Oggi, venerdì 11 maggio, su iniziativa dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e dell’Associazione Stampa Romana, si svolgerà a Roma, nella sede della Fnsi, una manifestazione-dibattito con la partecipazione dei massimi dirigenti dell’Ordine Nazionale e del Sindacato dei giornalisti.”
Il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, approvato in prima lettura dalla Camera e trasmesso al Senato, tenta di regolare la delicata e complessa materia di quello che viene ritenuto il più invasivo strumento di indagine. Esso prevede infatti una serie di maggiori garanzie a tutela del diritto di difesa del cittadino inquisito e soprattutto del diritto alla Privacy di chi nulla ha a che vedere con l’esercizio dell’azione penale da parte del pubblico ministero. Per quanto riguarda i giornalisti è stato modificato l’art. 684 del codice penale che prevede ora l’arresto fino a trenta giorni o un ammenda da euro 10.000 a euro 100.000 per chiunque “pubblica, in tutto in parte, anche per riassunto o a guisa do informazione, atti e documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione”. La norma, identica nel contenuto a quella già modificata nel 1991, si differenzia soltanto nella misura dell’ammenda che prima poteva variare da un minimo di 51 euro a un massimo di 258 euro. A rafforzare i contenuti e l’ambito di applicazione della norma il disegno di legge ha ampliato i contenuti del codice di procedura penale prevedendo che tra gli atti di cui è vietata la pubblicazione rientrano quelli di indagine contenuti nel fascicolo del pubblico ministero, la documentazione e gli atti relativi alle conversazioni telefoniche. E, soprattutto, le richieste del PM e le ordinanze del Gip in materia di custodia cautelare. Tale divieto, sia pure in maniera implicita, esiste tuttora ma la norma è stata sistematicamente ignorata ed è praticamente caduta in desuetudine. Dai primi anni novanta nessuna Procura ha mai aperto un procedimento penale esclusivamente per questo reato che è e resta una contravvenzione e non un delitto come taluni volevano che diventasse. Il problema è capire se dopo l’inasprimento delle sanzioni, i pubblici ministeri modificheranno le loro strategia nei confronti dei giornalisti che continueranno a violare il segreto investigativo. Di certo sarà sempre più difficile pubblicare sui giornali i contenuti delle intercettazioni. Vero è che il divieto, da generico che era, diventa ora esplicito ed entra nei dettagli in quanto prevede le intercettazioni in generale, i flussi telematici , il traffico telefonico ed ovviamente i contenuti delle richieste e delle ordinanze di custodia cautelare che, come è noto, riportano integralmente il contenuto delle telefonate intercettate ma anche conversazioni ambientali e telefoniche che spesso riguardano persone estranee ai fatti del processo o che, comunque, risultano irrilevanti ai fini del procedimento. Il disegno di legge prevede anche il potere del Garante della Privacy di intervenire e ordinare, a spese dei responsabili, la pubblicazione dell'ordinanza che accerta l'illecito commesso dal cronista su uno o più mezzi di informazione. L'ordinanza dovrà poi essere trasmessa anche all'Ordine dei giornalisti, che potrà disporre le sanzioni disciplinari del caso. Le altre novità attengono alla raccolta illecita di intercettazioni telefoniche delle quali è ovviamente vietata la pubblicazione. Eventuali dossier raccolti in violazione del codice dovranno essere conservata in un archivio riservato per essere poi distrutti dopo cinque anni. Solo se questo materiale dovesse essere utilizzato in un procedimento penale, la distruzione avverrà dopo la sentenza definitiva. I centri d'ascolto saranno ridotti drasticamente dagli attuali 163 a 26: uno per ogni distretto di corte d'Appello. Infine il ministro della Giustizia dovrà determinare una sorta di canone annuo per rimborsare i gestori che fanno fronte alle richieste di intercettazioni e di tabulati sul traffico telefonico. Ogni procura, infine, entro il 31 marzo, dovrà inviare al Guardasigilli una relazione sulle spese sostenute sul fronte delle intercettazioni, affinché la Corte dei Conti possa esercitare il controllo sulla gestione amministrativa. L’argomento è estremamente delicato, in quanto attiene all’esigenza contemperare il diritto all’informazione e le misure finalizzate alla prevenzione dei reati, primo fra tutte il processo penale, nel quale si formano le prove e si ricerca la verità. Non v’è dubbio che da una parte esiste il diritto del singolo e della collettività di essere informati sull'attività giudiziaria, ma dall’altra è indispensabile garantire una concreta tutela di quello che è stato, sinteticamente, definito segreto investigativo, soprattutto a tutela delle persone ingiustamente o erroneamente coinvolte in un’inchiesta penale. C’è chi sostiene che nel vigente sistema processuale il segreto non ha più per oggetto l'intera fase delle indagini preliminari ma le singole attività, le quali ultime - a loro volta - sono segrete non per l'intera durata delle investigazioni preliminari, ma solo fino a quando esse restano ignote all'indagato. Una volta che tale divieto cade perché l'indagato è venuto legittimamente a conoscenza dell'atto di indagine, l'atto può essere oggetto di divulgazione. Il problema è stabilire fino a che punto cosa è pubblicabile da parte della stampa dal momento che il dare eccessiva pubblicità a quelli che sono, e restano fino al dibattimento, atti della pubblica accusa non finisca per influenzare quel giudice “terzo” del dibattimento che dovrà pronunciarsi sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato sulla base delle sole prove raccolte nel contraddittorio tra le parti processuali. L’Ordine dei Giornalisti del Lazio ha invitato alcuni tra i più autorevoli addetti ai lavori per dibattere su un tema di grande attualità ed interesse per tutti gli operatori del diritto e dell’informazione. IL PROGRAMMA Intercettazioni telefoniche: Segreto investigativo e diritto all’informazione Roma 11 maggio 2007 Sala Convegni Federazione Nazionale Stampa Italiana Corso Vittorio Emanuele 349 Ore 10.00 Bruno Tucci Ore 10.15 Vittorio Roidi Ore 10.30 Paolo Gambescia Ore 11.45 Gaetano Pecorella Ore 10.45 Giuseppe Caldarola Ore 11 Giuseppe Giulietti Ore 11.15 Francesco Cossiga Ore 12 Roberto Zaccaria Ore 12.30 Franco Coppi Ore 11.30 Giovanni Valentini Ore 12 Antonio Padellaro Ore 12,15 Luigi Ligotti Ore 12.30 Clemente Mastella Il dibattito sarà condotto e moderato da Roberto Martinelli