I cittadini di Ivrea, e gli altri piemontesi, hanno appreso ieri, lunedì 13, che martedì 7 luglio, nella sua abitazionenel vicino paese di Strambino, era stato assassinato un uomo di 56 anni con alcuni precedenti penali.
Per una settimanala Procura della Repubblica,che coordinava le indagini sulla morte, e i Carabinieri, che le svolgevano, hanno taciuto. Quando i cronisti sono venuti a conoscenza dell’accaduto dal passaparola degli abitanti e hanno chiesto informazioni ufficiali, hanno incontrato soltanto un muro di imbarazzato silenzio. Inquirenti e investigatori hanno, cioè, deliberatamente evitato di informare l’opinione pubblica arrogandosi loro il potere di decidere cosa,e se mai quando, i cittadini possono sapere di quanto accade. Una violazione plateale e clamorosa del diritto ad essere informato che l’art. 21 della Costituzione riconoscea ciascun italiano e del diritto-dovere di cronaca che è stato ripetutamente sancito dalla Corte Suprema di Cassazione , e dell’obbligo, ribadito dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, per magistrati eforze di polizia di tenere informati i cittadini. A Ivrea, quindi, si sta cercando di far diventare operante prima del tempo il ddl Alfano che attraverso l’obbligo della segretezza sulle attività di magistrati e inquirenti punta a negare l’informazione ai cittadini. Una informazione che per non divenire manipolazione deve essere corretta, compiuta e tempestiva. E le fonti pubbliche hanno un duplice dovere:non nascondere le notizie e non manipolarele informazioni, e fornire ai giornalisti gli elementi obiettivi di conoscenza di base. Per questi motivi il Presidente dell’Unci, Guido Columba, e il Gruppo Cronisti del Piemonte, hanno annunciato l’invio di un esposto al Consiglio Superiore della magistraturasul comportamento del Procuratore di Ivrea Elena Daloiso.