"La coraggiosa denuncia di Francesco Massaro, a lungo cronista di nera del Giornale di Sicilia, oggi titolare di un bar a Palermo preso di mira dal racket delle estorsioni, ci fornisce la misura di quanto forte e radicata sia ancora in Sicilia la criminalità mafiosa". Inizia così il comunicato con il quale l'Associazione siciliana della stampa "si schiera al fianco di Massaro nella sua veste di imprenditore perché sul tema della lotta ai clan - scrive l'Assostampa - devono cadere tutti gli steccati di categoria".
"Massaro, da vero giornalista, sa - prosegue la nota -
che la circolazione delle notizie rappresenta in sé una forma di protezione:
per questo ha scelto di scrivere un 'pezzo' sul suo blog raccontando la sua
storia. Ma le parole, da sole, non bastano a garantire sicurezza. Preoccupa,
dunque, la condizione solitaria di un uomo che si trova a fronteggiare una
minaccia così grave".
"Per questo il sindacato dei giornalisti - conclude l'Associazione
siciliana della stampa - chiede alla magistratura e alle forze dell’ordine di
garantire la tranquillità commerciale e personale di Francesco Massaro e dei
suoi dipendenti".
MAFIA: GIORNALISTA IMPRENDITORE DOPO ENNESIMA RAPINA, NON
PAGO I BOSS
FRANCESCO MASSARO DECIDE DI RACCONTARE LA BATTAGLIA CONTRO COSA NOSTRA SUL SUO
BLOG 'DIPALERMO'
Negli ultimi mesi ci hanno provato più volte a rapinare il
suo bar, ieri ci sono riusciti. In tre sono entrati, a viso coperto e, sotto la
minaccia delle armi, hanno portato via l'incasso, esiguo, della giornata. Oggi
Francesco Massaro, ex giornalista del Giornale di Sicilia, che anni fa ha
deciso di lasciare il suo lavoro per dedicarsi esclusivamente al suo bar di via
Ernesto Basile a Palermo, annuncia che non si piegherà "mai a Cosa
nostra" e che non pagherà mai il pizzo ai boss.
Lo fa sul suo blog 'diPalermo', molto seguito: "Sarebbe facile, lo so.
Sarebbe facile ma non lo faccio. Non andrò a bussare dal capetto mafioso per
chiedergli una tregua, non prenderò il caffè con lui. Non comprerò mai la
tranquillità pagando il pizzo. So bene, per come sono state commesse, che si
tratta di segnali chiari che mi vengono lanciati per spingermi a cercarmi 'un
amico', il mafioso della zona a cui chiedere protezione, ma proprio non ho
intenzione di starci", scrive Massaro.
"Non sono una verginella, non punto il dito contro i commercianti che
pagano - scrive ancora - so che è difficile non farlo. Conosco le regole del
gioco, di questo gioco che si gioca a Palermo. Ma io ho deciso di non
partecipare. Non per eroismo, certo che no, ma lo devo a me stesso, alla mia
famiglia, alla parte sana di questa città, a quelli che credono ancora nel
lavoro come impegno e sacrificio, tutto qui. Nessun compromesso, nessuna
trattativa. Col tempo ho imparato a sostituire le sfumature al bianco e al
nero. Qui no. Qui non vedo sfumature. Qui la strada è tracciata, e attraverso
quella vado avanti”.
"Io ai mafiosi i soldi del mio lavoro non li do. Semplice. Vengano a
prenderli, piuttosto - dice - La rapina è il mezzo che colui che li manda
utilizza per inviarmi il messaggio".
"Racconterò ai miei amici inquirenti quel che so, quel che vedo, quel che
sospetto, quel che annuso in questo quartiere paradigma di una città malata -
conclude - E aspetterò paziente che qualcuno tolga di mezzo la gentaglia che
impedisce a quelli come me di guardare il cielo, di respirare, di sorridere, di
lavorare". (AdnKronos - Palermo, 22 maggio 2015).