e giustiza" per Giulio Regeni
Giudiziaria 15 Ott 2021

Regeni, stop al processo agli 007 egiziani

I giudici della III corte d'Assise di Roma hanno annullato il rinvio a giudizio disposto dal gup nel maggio scorso rinviando gli atti per cercare di rendere effettiva la conoscenza del procedimento agli imputati. La famiglia non si rassegna: «Solo una battuta d'arresto, premiata la loro prepotenza».

Battuta d'arresto per il processo a carico dei quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore Giulio Regeni nel 2016. I giudici della III corte d'Assise del tribunale di Roma, dopo cinque ore di camera di consiglio, hanno annullato il rinvio a giudizio disposto dal gup nel maggio scorso rinviando gli atti per cercare di rendere effettiva la conoscenza del processo agli imputati. Il rischio sarebbe la nullità del procedimento.

Il nodo sulla presenza del generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif si annunciava complesso. A parere della corte d'Assise di Roma «il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati comunque non presenti all'udienza preliminare mediante consegna di copia dell'atto ai difensori di ufficio nominati, sul presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento».

Gli 007 egiziani «non sono stati raggiunti da alcun atto ufficiale». È un passaggio dell'ordinanza con cui i giudici hanno annullato il rinvio a giudizio. «Le richieste inoltrate tramite rogatoria all'autorità giudiziaria egiziana contenenti l'invito a fornire indicazioni sulle compiute generalità anagrafiche e sugli attuali "residenza o domicilio" utili per acquisire formale elezione di domicilio non hanno avuto alcun esito», scrivono i giudici.

Si riparte quindi dall'udienza preliminare. Il giudice dovrà utilizzare tutti gli strumenti, compresa una nuova rogatoria con l'Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Fonti di procura esprimono amarezza e sorpresa mentre i familiari di Giulio, presenti in aula, non si dicono rassegnati: è «solo una battuta d'arresto, premiata la prepotenza egiziana».

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