Per la seconda volta in quarantott'ore, il direttore generale dell'Inpgi, Mimma Iorio, è costretta a intervenire per smentire le ricostruzioni di Daniela Stigliano sull'effettiva consistenza del fondo destinato a finanziare i prepensionamenti. Dopo la prima smentita, Stigliano non si è persa d'animo e ha ribadito che, secondo i suoi calcoli, il fondo non è esaurito. La replica del direttore generale dell'Inpgi, Mimma Iorio, non si è fatta attendere: i soldi stanziati dal governo sono esauriti, come si evince anche dal rendiconto che l'Inpgi ha inviato al governo.
Di seguito, il testo dell'intervento di Daniela Stigliano,
la secca smentita di Mimma Iorio, e una dichiarazione di Raffaele Lorusso,
segretario generale della FNSI.
Stigliano: "Confermo tutto. La mia fonte? È
l'Inpgi"
Confermo tutto. Perché la mia fonte principale è l'Inpgi.
Perché ho utilizzato per i calcoli gli identici dati che il neo segretario Fnsi
ha illustrato in questi mesi nelle assemblee con i colleghi. E perché ho fatto
controllare l'impostazione e i numeri della mia elaborazione a due esperti, uno
degli editori e uno del sindacato. È vero, c'è un errore nell'attribuzione
dello 0,6% contrattuale che modifica leggermente il risultato finale, mentre il
numero dei prepensionati effettuati a fine di ogni anno ha uno scostamento di
quattro unità rispetto a quanto contenuto nel documento dell 'Inpgi perché io
ho ricavato i dati dalle relazioni della Corte dei conti (non avendoli trovati
nei bilanci dell'Inpgi). Ma la sostanza non cambia: in base ai dati in possesso
fino a lunedì sera del sindacato e della categoria in quanto comunicati
dall'Inpgi, i posti per nuovi prepensionamenti fino al 2019 ci sono, e sono alcune
centinaia. Quello che è accaduto in nemmeno 24 ore è ancora incomprensibile.
Confermo tutto, dicevo. Partiamo dal metodo: mi pare proprio quello corretto.
Non a caso lo utilizza pure l'Inpgi. Il punto è però un altro: qual è il reale
costo medio di un prepensionato? Se i calcoli sui finanziamenti dell'Inpgi e
miei alla fine sono uguali (correggendo l'errore di cui dicevo) e cambiano solo
le cifre del numero di prepensionamenti potenziali e disponibili, è solo perché
dividiamo per due cifre diverse: 467 mila la direttrice Iorio, 350 mila io.
Dove sta la verità?
Io non sono un tecnico e non ho accesso a tutti i dati dell'Inpgi (anche se,
come iscritta, forse ne avrei diritto), ma come giornalista riporto quello che
vedo e ascolto (da trent'anni). Utilizzo le fonti. E in questo caso la mia
fonte principale è stato appunto l'Istituto di previdenza, in particolare
proprio nella persona di Mimma Iorio.
Il 14 luglio del 2014 uscì un'agenzia di Public Policy sullo stanziamento da
51,8 milioni per i prepensionamenti del decreto Madia, che girai alla
direttrice dell'Inpgi per chiederle spiegazioni tecniche precise, fidandomi
come ho sempre fatto della sua competenza. Nel corso della cordialissima e
interessante conversazione mi rivelò per la prima volta i valori che abbiamo
poi utilizzato, in Fnsi (e anche in Fieg che io sappia), fino a oggi: in base
all'esperienza di spesa dei primi anni di Fondo contrattuale per finalità
sociali, ogni prepensionato costa in media 350 mila euro per un periodo di
circa cinque anni e mezzo. Lei stessa mi spiegò che, aggiungendo ai 51,8
milioni statali il terzo a carico degli editori ci sarebbe stata
"capienza" per 210 prepensionamenti. Noi prendemmo nota in Fnsi, e
stilammo l'elenco: dai 17 residui di Mondadori ai 6 dell'Eco di Bergamo. Così
risulta anche dalle tabelle che circolavano e circolano ancora in Fnsi (e quasi
certamente anche in Fieg), che io ovviamente ho.
Ma non basta. Il costo medio da 350 mila euro è talmente noto a tutti che anche
il neosegretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, lo utilizza a ogni pie'
sospinto, nei suoi interventi. E lo fa riportare nelle cronache che appaiono
sul sito da lui diretto fnsi.it. Lo ha detto ad Ancona, come certificato
appunto da una cronaca di agenzia e un articolo apparso sul sito. Ma anche alla
Conferenza dei Cdr. E in Consiglio nazionale.
Non credo Lorusso azzardi cifre a caso, visto che ammette sempre di affidarsi
alla competenza dell'Inpgi su temi così tecnici. E fa i calcoli per bene,
infatti: se la lista di attesa dei prepensionamenti è di 224, altri ne
arriveranno, e ogni prepensionato costa 350 mila euro, lo Stato dovrebbe darci
altri 60 milioni a cui aggiungere il terzo degli editori. A conti fatti, 60
milioni più 26 degli editori diviso 350 mila fa 245.
Dunque, delle due l'una: o il costo di 350 mila euro a prepensionato è corretto
ora come lo era nel luglio 2014 e fino all'8 giugno (per quanto a conoscenza
del sindacato), e ho ragione io; oppure i 350 mila euro erano errati da sempre
e bisogna chiedersi perché questa informazione sbagliata sia stata fornita a
tutti, nella scorsa e nella attuale gestione della Fnsi. La terza ipotesi, un
ricalcolo del costo medio con un improvviso aumento del 33,4% nel giro di
qualche giorno, settimana o mese lo trovo sinceramente irrealistico.
Oggi il segretario Lorusso sostiene di non aver mai messo in dubbio i dati
ufficiali dell'Inpgi. E questo nessuno lo ha mai detto. Ma allora dovrebbe
ammettere sinceramente, davanti a tutta la categoria, di aver sbagliato a
diffondere informazioni infondate e fuorvianti, per usare le parole della
direttrice dell'Inpgi: nel suo ruolo, nessuno può permettersi di pronunciare
numeri a caso e poi di ritirarli e "sposarne" altri senza dare alcuna
spiegazione. Peraltro, io ho chiesto formalmente a Lorusso, come direttore
responsabile del sito fnsi.it, nel pomeriggio di martedì 9 giugno, la
pubblicazione del mio articolo originario, compreso di tabella, visto che era
stata pubblicata una smentita con commenti a qualcosa mai apparso sul sito. Non
ho ricevuto risposta da lui, e neppure dal presidente Santo Dalla Volpe, che
era in copia in quanto garante dell'unità del Sindacato e difensore da sempre
della libertà di informazione. Chiederò al direttore Lorusso di pubblicare pure
questa mia risposta a dichiarazioni anche lesive del mio onore personale e
professionale. In caso contrario, sarò costretta a difendermi in altra maniera.
Ho dunque rifatto i conti correggendo gli errori contenuti nella mia prima
elaborazione, per correttezza nei confronti dei colleghi, gli unici a cui devo
rispondere nel mio ruolo di componente della Giunta Esecutiva della Fnsi. Avevo
infatti considerato che il contributo contrattuale dello 0,6% fosse stato
interamente destinato ai prepensionamenti dal 2009 al 2015, mentre così non è.
Nei primi anni, infatti, questo contributo si è quasi interamente accumulato
fino a raggiungere la cifra di 16,723 milioni a fine 2012, quando le parti
sociali decisero di destinare il 90% di tale importo a cigs, contratti di
solidarietà e disoccupazione e il 10% (pari a 1,672 milioni) ai
prepensionamenti. E, dall'anno successivo in poi fino a tutto il 2015, di
impiegarlo invece solo per le uscite anticipate negli stati di crisi. Si legge
a pagina 39 del bilancio Inpgi 2012, ma mi era sfuggito. Ed è però sfuggito anche
alla direttrice dell'Istituto. Il totale relativo allo 0,6% utilizzabile per
calcolare i prepensionamenti non è infatti 24,5 milioni, come ho calcolato io.
Ma nemmeno 7,8 milioni come calcola Iorio. La cifra esatta è 9,5 milioni.
Questa correzione porterebbe a 1.149 invece di 1.209 il numero di
prepensionamenti potenziali complessivi fino a fine 2019. Comunque 259 in più
di quanti autorizzati o in corso di autorizzazione nel 2015. Senza tener conto
dello 0,6% del 2015 e di eventuali inoptati. E sempre, ovviamente, considerando
il costo medio di 350 mila euro, per me valido fino a prova contraria. Cioè
fino a una spiegazione chiara e dettagliata dell'utilizzo dei fondi pubblici e
delle aziende per i prepensionamenti dei giornalisti, così come è stata trasmessa
al ministero del Lavoro, che spieghi il calcolo di 467 mila euro. Anche perché
mi chiedo come possa il ministero aver anticipato tanti soldi previsti per anni
a venire, visto che nella tabella prodotta dall'Inpgi a fine 2014 i
prepensionamenti in più rispetto a quelli potenziali sarebbero 290 e a fine
2015 potrebbero addirittura risultare qualcosa come 400. Oppure è l'Inpgi che
ha anticipato il denaro incassato in questi anni dal ministero (che paga in una
sola volta il costo di ogni prepensionamento, al momento dell'uscita del
collega) per finanziare prepensionamenti che non sarebbero stati altrimenti
possibili. In qualsiasi caso, credo che i giornalisti, gli editori, i ministeri
vigilanti e anche tutti i cittadini che contribuiscono con la fiscalità
generale ai prepensionamenti abbiano il diritto di avere maggiori dettagli.
Inoltre, l'Inpgi fa riferimento a una media pensionistica di 75 mila euro
l'anno, su cui si baserebbero i calcoli per arrivare ai 467 mila euro,
comprensivi dell'onere ventennale per lo scivolo. Ma come nasce questo numero?
A chi è riferita la media pensionistica di 75 mila euro? La stessa Iorio
sostiene infatti che i 350 mila euro si baserebbero (e questo sarebbe stato
l'errore) su una media di 63 mila euro, che è però superiore a quella calcolata
dalla Corte dei conti a fine 2013, pari a circa 57 mila euro di pensione. Quale
tipo di pensionati comprende, dunque, la media di 75 mila euro? Che cosa
sarebbero gli "effettivi trattamenti potenzialmente erogabili" di cui
scrive la Iorio? Anche in questo caso, ci sarebbe bisogno di chiarezza da parte
dell'Inpgi nei confronti della categoria.
Due ultime osservazioni. Che il nostro Istituto di previdenza sia in crisi di
liquidità, non credo sia un mistero e neppure un'offesa, visto che è scritto
nero su bianco nei bilanci e in documenti ufficiali, compresa la delibera che
ha sospeso l'erogazione dei mutui agli iscritti (peraltro per far posto al
finanziamento da 35 milioni per il fondo ex fissa, che non si sa ancora se e
quando arriverà). Così come non lede l'onore di alcuna azienda affermare che un
fondo come quello contrattuale per finalità sociali, che in bilancio nello
Stato Patrimoniale viene correttamente iscritto tra i debiti, quindi tra le
cosiddette fonti di finanziamento, con un valore a fine 2014 di 41,6 milioni (4
milioni in più rispetto all'anno precedente), possa essere utilizzato per la
liquidità corrente anche se ovviamente ha una propria destinazione d'uso e
contabilità verificabile. Un po' come avviene per il Tfr dei dipendenti
accantonato dalle aziende e iscritto, appunto, nello Stato Patrimoniale:
qualcuno mette in dubbio che costituisca liquidità utilizzabile per le imprese?
Daniela Stigliano
Unità sindacale
Iorio: “Ulteriori chiarimenti, definitivi e non necessari,
sul tema dei prepensionamenti”
Con riferimento alla nota con la quale Daniela Stigliano
insiste nello sviluppare ragionamenti, riferiti al numero di prepensionamenti
ex legge 416/81 per i quali sussiste la necessaria copertura finanziaria,
basati su dati non conformi con quelli reali debitamente contabilizzati e
certificati – affermando, tra l’altro, che sia stata io la “fonte” che la
avrebbe indotta in errore nell’elaborare i dati – mi corre l’obbligo –
astenendomi da ogni ulteriore commento su aspetti eventualmente suscettibili di
diversa valutazione nelle sedi opportunamente deputate – di precisare quanto
segue:
a) i dati reali – intendendo per tali quelli aventi efficacia giuridica e non
quelli che derivino da interpretazioni personali - sono esclusivamente quelli
ritualmente registrati - in ottemperanza agli obblighi legislativi vigenti in
materia - nella contabilità dei bilanci dell’ente e nelle rendicontazioni
periodicamente fornite ai Ministeri vigilanti, riportati nella mia precedente
nota. Dall’analisi di questi dati emerge che il costo medio stimato di ciascun
trattamento di prepensionamento da finanziare è pari complessivamente a 467
mila euro; tale parametro è l’unico utilizzabile, sul piano della statistica
economica, al fine di sviluppare proiezioni sul numero massimo di
prepensionamenti per i quali sussista la copertura finanziaria;
b) nel corso della presunta conversazione telefonica cui fa riferimento
Stigliano, che lei colloca temporalmente
intorno alla metà di luglio 2014, non avrei potuto diffondere informazioni
diverse. Infatti, le ultime proiezioni di cui disponevo già all’epoca, riferite
al costo stimato di 213 prepensionamenti, erano state trasmesse – circa un mese
prima – alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le valutazioni del caso
(come da allegato). Da tali dati emergeva una media pensionistica - riferita ai
suddetti 213 casi, presi in esame uno ad uno come casi concreti - di circa 75
mila euro annui, dal quale deriva – come detto – un costo medio annuo di 467
mila euro. Tra l’altro, da una attenta
lettura dei dati presenti nei bilanci dell’ente si può evincere chiaramente che la media pensionistica di 57
mila euro, citata nella relazione della Corte dei Conti del 2013, è riferita
all’intera platea dei trattamenti di pensione (comprensiva, quindi, delle
pensioni di reversibilità, notoriamente decurtate di una percentuale che varia
in funzione della tipologia e del numero di eredi beneficiari). Nel 2013, la
media riferita all’intera platea di pensioni dirette (con l’esclusione, quindi,
di quelle di reversibilità) era pari invece a circa 66 mila euro mentre - come
detto - la media pensionistica di 75 mila euro è quella relativa alla platea
più ristretta dei 213 trattamenti di prepensionamento (vale a dire, quella da
prendere a riferimento per calcolarne l’onere). Escludendo ogni altra ipotesi,
non posso che ritenere che Stigliano abbia evidentemente confuso le “fonti”,
ovvero i dati o le situazioni, prendendo magari ad esempio la media
pensionistica riferita a precedenti prepensionamenti;
c) il metodo sulla base del quale è stato ricostruito il volume teorico del
finanziamento complessivamente destinato ai prepensionamenti è fortemente
carente sul piano della capacità di rappresentare correttamente il fenomeno, ed
è stato da me utilizzato esclusivamente al fine di agevolare la comprensione
delle imprecisioni di calcolo presenti nelle stime elaborate da Stigliano.
Infatti, si osserva che il modello dalla stessa proposto considera come
finanziamenti “certi” tutti i 20 milioni annui messi a disposizione dallo
Stato. Tuttavia, ciò non risponde alla realtà, in quanto le norme prevedono che
lo Stato trasferisca – su apposita rendicontazione – solo gli oneri dei
prepensionamenti effettivamente intervenuti per ciascun anno dal 2009 in poi.
Ne consegue che, ad esempio, nell’anno 2009 l’importo finanziato è stato
relativo ai soli 12 trattamenti intervenuti in quell’anno, che non hanno
ovviamente “saturato” la capienza massima dei 20 milioni previsti. Pertanto,
anche il calcolo “virtuale” del finanziamento complessivo teoricamente
disponibile nel periodo 2009-2019 è soggetto al fatto che, nei primi anni,
l’onere dei prepensionamenti è stato inferiore al “plafond” annuo di 20
milioni. Tutto questo, ovviamente, è presente nella contabilità dell’ente e
nelle rendicontazioni trasmesse ai Ministeri vigilanti.
Ciò posto, non posso che confermare integralmente i dati e le informazioni
esposte nella mia precedente nota che, unitamente alle ulteriori osservazioni
della presente, ritengo possano contribuire ad una esauriente e definitiva
comprensione dei termini della questione.
Mimma Iorio
Direttore Generale Inpgi
Lorusso: “C’è soltanto una verità: il fondo è esaurito”
“Con un'operazione politicamente scorretta – osserva il
segretario generale - la collega Stigliano continua a tirare in ballo il
sottoscritto e la FNSI per dare supporto ai suoi calcoli. Peccato che, ancora
una volta, il direttore generale dell'Inpgi, Mimma Iorio, l'abbia smentita,
cifre alla mano. In tema di prepensionamenti, la FNSI ha sempre preso atto
delle comunicazioni dell'Inpgi e mai ha pensato che l'Istituto non avesse detto
la verità. A differenza da quanto pensa e scrive qualcuno, l'Inpgi è l'unico
soggetto competente per legge a certificare l'andamento dei prepensionamenti.
Ad oggi, la realtà è che il fondo è esaurito. Questo è quanto la FNSI e il
sottoscritto, pur citando cifre prudenzialmente più contenute, hanno sempre
comunicato ai colleghi. Chi afferma il contrario vuole evidentemente
trasformare una materia tecnica in terreno di lotta politico-elettorale.
Ovviamente non ci riuscirà: con i numeri non si scherza, i calcoli dei
prepensionamenti non sono il sudoku”.