Disco verde dall’Aula di Montecitorio ad una prima norma a tutela anche dei giornalisti nel contrasto al fenomeno delle cosiddette “liti temerarie”. Si introduce il principio secondo il quale chi promuove un’azione giudiziaria in evidente malafede possa esser condannato ad una sanzione che tenga conto del valore della controversia. “Un rilevante primo passo – commentano il segretario generale Lorusso e il presidente Giulietti – che va nella direzione auspicata dalla Federazione nazionale della stampa”.
Via libera ad una prima norma per contrastare il fenomeno
delle cosiddette “liti temerarie”. Nell’ambito della riforma del processo
civile, l’Aula di Montecitorio ha approvato un emendamento, a firma dai
relatori, che prevede di sanzionare chi promuove azioni giudiziarie temerarie,
anche nei confronti di giornalisti, “nel caso in cui la parte soccombente abbia
agito o resistito in giudizio con malafede”.
La norma prevede la possibilità per il giudice di condannare “la medesima parte
soccombente al pagamento di una somma in favore della controparte, determinata
tra il doppio e il quintuplo delle spese legali liquidate” e “al pagamento di
una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che tenga conto
del valore della controversia, di importo determinato in misura non inferiore
al doppio e non superiore al quintuplo del contributo unificato dovuto per
l'introduzione del giudizio”.
Una disposizione che incontra il favore del sindacato dei giornalisti, secondo
il quale si tratta di “un rilevante primo passo – commentano il segretario
generale Lorusso e il presidente Giulietti – che va nella direzione auspicata
dalla Federazione nazionale della stampa, da mesi impegnata affinché siano
introdotte efficaci misure di contrasto al fenomeno delle querele e delle
azioni civili temerarie promosse a scopo intimidatorio nei confronti dei giornalisti”.
Certo, resta ancora molto lavoro da fare, ma “l’aver previsto che nel
sanzionare chi promuove un’azione giudiziaria in evidente malafede si tenga
conto del valore della controversia – sottolineano Lorusso e Giulietti – introduce
un elemento nuovo che, così come auspicato dalla Fnsi, dovrà portare
all’affermazione che la sanzione pecuniaria da applicare a chi si rende
colpevole di un’azione civile temeraria deve essere proporzionale all’entità
del risarcimento richiesto al giornalista con chiaro intento intimidatorio”.
I vertici della Federazione della stampa, “nel dare atto ai presidenti di
Senato e Camera e ai parlamentari di aver mostrato sensibilità a quello che è
anche un problema di democrazia e di libertà dell’informazione” anticipano quindi
che la Fnsi “continuerà a battersi per far sì che tale principio diventi una
norma qualificante per l’ordinamento giuridico italiano e come tale sia
inserita nella proposta di legge di riforma del reato di diffamazione
attualmente in discussione”.
Nei giorni scorsi il tema era stato al centro degli incontri tra il presidente
Giulietti e il segretario Lorusso e i presidente di Senato e Camera, Pietro
Grasso e Laura Boldrini.
(Foto di Marco Di Meo)