«Aggredire un giornalista mentre sta lavorando è una violenza privata, un reato ben più grave delle lesioni. Al momento quella della procura di Vicenza è un'ipotesi, che se trovasse però conferma in aula potrebbe segnare una svolta nelle indagini alle tante intimidazioni fisiche e verbali ai danni dei cronisti». Così il Sindacato Giornalisti Veneto che, sul proprio sito web, ricostruire la vicenda su cui il magistrato ha acceso i riflettori: quella che vede per vittima Marco Marini, collaboratore del Giornale di Vicenza, aggredito durante l'esercizio del suo mestiere a Camisano, il 9 maggio scorso.
«Quel giorno – ricorda il sindacato regionale – al termine di una partita di Eccellenza fra i padroni di casa e l'Arcella, Marini si reca negli spogliatoi per intervistare gli allenatori. Lì viene fermato, in due distinti momenti, da un dirigente del Camisano (poi allontanato dalla società) che prima lo insulta, e poi gli sferra un pugno che gli causa una frattura del setto nasale (10 giorni di prognosi). La ragione? Non gli piaceva come Marini raccontava le gesta della "sua" squadra. Così lo ha fermato, da par suo, impedendogli di fare il suo lavoro».
Il cronista ha sporto denuncia e la procura ha indagato il dirigente, ma non per lesioni, bensì per violenza privata (un reato che prevede pene fino a 4 anni di reclusione). Ora si attende la conclusione delle indagini, e poi l'eventuale processo.
«L'aggressione a un giornalista è sempre un fatto molto grave – rileva Monica Andolfatto, segretaria regionale del sindacato dei giornalisti – perché viola i beni giuridici tutelati dalla Costituzione, ed è un vulnus alla democrazia».