CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Osservatorio sui media 06 Dic 2010

"Ossigeno per l'informazione", Il triste primato europeo dell'Italia: troppi giornalisti minacciati - Che fare?

Nel corso di una conferenza stampa alla Stampa Estera di Roma, l'osservatorio della Fnsi e dell'Ordine dei Giornalisti "Ossigeno per l'informazione", ha presentato l'edizione in lingua inglese del Rapporto 2010 sui cronisti minacciati in Italia. Erano presenti Lirio Abbate, giornalista dell'Espresso che vive da tre anni sotto scorta, Roberto Natale, presidente della Fnsi, Alberto Spampinato, consigliere della FNSI e direttore di Ossigeno.

Nel corso di una conferenza stampa alla Stampa Estera di Roma, l'osservatorio della Fnsi e dell'Ordine dei Giornalisti "Ossigeno per l'informazione", ha presentato l'edizione in lingua inglese del Rapporto 2010 sui cronisti minacciati in Italia. Erano presenti Lirio Abbate, giornalista dell'Espresso che vive da tre anni sotto scorta, Roberto Natale, presidente della Fnsi, Alberto Spampinato, consigliere della FNSI e direttore di Ossigeno.

Spampinato ha illustrato i dati del Rapporto: 78 giornalisti minacciati, 24 minacce nei confronti di intere redazioni con il coinvolgimento di 400 giornalisti (leggi in allegato il testo della relazione) che contribuiscono a fare dell'Italia la pecora nera  per la libertà di informazione nell'Unione Europea. Il direttore di Ossigeno ha chiesto ai media italiani ed europei di parlare di questo drammatico problema documenatto da Ossigeno con i nomi e i cognomi delle vittime. Per favorire una conoscenza del problema fuori dai confini italiani, ha aggiunto, abbiamo realizzato una versione inglese del Rapporto 2010 che nelle prossime settimane sarà disponibile  anche in lingua tedesca e in spagnolo.

"Non dobbiamo permettere - ha detto Spampinato - che  i giornalisti minacciati siano considerati invisibili, che si neghi l’attenzione e la solidarietà dovuta a ognuno di loro, a cominciare da quelli che vivono vicino a noi, a volte più vicino di quanto pensiamo anche se  non riusciamo a vederli, accecati dalla falsa convinzione  che cose così orribili accanto a noi non possono accadere. Conosere il caso italiano puo' aiutare altri paesi a riflettere su cosa accade in casa propria".  

Lirio Abbate ha chiesto ai giornalisti di non limitarsi a dire che un giornalista è stato minacciato, spiegare in che modo è stato minacciato. Bisogna dire "perché" è stato minacciato, "che cosa ha scritto" prima di essere minacciato.  Occorre sempre raccontare i fatti, ha aggiunto, e "denunciare sempre le minacce, perché oggi lo Stato è accanto a chi denuncia, mentre 20 ani fa non era così". "Il cronista deve raccontare tutti i fatti, anche quelli che accadono negli angoli bui in cui si accumula lo sporcizia. Se tutti lo facessero non ci sarebbero cronisti minacciati, non ci sarebbero mosche bianche come noi".

Roberto Natale ha ribadito l'impegno della FNSI, a fianco dell'Ordine dei Giornalisti, nell'attività dell'osservatorio Ossigeno e per difendere i cronisti minacciati. "Condividiamo l'obbiettivo di fare crescere la solidarietà attorno a questi giornalisti e ha affermato - di farli sentire meno soli. È necessario inoltre cambiare le priorità oggi adottate nel mondo dell'informazione. La rilevanza sociale dei fatti deve contare di più. Non ha senso affollare di telecamere la scena del delitto di Avetrana o della strage di Erba e non seguire invece il processo Spartacus contro i casalesi e non dire nulla dei cronisti minacciati in Calabria".


ANSA/ GIORNALISTI: 'OSSIGENO', A RISCHIO INFORMAZIONE ITALIA

PRESENTATA L'EDIZIONE INGLESE;PRESTO ANCHE IN TEDESCO E SPAGNOLO
Aggressioni, intimidazioni, denunce, minacce, botte. E poi auto bruciate, lettere con proiettili, intrusioni in casa o nel computer. È sempre più a rischio in Italia la sicurezza dei giornalisti, soprattutto se si occupano di mafia o di criminalità organizzata. E se la maglia nera va alla Calabria, dove vive un quarto dei cronisti minacciati, non va certo meglio nemmeno al Centro e al Nord.
A denunciare l'emergenza che attribuisce al Belpaese il triste primato in Europa per numero di giornalisti minacciati, è il Rapporto 2010 di 'Ossigeno per l'informazione', l'associazione fondata due anni fa dalla Federazione nazionale della stampa e dall'Ordine Nazionale dei giornalisti con il sostegno di Libera Informazione, Articolo 21 e Unione nazionale cronisti italiani. Rapporto che ora esce anche in inglese, annuncia il responsabile del progetto Alberto Spampinato, e nelle prossime settimane anche in tedesco e spagnolo.

''Le tante minacce ai giornalisti sono la ragione per la quale l'informazione italiana è così in basso nelle classifiche internazionali'', fa notare il presidente della Fnsi Roberto Natale. Per questo, dice, ''il sindacato, insieme all'ordine dei giornalisti, ha deciso di incrementare il suo impegno a tutela di colleghe e colleghi che spesso senza esserenoti al grande pubblico corrono rischi seri o serissimi''.  
Si tratta di una situazione ormai conclamata a livello internazionale, ribadisce Spampinato. E che peggiora, tanto che dai 52 casi di intimidazioni denunciati nel Rapporto 2009 si è passati ai 78 del 2010, 54 individuali e 24 collettive, con il coinvolgimento stimato di 400 giornalisti. Cinque le regioni più colpite: la Calabria innanzitutto, ma anche Lazio, Sicilia, Campania e Lombardia. Nel rapporto 2010 vengono documentate nuove intimidazioni a Roberto Saviano e a Lirio Abbate dell'Espresso, alla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, all'ex direttore di Libero Maurizio Belpietro, alla cronista di La7 Silvia Resta. Ma anche tanti episodi ai danni di giornalisti meno conosciuti. Come il free lance calabrese Francesco Mobilio, al quale hanno tagliato i cavi del telefono e bruciato la porta di casa. O come il veneto Fabio Fioravanzi, che a Treviso ha ricevuto minacce di morte in diretta tv mentre andava in onda su Antenna 3 Nordest. O ancora Daniela Senapa, cronista di RaiAbruzzo, minacciata di morte a Pescara.

Dati che descrivono ''un clima di intimidazione diffuso che non deve essere taciuto e non dovrebbe essere tollerato'', fa notare Spampinato. Invece non è così,  l'attenzione è ancora 'carente', denuncia. Con conseguenze anche sul modo di lavorare e sulla qualità dell'informazione che si offre al pubblico.
''Non se ne parla non si riesce ad ammetterlo apertamente – dice - ma questo clima di intimidazione esiste'' e spinge ''molti a rifugiarsi nell'autocensura''. Il rapporto 2010, sottolinea Spampinato, ''fa capire che l'Italia  è proprio uno di quei paesi di cui parla il rapporto Unesco del marzo 2010, uno di quei paesi che non sono in guerra, nei quali formalmente vige la libertà di stampa e di espressione, ma nei quali di fatto è pericoloso fare inchieste e pubblicare notizie scomode, non gradite ai potenti o ai criminali''.

Cosa fare? ''Prima cosa rompere il silenzio, parlare'', chiede l'Osservatorio. Che quest'anno, grazie a collaborazioni con l'università di Bologna, il Goethe Institut e l'Istituto Cervantes diffonderà il Rapporto 2010 anche in inglese, tedesco e spagnolo. ''La questione della criminalità organizzata, delle mafie che in tante zone d'Italia rappresentano un rischio per i giornalisti e per la società - conclude Natale - è sicuramente uno dei temi su cui l'attenzione dei nostri media deve crescere''. (ANSA)

@fnsisocial

Articoli correlati