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Servizio pubblico 10 Mar 2016

Rai, il sottosegretario Giacomelli: “Possibile uno slittamento della fine della concessione”

Un possibile slittamento di qualche settimana rispetto alla scadenza della convenzione tra la Rai e lo Stato. Ne ha parlato, nel corso di un convegno, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli. Una dilazione che, secondo il sottosegretario, potrebbe consentire una consultazione sul servizio pubblico “più ampia possibile” e non limitata “alla politica e agli addetti ai lavori”, evitando così di “stringere i tempi del dibattito”.

Un possibile slittamento di qualche settimana rispetto alla scadenza della convenzione tra la Rai e lo Stato. Ne ha parlato, nel corso di un convegno, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli. Una dilazione che, secondo il sottosegretario, potrebbe consentire una consultazione sul servizio pubblico “più ampia possibile” e non limitata “alla politica e agli addetti ai lavori”, evitando così di “stringere i tempi del dibattito”.

Il sottosegretario al Mise per le comunicazioni, Antonello Giacomelli, apre a uno slittamento “di qualche settimana della data del 6 maggio”, termine di scadenza della convenzione tra la Rai e lo Stato.
La proroga, nelle intenzioni del sottosegretario Giacomelli, potrà consentire una consultazione sul servizio pubblico “più ampia possibile” e non limitata “alla politica e agli addetti ai lavori”, evitando così di “stringere i tempi del dibattito”.
Partecipando ad un convegno sul sistema audiovisivo, Giacomelli ha osservato che “la nuova concessione del servizio pubblico è un'occasione propizia per riflettere sul ruolo del servizio pubblico e sulla ridefinizione normativa del contesto”, rilevando anche che la legge Gasparri non è “attuale rispetto alle dinamiche in atto” ma neanche “tutta da buttare”.
Riportare il servizio pubblico al centro. Questo il senso dell’intervento del sottosegretario, secondo il quale è necessario ridefinire il mandato della concessione, immaginando “una Rai al servizio della creatività del sistema Italia” che “colmi il ritardo nel digitale”, punti sui mercati esteri e “viva meno del cordone ombelicale della politica. Pensiamo – ha detto – ancora troppo al mercato interno e raramente il nostro prodotto, di grande qualità, riesce a superare le Alpi per commercializzazione e interesse. Non possiamo ancora immaginare che il tema sia la conquista di un punto di share nel mercato interno e non la capacità di attrezzarsi per ampliare la forza di penetrazione nel mercato globale. Dobbiamo cambiare paradigma”.

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