Presentati in Fnsi i primi resoconti che andranno a comporre il Report 2014-2015 dell’Osservatorio Tg diretto dal collega Alberto Baldazzi. Dopo il saluto del segretario Fnsi, Lorusso, sono intervenuti i rappresentanti di Ordine del Lazio, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Articolo 21, Se non ora quando, Carta di Roma, Ossigeno per l’informazione, Laboratorio 53, LasciateCIEntrare.
Come l’informazione televisiva maistream affronta questioni di rilevanza sociale e temi delicati che investono i diritti di categorie deboli e dati spesso sensibili: questo il tema al centro della riflessione, ospitata nella sala Tobagi della Fnsi, che ha animato la presentazione delle prime analisi che andranno a comporre il Report 2014-2015 dell’Osservatorio dei Tg di Alberto Baldazzi.
“Il lavoro dell’Osservatorio - è il messaggio di benvenuto del segretario Fnsi, Raffaele Lorusso – è di estrema importanza e delicatezza, necessario a tenere alta l’attenzione su come l’informazione presenta questioni che per loro natura sono importanti e delicate. E deve essere anche un pungolo a chi si occupa di informazione non essendo un ‘addetto ai lavori’: penso a chi proprio in queste ore sta discutendo di servizio pubblico e di riforma della Rai”.
Sul tema il segretario generale avanza poi una proposta: “Sarebbe auspicabile la costituzione di un gruppo di lavoro composto da esperti che affrontino il tema della riforma del servizio integrato delle comunicazioni”.
“Il mio invito all’Osservatorio e al collega Alberto Baldazzi – conclude quindi Lorusso – è a proseguire il lavoro fin qui svolto e di continuare a guardare in modo critico ma sempre costruttivo all’informazione televisiva italiana”.
Il direttore dell’Osservatorio ha approfondito alcune aree tematiche, dall’informazione di genere ai diritti negati, dalle discriminazioni razziali al rapporto tra informazione e minori, evidenziando come “dopo 6 anni di analisi quotidiana dei tg nazionali – dice – l’unica certezza è che serve autocritica”.
“La professione di giornalista – incalza Baldazzi – richiede correttezza e consapevolezza del delicato ruolo che in special modo la televisione ha nella formazione dell’opinione pubblica. Occorre essere preparati, ma la formazione professionale così com’è forse non basta a dare ai colleghi gli strumenti adatti a trattare argomenti spesso sensibili, come le unioni civili, i minorenni, i migranti”.
“Bisogna uscire dall’autoreferenzialità della categoria e aprirsi al mondo delle associazioni che dedicano la loro attenzione al lavoro dei mezzi di comunicazione”, auspica Baldazzi riferendosi ai rappresentanti delle organizzazioni intervenute alla presentazione del rapporto: Se non ora quando, Carta di Roma, Ossigeno per l’informazione, Laboratorio 53, Articolo 21, LasciateCIEntrare, Cild, che insieme a Ordine dei giornalisti del Lazio e Ufficio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza “possono contribuire a modificare l’agenda setting dell’informazione mainstream”.
Poi qualche curiosità: il servizio pubblico italiano ha 33 edizioni di telegiornali, tutte o quasi monopolizzate dalla politica; la BBC ne ha 4 e tratta molti più argomenti. O ancora: nel 2011 il Tg1 ha mandato in onda 11 volte il numero di notizie di crimini trasmesso dalla tv tedesca, ma il tasso di criminalità è più alto in Germania che in Italia. E spostandosi a parlare di web: solo l’8% dell’informazione in rete parla di temi sociali, il 12% è ‘occupato’ da notizie sul meteo.
“Non accontentiamoci – conclude Baldazzi rivolto ai colleghi presenti – di sentirci a posto con la coscienza quando trattiamo con la dovuta attenzione i temi delicati: proviamo a sentirci soddisfatti se riusciamo a impattare sul mainstream imponendo all’informazione di illuminare argomenti scomodi, le periferie del mondo”.
Poi gli interventi del rappresentante del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, dei portavoce delle associazioni presenti e le riflessioni della presidente dell’Odg del Lazio, Paola Spadari, che torna su web e formazione. “In rete – dice la presidente Spadari – passa troppa informazione non controllata, con messaggi devastanti per la società e per la categoria. I consigli di disciplina sono sommersi di segnalazioni di questo tipo”.
“È vero: c’è un affievolimento della coscienza deontologica – conclude la presidente Odg – forse anche perché la formazione professionale per come è stata impostata non funziona. La formazione deve essere uno strumento utile e a vantaggio dei colleghi che è giusto si tengano aggiornati su una deontologia che deve essere in evoluzione e deve venire applicata”.