Il giornalista Lirio Abbate finisce di nuovo sotto attacco. A prendersela con il coraggioso cronista, questa volta, è il difensore di uno dei principali imputati di "Mafia Capitale", che nel corso di una udienza ha rivolto al collega espressioni offensive. "I giornalisti non sono bersagli da colpire con insinuazioni, dileggi, accuse gratuite e strumentali", rispondono all'unisono Fnsi, Ossigeno per l'informazione e Ordine dei giornalisti.
Lirio Abbate di nuovo sotto attacco. E questa volta gli attacchi arrivano dall'aula del tribunale dove si sta celebrando il processo “Mafia Capitale”, nel corso del quale il difensore di uno dei principali imputati ha rivolto espressioni offensive e insinuazioni gratuite al giornalista, il quale, fra l’altro, non ha alcuna veste processuale.
“Ciò è inaccettabile”, commentano Fnsi, Ossigeno per l'informazione e Ordine dei giornalisti che affidano ad una nota congiunta la preoccupazione per l'ennesimo caso di attacchi strumentali ai giornalisti, troppo spesso vittime di insulti e derisioni quando non di minacce e violenze.
Occorre evitare che nelle aule dei processi si delegittimi il difficile compito dei tanti valorosi giornalisti che con il loro lavoro forniscono ai cittadini elementi di conoscenza su fatti di evidente interesse pubblico e tutelare così i cronisti e “il fondamentale diritto di espressione che non è meno importante del diritto di difesa e deve essere tutelato con altrettanto scrupolo e attenzione”, fanno notare i rappresentanti dei giornalisti rivolgendosi al Presidente del Tribunale di Roma, al Procuratore della Repubblica e al Presidente dell’Ordine degli avvocati.
Ecco di seguito il comunicato congiunto di Fnsi, Ossigeno per l'informazione e Ordine dei giornalisti.
I giornalisti non sono bersagli da colpire con insinuazioni, dileggi, accuse gratuite e strumentali. Sono professionisti, svolgono una delicata funzione di pubblico interesse e per questo meritano rispetto e protezione. Eppure gli attacchi strumentali ai giornalisti, alcuni molto gravi e condizionanti, sono frequenti, come mostrano gli impressionanti dati di Ossigeno per l’Informazione: 528 intimidazioni nel 2015 e altre 32 nel primo mese del 2016. Questo fenomeno è preoccupante e non può lasciare indifferenti. Ed è allarmante ciò che è avvenuto a Roma il 29 gennaio e nei giorni precedenti.
Durante le udienze di “Mafia Capitale” e di altri processi di mafia, il difensore di uno dei principali imputati di associazione mafiosa ha deliberatamente e ripetutamente rivolto espressioni offensive e insinuazioni gratuite al giornalista Lirio Abbate, il quale, fra l’altro, non ha alcuna veste processuale. Il legale rivendica il diritto di insultarlo, di mettere in dubbio con sarcasmo la sua correttezza, di deridere i suoi meriti professionali universalmente riconosciuti. Ciò è inaccettabile.
Le critiche sono lecite, ma nessuno, per nessuna ragione, può mancare di rispetto a chi fa bene il proprio lavoro. Lirio Abbate ha fatto conoscere per primo, prima ancora che lo facesse la magistratura, come appare il quadro del potere criminale nella capitale e alcuni fatti di cui i processi in corso si occupano per accertare colpe e responsabilità. Questo è un merito, non una colpa. Com’è dovere di ogni giornalista, ha raccolto informazioni vere, che non erano evidenti e che non sono state smentite. Lo ha fatto nell’interesse pubblico, con perizia e rischio personale, esercitando il diritto di cronaca e di critica sancito dalla Costituzione. Merita i premi, i riconoscimenti, le onorificenze che gli sono stati assegnati. Non merita di essere pubblicamente deriso, dileggiato, denigrato in modo strumentale, offensivo e intimidatorio. Richiamiamo perciò l’attenzione delle istituzioni e degli organi costituzionali sugli attacchi che gli vengono rivolti e facciamo appello al Presidente del Tribunale di Roma, al Procuratore della Repubblica, al Presidente dell’Ordine degli avvocati affinché adoperino la loro autorevole influenza per impedire che all’interno dei processi si delegittimi il difficile compito di questo valoroso giornalista e degli altri che, come lui, forniscono ai cittadini elementi di conoscenza su fatti di evidente interesse pubblico. Invitiamo le parti processuali a rispettare e tutelare questi giornalisti e tutti coloro che, come loro, cercano la verità e diffondono informazioni nell’interesse dei cittadini. La libertà di informazione è un diritto fondamentale. Il diritto di espressione non è meno importante del diritto di difesa. Deve essere tutelato con altrettanto scrupolo e attenzione. Testimonieremo queste convinzioni assistendo alle prossime udienze del processo “Mafia capitale”.