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Previdenza 10 Giu 2015

Prepensionamenti, la verità sui conti dell'Inpgi. La nota del direttore Iorio: “Questi i dati reali”

“Con riferimento alle argomentazioni illustrate da Daniela Stigliano in merito alla questione della copertura finanziaria dei trattamenti di prepensionamento ex legge 416/81, è necessario evidenziare alcune inesattezze - sia di natura contabile che metodologica - che hanno portato l'autrice della nota a formulare conclusioni evidentemente infondate”. Così il Direttore generale dell’Inpgi, Mimma Iorio, risponde alla recente querelle sorta intorno alla delicata questione dei prepensionamenti. Ecco di seguito il resto del comunicato.

“Con riferimento alle argomentazioni illustrate da Daniela Stigliano in merito alla questione della copertura finanziaria dei trattamenti di prepensionamento ex legge 416/81, è necessario evidenziare alcune inesattezze - sia di natura contabile che metodologica - che hanno portato l'autrice della nota a formulare conclusioni evidentemente infondate”. Così il Direttore generale dell’Inpgi, Mimma Iorio, risponde alla recente querelle sorta intorno alla delicata questione dei prepensionamenti. Ecco di seguito il resto del comunicato.

“Muovendo dalla considerazione – prosegue il Direttore Iorio – che, a decorrere dal 2009, una parte del costo dei prepensionamenti, costituita dalle annualità di anticipo rispetto a quelle di ordinaria maturazione del diritto e la quota di "scivolo" permanente, è stata posta a carico dello Stato (per un importo di 20 milioni annui) e degli editori (che finanziano il 30% del costo di ciascun proprio prepensionato) è stato ricostruito in 423 milioni di euro il volume complessivo, nell'arco temporale che va dal 2009 al 2019, delle somme destinate a tali trattamenti, giungendo alla conclusione che, suddividendo tale importo per quello del costo medio di ciascun prepensionato (valorizzato in 350 mila euro), il numero di giornalisti che potrebbero accedere a tale trattamento risulterebbe pari a 1.209 unità, contro le circa 900 che l'Istituto avrebbe stimato.
Di conseguenza, sono state avanzate delle perplessità - la cui natura ci si riserva di approfondire in relazione all'eventuale sconfinamento nel campo delle illazioni dal tenore potenzialmente diffamatorio per l'Ente - in ordine all'effettivo impiego delle somme destinate a tale 'ammortizzatore sociale', ipotizzando un diverso utilizzo finalizzato a fronteggiare asserite difficoltà contingenti di liquidità nel pagamento delle prestazioni e degli stipendi.
Al di la, come detto, di ogni ulteriore valutazione relativa a tali ipotesi - decisamente risibili, stante la circostanza che i finanziamenti cui si fa riferimento non sono affatto 'liquidi', in quanto sono riferiti a somme che l'Ente non ha ancora incassato poiché riferite o a periodi futuri (come nel caso del finanziamento statale per le annualità dal 2015 in poi, che verrà erogato dietro presentazione di specifico consuntivo alla fine di ciascun anno) o ad eventi non ancora realizzati, come il versamento del 30% del costo dei propri prepensionati da parte degli editori, che avviene solamente quando si verifica l'accesso al trattamento - è opportuno ricondurre la fattispecie nell'ambito di un contesto serio e oggettivamente osservabile.
A prescindere da ogni considerazione in ordine al criterio metodologico seguito da Stigliano, le cifre e i numeri utilizzati non rispondono alla realtà dei fatti. Se è infatti plausibile che nel periodo 2009-2019 il finanziamento statale ammonterà ad effettivi 220 milioni di euro, le altre poste valorizzate nella nota debbono essere rettificate.
In primo luogo, solo una parte minoritaria del gettito contributivo dello 0,60% delle retribuzioni imponibili versato al fondo destinato agli ammortizzatori sociali - e precisamente quella riferita alle sole annualità dal 2009 al 2012, per un importo di 16,7 milioni di euro - è stata destinata al finanziamento degli interventi di cigs e solidarietà.
Quindi l'importo del finanziamento (Stato più quota dello 0,60%) nel periodo di riferimento ammonta a circa 280 milioni (invece di 296 ipotizzati), cui si aggiungerebbe il 30% a carico degli editori, pari a 119,8 milioni di euro (invece di circa 127 milioni).
In definitiva, l'importo complessivo sarebbe di circa 400 milioni di euro, invece dei 423 riportati nella nota.
Ma il vero fattore che evidenzia l'erroneità della stima effettuata è costituito dall'importo di 350mila euro preso a riferimento dalla Stigliano per indicare il costo medio di ciascun prepensionamento.
Tale dato è del tutto infondato e fuorviante. Infatti, è un valore che si basa su una media pensionistica di circa 63.000 euro annui, inferiore a quella risultante sulla base degli effettivi trattamenti potenzialmente erogabili, la cui media è invece di circa 75.000 euro annui e che non tiene conto della quota di onere relativo allo scivolo permanente sul trattamento erogato, da considerare in un arco temporale di 20 anni di durata, che porta il costo reale stimato di ciascun prepensionamento a 467mila euro.
Utilizzando tale importo (che, ovviamente, costituisce un valore medio, tenuto conto che, sul piano reale, esistono singole fattispecie 'limite' nelle quali il costo è addirittura superiore ai 600mila euro) quale parametro per individuare il numero massimo di unità coperte dal finanziamento che si renderà disponibile nell'intero periodo 2009-2019, il risultato che si ottiene è pari ad 860 prepensionamenti e non - come affermato nella nota - a 1.029.
Sono del tutto inesistenti - e frutto di un palese equivoco, peraltro - le circa 300 unità in più di prepensionamenti disponibili rispetto a quelli ufficialmente calcolati dall'Ente. Ne consegue che - di fatto - non è neanche immaginabile ipotizzare la sussistenza di margini di utilizzo di un eventuale 'surplus' di finanziamenti destinati all'attuazione della legge 416/81 per fronteggiare qualsiasi diversa esigenza di liquidità, in quanto - semplicemente - tale 'surplus' non esiste.
Peraltro, il valore di 855 unità è addirittura inferiore al numero di quelli presi in considerazione a tutto il 2015, pari a 955 unità. È evidente che la differenza - in incremento - del numero dei trattamenti coperti dal finanziamento rispetto a quello risultante dall'applicazione della 'formula' elaborata da Stigliano, oltre ad essere imputabile al fenomeno dei c.d. 'inoptati', evidenzia come i calcoli e le proiezioni necessitino di continui aggiornamenti, in quanto basati - come detto - su dati medi e su tempistiche stimate di accesso al trattamento suscettibili ovviamente di variazioni legate alle dinamiche dei fenomeni reali.
È appena il caso di accennare, peraltro - per mera completezza espositiva - che l'intera gestione dei finanziamenti destinati all'erogazione dei trattamenti in oggetto è debitamente contabilizzata con appositi e specifici conti di bilancio - le cui scritture sono ovviamente soggette alle ordinarie procedure di verifica, controllo e certificazione ad opera dei competenti organismi - e la cui rendicontazioni è periodicamente trasmessa, per le valutazioni di rito e in adempimento agli obblighi di legge, ai Ministeri vigilanti”.

In calce al comunicato vengono poi allegate delle tabelle di sintesi delle argomentazioni esposte, che vengono riportate qui.


Ecco di seguito la nota di Daniela Stigliano. 
"Sorpresa! I soldi per i prepensionamenti ci sono
Ecco quello che Inpgi e Fnsi non dicono"

Sono davvero finiti i soldi per i prepensionamenti dei giornalisti? Certo, il governo di Matteo Renzi non intende almeno fino a tutto il 2019 rivedere le regole della legge 416 del 1981, quella che regola cigs e prepensionamenti per i giornalisti. E non ha nemmeno intenzione di dare nuovi finanziamenti per le uscite anticipate negli stati di crisi, oltre ai 20 milioni l’anno previsti dal 2009 (che non si sa se saranno confermati dal 2020 in poi) e ai 51,8 milioni di euro del Fondo triennale straordinario da 120 milioni di euro voluto dal governo di Enrico Letta e poi reso operativo lo scorso anno dal sottosegretario Luca Lotti. Ma questo significa che già oggi non ci sono più soldi per soddisfare la coda di richieste di finanziamento avanzate al ministero del Lavoro né tantomeno quelle che potrebbero arrivare, come i vertici di Fnsi e Inpgi vanno ripetendo negli ultimi mesi in ogni occasione, praticamente all’unisono ma senza dare giustificazioni e dati chiari? Facendo i conti in base ai criteri di calcolo elaborati e utilizzati proprio dai massimi uffici dell’Istituto di previdenza, le cose in verità non sembrano stare così. Anzi! I prepensionamenti finanziabili fino a tutto il 2019 sarebbe addirittura almeno altri 300 e più.
Ma proviamo a ricostruire fatti, numeri e meccanismi, prendendo come spartiacque il 2009. Fino ad allora, infatti, tutti i costi dei prepensionamenti in base alla legge 416 del 1981 venivano sostenuti dall’Inpgi (come avviene ancora per tutti gli altri ammortizzatori sociali) che li riversava in parte sui colleghi riducendo l’importo della pensione. Dal gennaio di sei anni fa, quando la crisi inizia a mordere, cambia tutto. Il governo di Silvio Berlusconi decreta il passaggio del peso dei prepensionamenti dei giornalisti a carico dello Stato, che paga lo scivolo (a vita) e l’importo della pensione fino al raggiungimento dei 65 anni (l’età per la pensione di vecchiaia). Da allora, ogni anno l’Inpgi riceve dal Fondo sociale per la formazione e l’occupazione 20 milioni di euro.
Nello stesso 2009, con il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, Fnsi e Fieg danno vita presso l’Inpgi a un Fondo con finalità sociale a sostegno diretto degli ammortizzatori sociali che ha due fonti di finanziamento: il pagamento da parte degli editori del 30% dei costi di ogni proprio dipendente che va in pensione anticipata all’interno di uno stato di crisi (in gergo si chiama “riserva tecnica“), da utilizzare esclusivamente in conto-prepensionamenti, e un contributo straordinario dello 0,6% delle retribuzioni, di cui lo 0,5% a carico degli editori (solo quelli obbligati al pagamento della mobilità) e lo 0,1% dei giornalisti, destinato alle “esigenze sociali” giudicate da Sindacato ed editori “meritevoli di tutela”, tra cui in primo luogo gli ammortizzatori sociali. Viene costituito un Comitato paritetico (due rappresentanti della Fnsi, due della Fieg e due dell’Inpgi, di cui uno nominato dagli editori) per valutare le esigenze e decidere le destinazioni delle risorse del Fondo in base alle esigenze. E si stabilisce che almeno fino a tutto il 2016 le somme vengano utilizzate interamente per i prepensionamenti.
Già a metà 2013 la Fnsi sostiene però ufficialmente e pubblicamente che il fondo statale da 20 milioni l’anno è impegnato fino all’inizio del 2016. Alla fine dell’anno viene varato dal governo il Fondo straordinario triennale, e in conto-prepensionamenti finiscono 51,8 milioni di euro, che il decreto Madia dell’agosto 2014 rende certi e spalma su sei anni: 3 milioni di euro per il 2014, 9 per il 2015, 13 per il 2016 e altrettanti per il 2017, 10,8 per il 2018 e 3 per il 2019.
Perché proprio sei anni? Qui entrano in scena i calcoli fatti dai vertici amministrativi dell’Inpgi e consegnati a ministeri e parti sociali (Fnsi e Fieg). In base al primo quinquennio di applicazione delle nuove regole, l’Istituto ha infatti elaborato una media del costo e del tempo in cui ogni prepensionato resta a carico del fondo. Il risultato è pari a complessivi 350 mila euro per un totale di cinque anni e mezzo. Grazie a questi calcoli, l’Istituto ha indicato il numero esatto di posti che i 51,8 milioni sarebbero stati in grado di coprire, sommando ovviamente anche il 30% a carico degli editori, per un totale di 74 milioni. I posti sono circa 210: dagli ultimi 17 rimasti dal piano Mondadori terminato a fine maggio ai 31 del Corriere e ai 19 della Gazzetta dello sport, dai 58 di Repubblica ai 23 del Giornale ai 20 del Tirreno fino ai 6 dell’Eco di Bergamo, ultimo nella graduatoria dei prepensionamenti garantiti.
Proviamo a questo punto a tirare le somme, utilizzando anche moltiplicazioni e divisioni, e considerando tutti i soldi destinati ai prepensionamenti dallo Stato dal 2009 al 2019, quelli già entrati nel Fondo con finalità sociale istituito da Fnsi e Fieg presso l’Inpgi e quelli che dovranno entrare nei prossimi cinque anni.
L’operazione algebrica è semplice per i 20 milioni l’anno, che moltiplicati per 11 anni fanno un totale di 220 milioni. Sempre da fondi pubblici arrivano – come abbiamo visto – altri 51,8 milioni, che portano la somma a 271,8 milioni. Poi c’è lo 0,6% contrattuale: dal 2009 (solo da aprile, quando entra in vigore il contratto rinnovato) al 2014 stiamo parlando di qualcosa come 24,5 milioni di euro (come si legge nei relativi bilanci dell’Inpgi). Con una nuova, semplice somma arriviamo a 296,3 milioni.
Ma non finisce qui. I finanziamenti statali e quelli contrattuali coprono infatti solo il 70% di ogni prepensionamento, perché il restante 30% devono metterlo gli editori direttamente interessati. Facendo i conti, sono altri 127 milioni circa, per un totale finale di oltre 423 milioni.
Quanti prepensionamenti ci stanno in 423 milioni? In tutto 1.209, dividendo la somma per i 350 mila euro di costo medio di ogni uscita anticipata calcolato dall’Inpgi. A fine 2014, in base ai dati di bilancio e alle relazioni della Corte dei conti, i prepensionamenti non a carico dell’Inpgi erano in tutto 686, per una spesa complessiva di poco più di 240 milioni: i 20 milioni l’anno per i sette anni dal 2009 al 2015, i primi 3 milioni del decreto Madia, i 24,5 milioni del fondo contrattuale fino al 2014 e il relativo 30% degli editori. A questi 686 bisogna aggiungere il numero di colleghi che usciranno nell’arco dei prossimi due anni in virtù dei piani finanziati o in via di finanziamento con il decreto Madia: in tutto dovrebbero essere 200 dei 209 previsti (9 sono usciti lo scorso anno), per un totale di posti già “assegnati” di poco meno di 900.
Per arrivare a 1.209 ne restano dunque ancora disponibili oltre 300, di cui alcuni già teoricamente finanziabili con il flusso mensile del contributo contrattuale. Un numero destinato ad aumentare (e non di poco) per i soldi che stanno arrivando nel 2015 e arriveranno per il 2016 appunto dallo 0,6% contrattuale, oltre che per i cosiddetti “inoptati“, posti prenotati e poi non utilizzati che vengono “restituiti” a fine piano (solo per il Corriere sarebbero 11). E un numero capace di soddisfare ampiamente tutte le richieste attualmente in coda (circa 250, dalle prime in attesa di Poligrafici, Periodici Rcs e Il Sole 24 Ore fino all’ultimissima del Secolo XIX) e anche qualcuna di quelle che potrebbero arrivare nei prossimi mesi. Sempre che non si decida di destinare anche per il triennio 2017-2019 l’intero 0,6% ai prepensionamenti, perché allora i posti disponibili potrebbero salire a 400 e oltre.
Senza contare che l’Inpgi incassa subito i 350 mila euro medi per prepensionamento, non appena il collega inizia a percepire il primo assegno mensile. Mentre la somma la spenderà nell’arco di cinque anni e mezzo. A conti fatti, l’Istituto ha quindi ricevuto in tutto fino a fine 2014 qualcosa come 211 milioni di euro, ma ne ha consumati più o meno 165, con un saldo netto positivo di oltre 45 milioni rimasti in cassa.
La domanda, a questo punto, è una sola: perché Fnsi e Inpgi sostengono strenuamente che non ci sono più soldi per i prepensionamenti già prenotati davanti al ministero del Lavoro e quindi tantomeno per quelli che dovessero essere richiesti da ora in poi? E perché anche gli editori della Fieg accettano senza apparenti obiezioni queste dichiarazioni tanto definitive? E, soprattutto, perché non sono stati mai resi pubblici e trasparenti tutti i conti del Fondo con finalità sociale istituito con il contratto del 2009?
La prima risposta ipotizzabile è talmente banale da sembrare quasi ingenua: si è forse creata una anomala alleanza tra giornalisti (attraverso il Sindacato e l’Istituto di previdenza) ed editori alla ricerca di nuovi finanziamenti pubblici per l’industria dell’informazione. E dichiararsi “poveri” è da sempre un sistema consolidato e vincente. Ci sono poi i problemi di liquidità e di profondo squilibrio previdenziale dell’Inpgi, che non può più permettersi di anticipare fondi che arriveranno in mesi e anni successivi utilizzando i soldi che ha già in cassa per spese future, e che ha inoltre tutta la convenienza a rinviare il più possibile le uscite dal lavoro di colleghi che non costano nulla, è vero, per le pensioni, ma costituiscono comunque una mancata entrata contributiva, linfa vitale per pagare gli attuali pensionati e gli stipendi dei dipendenti senza continuare a intaccare il patrimonio liquido (cioè gli investimenti finanziari a breve termine). E queste ragioni di equilibrio economico dell’Inpgi inducono la Fnsi a una “prudenza” eccezionale, fino al limite dell’azione di dissuasione sui colleghi dei Comitati di redazione delle aziende in stato di crisi che chiedono di ricorrere ai prepensionamenti (magari per evitare licenziamenti) e in generale su tutta la categoria.
Fnsi e Inpgi dovrebbere invece decidere di parlare chiaro. E dire con trasparenza ai giornalisti italiani che, per i problemi di liquidità dell’Istituto, stanno facendo di tutto per rinviare almeno al 2016 l’avvio di nuovi prepensionamenti. Senza lamentarsi, però, se i Cdr che hanno di fronte situazioni reali di crisi e difficoltà utilizzano nel frattempo l’interpretazione ministeriale che dallo scorso dicembre permette, in attesa dei finanziamenti, di concordare contratti di solidarietà (con esuberi definiti congiunturali o comunque temporanei) al posto della più severa e pericolosa cigs. Senza provare ad approfittare di questi mesi per introdurre paletti e regole nuove e meno convenienti su tutti gli ammortizzatori sociali con la riforma oramai alle porte. E, soprattutto, senza trattare come bambini distratti, ignoranti e incapaci di fare i conti migliaia di giornalisti italiani.
Daniela Stigliano
Unità sindacale


Questa, infine, la risposta del segretario FNSI.
Lorusso: “Sgombrato il campo da strumentalizzazioni e insinuazioni
Chi ha montato la polemica ad arte dovrebbe tacere e riflettere”

“I dati diffusi dal direttore generale dell'Inpgi sull'effettivo peso economico dei prepensionamenti – è il commento del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso - fanno chiarezza e sgombrano il campo da strumentalizzazioni, dietrologie e insinuazioni. Tutto il resto rientra nel campo delle elucubrazioni mentali di chi, pur di conquistare visibilità, disegna scenari di pura fantasia, lanciandosi in operazioni di mera nostalgia. Ancor più patetico è poi il tentativo, che si qualifica da solo, di chi, dopo aver dovuto incassare una smentita su tutta linea, anziché tacere, tenta di costruire ad arte, con la sponda di qualche sedicente Solone, un'inesistente contraddizione fra le precisazioni fornite dal direttore generale dell'Inpgi e quanto comunicato dalla FNSI. A differenza di chi ha diffuso calcoli e tabelle costruite sul nulla, smentite dai fatti perché completamente sballate (basta un raffronto per capirlo), nessun esponente del gruppo dirigente della FNSI ha mai osato mettere in discussione quanto comunicato dall'Inpgi in tema di prepensionamenti. Il sindacato ha sempre usato il linguaggio della verità e della responsabilità e quando ha parlato di cifre - utilizzando stime prudenzialmente calcolate al ribasso - lo ha fatto unicamente per rappresentare ai colleghi la dimensione e la drammaticità del problema, non certo per mettere in discussione i dati ufficiali dell'Inpgi. La sostanza, però, non cambia e coincide con quanto precisato dal direttore generale dell'Istituto di previdenza: le risorse per i prepensionamenti sono impegnate fino al 2019 né al momento sono ipotizzabili altri stanziamenti. Questa è la realtà. Questo è quanto è stato più volte rappresentato ai colleghi dalla FNSI in tutte le sedi. Chi si è spinto ad affermare il contrario, arrivando a ipotizzare complotti fra Inpgi e FNSI per negare i prepensionamenti a chi è in lista di attesa, lo ha fatto per interessi che, evidentemente, non coincidono con quelli della categoria. Ancor più grave è il tentativo di perseverare in una posizione evidentemente strumentale. FNSI e Inpgi affermano da tempo la stessa cosa. Anziché fare mea culpa e tacere, chi ha cercato di dire il contrario, continua ad arrampicarsi sugli specchi”.

@fnsisocial

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