In Italia, nel 2022, stando a uno studio dell'Osservatorio Digital Content del Politecnico di Milano, su una spesa complessiva per i contenuti digitali pari a 3,317 miliardi di euro, solo 82 milioni sono stati spesi per le "news". È uno dei dati analizzati nel Report 2023 dell'Osservatorio per il giornalismo digitale dell'Ordine nazionale dei giornalisti, realizzato con il patrocinio della Fondazione Murialdi e dell'Agcom e presentato a Roma, martedì 4 aprile 2023, durante l'incontro dal titolo 'Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo. Digitale. Artificiale?'.
Obiettivo del rapporto, ha spiegato Antonio Rossano, responsabile dell'Osservatorio «è rappresentare, raccogliendo la grande quantità di autorevoli informazioni già disponibili e costantemente aggiornate, lo stato dell'arte dell'informazione nel nostro Paese e non solo».
Protagonista, fra i temi del report: l'intelligenza artificiale. «I robot stanno per rubare il lavoro ai giornalisti? I vari report consultati e le interviste agli esperti sembrano rispondere negativamente a questa domanda», la posizione di Alessia Pizzi, giornalista, esperta di marketing e seo, contenuta nel report.
«Nella realtà dei fatti l'intelligenza artificiale è usata principalmente per velocizzare i flussi delle redazioni automatizzando le operatività come le trascrizioni e le traduzioni, per creare contenuti data-driven senza abbandonare i giornalisti tra le scartoffie e soprattutto – si legge ancora – per personalizzare l'esperienza dell'utente e condurlo ad abbonarsi tramite l'analisi dei comportamenti online».
Ma, insieme all'applicazione pratica degli strumenti di Ai nel lavoro di tutti i giorni – è stato anche evidenziato – resta da definire lo scenario etico e deontologico in cui tali strumenti si collocano oltre i vari aspetti relativi alla paternità dei contenuti, il diritto d'autore, la protezione dei dati personali.
Fra i relatori e le relatrici che hanno partecipato alla presentazione anche la commissaria Agcom Elisa Giomi. «I ricavi da soli – ha rilevato fra l'altro – sono un indicatore povero dello stato del pluralismo informativo. Non andrebbe interpretato solo come pluralità degli operatori di mercato, ma come una pluralità empirica, cioè la capacità dei media di dare adeguata rappresentazione della natura composita della società e anche come pluralità di tipo ideologico, cioè legato alla presenza di opinioni diverse che si hanno sulle società. Oggi abbiamo delle proposte legislative molto avanzate che hanno recepito questo ragionamento. Modifiche che aprono la strada a una difesa del pluralismo più pregnante».
Per Guido Scorza, componente del Collegio dei Garanti della Privacy, «la sensazione nel caso di ChatGpt è che l'urgenza fosse dettata dalle circostanze. Si parla di un servizio utilizzato da 250 milioni di persone nel mondo tra cui milioni di italiani. Un servizio che è un aspirapolvere di dati personali, anche perché ho l'impressione gli si racconti anche più di quello che raccontiamo di noi nella dimensione social che è già tantissimo».
L'algoritmo di ChatGpt, ha ragionato ancora Scorza, «è stato addestrato pescando a strascico da internet, libri e una serie di altre fonti ignote». Una «quantità industriale di dati personali e non personali che oggi quell'algoritmo usa per fornire le risposte. Nessuno di noi si è reso conto che questo è avvenuto perché non siamo stati informati e a nessuno è stato chiesto se si volesse contribuire o no».
Infine Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, ha evidenziato come nel giornalismo digitale di oggi «tutto quello che elaboriamo vive in un tempo indefinito e può essere fruito in contesti, situazioni e tempi diversi. Questo comporta uno sforzo di costruzione del nostro linguaggio e pone serissimi problemi deontologici. Ad esempio per quanto riguarda il diritto all'oblio: un elemento che oggi racconto come vero con l'evoluzione dei fatti potrebbe non esserlo più».
In un quadro complesso e in costante divenire, «l'informazione professionale – ha concluso Bartoli – assume una nuova importanza, il giornalismo può costituire un punto di riferimento per offrire serietà e trasparenza. Per questo il giornalista, nella nuova dimensione della comunicazione digitale, deve avere ancora più attenzione ai propri doveri: verifica rigorosa delle fonti, continenza nel linguaggio, accuratezza della narrazione, rispetto della persona».
PER APPROFONDIRE
Il resoconto dell'incontro e i capitoli del Report 2023 dell'Osservatorio sul giornalismo digitale sono disponibili sul sito web dell'Ordine.