Il peggioramento dello stato della libertà di stampa in Italia, così come evidenziato dal rapporto annuale di ‘Reporter senza frontiere’, dimostra – ha affermato Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi - che l'allarme lanciato nei mesi scorsi dal sindacato dei giornalisti, da Articolo 21 e dai principali organi di stampa del Paese non era infondato. L'Italia ha perso numerose posizioni, passando dal 49 al 73esimo posto.
Pesa l'incapacità di fornire risposte
efficaci alle criticità evidenziate dal Rapporto Onu sulla libertà di stampa in
Italia, pubblicato ad aprile 2014, ma anche l'aumento esponenziale delle
querele e delle azioni temerarie di risarcimento promosse contro giornalisti e
giornali con evidenti finalità intimidatorie. Si tratta di questioni che la
proposta di legge con la quale si vorrebbe cancellare il carcere per i giornalisti
non affronta, anzi rischia di aggravare. Dietro la facciata della cancellazione
del carcere – ha osservato Lorusso - si
punta infatti a introdurre nuove forme di bavaglio, a cominciare da un
impraticabile diritto di rettifica, con il chiaro obiettivo di rendere sempre
più difficile l'esercizio del diritto di cronaca. Nulla si dice, inoltre, sulle
querele temerarie, che andrebbero disincentivate con apposite sanzioni, come
peraltro evidenziato dalla giurisprudenza costante della Corte europea dei diritti
dell'Uomo. Il rapporto di ‘Reporter senza frontiere’ dovrebbe far riflettere il
Parlamento italiano, spingendolo a mettere da parte qualsiasi voglia di rivalsa
nei confronti dei giornalisti e a lavorare per l'approvazione di norme a tutela
della libertà, dell'autonomia e del pluralismo dell'informazione, valori
assoluti e irrinunciabili di ogni democrazia compiuta, come sottolineato dal
Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di
insediamento. Di fronte al tentativo – ha concluso il Segretario generale della
Fnsi - di introdurre norme volte a
peggiorare lo stato della libertà di stampa i giornalisti italiani non
resteranno in silenzio, ma sapranno far sentire la loro voce.
DELLA VOLPE: MODIFICARE QUANTO PRIMA LA LEGGE SULLA
DIFFAMAZIONE
Desta allarme l’annuale rapporto di ‘Reporter senza
frontiere’ che per il 2014 fa arretrare l’Italia al 73° post tra i Paesi del
mondo, nella classifica sulla libertà di stampa.
L’Italia perde altre ventiquattro posizioni in un anno, superata anche
dall’Ungheria e dal Burkina Fasu a causa, scrive ‘Reporter senza frontiere’,
dell’esplosione di minacce ai giornalisti, in particolare ‘della mafia e di
procedimenti per diffamazione ingiustificati’, questi ultimi aumentati dagli 84
nel 2013 a 129 nel 2014.
La Fnsi, dichiara il Presidente Santo Della Volpe, esprime tutta la sua
preoccupazione per questa regressione, chiedendo alle istituzioni ed in
particolare al Parlamento, di impegnarsi affiche sia garantita ai giornalisti
italiani la possibilità di svolgere il proprio lavoro, a garanzia dei cittadini
e della democrazia, in assoluta libertà ed autonomia, senza minacce fisiche ed
intimidazioni economiche. In particolare la Federazione Nazionale della Stampa
Italiana – conclude Della Volpe - richiama il Parlamento a modificare quanto
prima la legge sulla diffamazione a mezzo stampa ora in discussione alla
Camera, nella direzione di garantire i giornalisti italiani dalle Querele
Temerarie e da ogni forma di condizionamento o pressioni che possono colpire e
limitare la libertà di informare i cittadini con inchieste e cronache puntuali
e indipendenti.
WORLD
PRESS FREEDOM 2015
MEDIA: CROLLA LIBERTÀ STAMPA NEL MONDO,ITALIA PERDE 24
POSIZIONI
Nel mondo la libertà di stampa ha subito un calo
"brutale" nel 2014, con i due terzi dei 180 Paesi monitorati che hanno
subito un arretramento negli standard rispetto all'anno precedente. Male anche
l'Italia che perde 24 posizioni, scivolando al 73esimo posto, dietro la Moldavia
e davanti al Nicaragua. È quanto emerge dal rapporto annuale di Reporter senza
frontiere. Il "deterioramento complessivo" della libertà di stampa,
afferma Christophe Deloire, segretario generale di Rsf, è causato da fattori congiunti,
tra cui l'azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko
Haram, che "si comportano come despoti dell'informazione".
Nel caso italiano a pesare è l'intimidazione della mafia nei confronti dei
giornalisti, vittime anche di processi per diffamazione abusivi. "Da Boko
Haram all'Isis, attraverso i narcotrafficanti o la mafia, il modus operandi-
scrive Rsf - per bloccare la stampa è lo stesso: paura o ritorsioni".
I Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti sono la Siria (177esimo
posto), dietro la Cina (176), e davanti ai fanalini di coda: Turkmenistan (178),
Corea del Nord (179) ed Eritrea (180). Iraq compare alla 156esima posizione e
la Nigeria alla 111esima. Questi ultimi due Paesi hanno visto quest'anno la
comparsa di 'buchi neri dell'informazion', si legge nel rapporto.
A occupare le prime posizioni continuano a essere i Paesi scandinavi: per il
quinto anno consecutivo è la Finlandia a mantenere il primo posto, seguita da
Norvegia e Danimarca.
Nella classifica anche piccoli Stati come Lussemburgo (dal quarto posto al
19esimo), Liechtenstein (dal sesto al 27esimo) e Andorra (dal quinto al
32esimo). "Qui - osserva l'Ong – la vicinanza tra poteri politici,
economici e media genera conflitti di interesse estremamente frequenti".
Tra i Paesi dell'Unione Europea, ultimo posto per la Bulgaria (106). Male anche
la Grecia alla 91esima posizione, dietro il Kuwait. La Francia conquista un
posto in più rispetto all'anno scorso anche se la classifica non tiene conto
dell'attacco alla redazione di Charlie Hebdo.
Rsf inoltre denuncia una "intensificazione della violenza contro
giornalisti e cittadini che coprono le proteste" citando il caso di
Ucraina, Hong Kong, Brasile e Venezuela. Per quanto riguarda gli Stati
africani, nonostante la Costa d'Avorio sia salita nelle posizioni di 15 posti,
Congo e Libia sono indietreggiati di 25 e 17 posti rispetto all'anno
precedente.
La classifica annuale di Rsf si basa su sette indicatori: livello di abusi,
pluralismo, indipendenza dei media, autocensura, quadro giuridico, trasparenza
e infrastrutture. (PARIGI, 12 FEBBRAIO- AGI/AFP/EFE)