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Dibattito 28 Set 2012

Nuova informazione: noi siamo per un giornalismo diverso da Sallusti. Isf: Italia fuori dall’Europa. Abruzzo: per la Corte di Strasburgo il carcere è deterrente contro la libertà d'informazione

Nuova Informazione - Ci spiace, ma questa volta non siamo della stessa opinione. Dissentiamo da molti autorevoli colleghi e da parecchi amici.Isf - “Il caso Sallusti allontana l’Italia dal mondo delle democrazie e lo avvicina a quello delle dittature “, lo dichiara Stefano Marcelli, presidente di ISF (Information Safety and Freedom), associazione per la libertà di stampa nel mondo.Franco Abruzzo - Alessandro Sallusti è stato condannato in appello, - negata la condizionale -,  a 14 mesi di galera per un articolo che non ha scritto. La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) di Strasburgo.

Nuova Informazione - Ci spiace, ma questa volta non siamo della stessa opinione. Dissentiamo da molti autorevoli colleghi e da parecchi amici.
Isf - “Il caso Sallusti allontana l’Italia dal mondo delle democrazie e lo avvicina a quello delle dittature “, lo dichiara Stefano Marcelli, presidente di ISF (Information Safety and Freedom), associazione per la libertà di stampa nel mondo.
Franco Abruzzo - Alessandro Sallusti è stato condannato in appello, - negata la condizionale -,  a 14 mesi di galera per un articolo che non ha scritto. La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) di Strasburgo.

NUOVA INFORMAZIONE - Ci spiace, ma questa volta non siamo della stessa opinione. Dissentiamo da molti autorevoli colleghi e da parecchi amici.
Il reato, ed è un reato, è la diffamazione. Realizzata attraverso la pubblicazione di notizie false. Notizie false mai rettificate e anzi amplificate da un editoriale, quindi non solo in un articolo di cronaca. Reato quindi riconducibile alla linea editoriale incarnata da un direttore responsabile. Noi stiamo con le parti lese e con la correttezza e la dignità della professione.
L’”opinione” di cui alcuni parlano a vanvera era un’incitazione all’odio e alla discriminazione, un inno alla pena di morte, una indicazione dei “mostri” da colpire.
La responsabilità di un direttore non è un vecchio arnese obsoleto, è l’obbligo, in questo caso come in altri ben retribuito, di sapere cosa si pubblica. Sia che lo scriva un cronista di provincia pagato due euro a cui non si è dato il tempo di verificare una notizia, sia che lo scriva uno spione confesso al servizio dei servizi.
Detto questo il carcere è una pena eccessiva? Lo è anche per chi rovina la vita di una tredicenne, dei suoi genitori, di un magistrato e di un medico? Ma se il codice prevede questo questo c’è, specie per un recidivo. Noi preferiremmo che un futuro Sallusti e un futuro “Dreyfus” venissero buttati fuori su due piedi dal novero delle persone che possono esercitare il faticoso dovere di informare correttamente i cittadini, ma le previsioni del codice non esistono a nostra insaputa.
Sallusti non andrà mai in galera, neanche “Dreyfus”, a meno che facciano qualcosa di veramente contrario alla loro natura raccontando qualcosa di vero dopo aver scassinato i Palazzi  per procurarsi le prove, magari pubblicando i contenuti di verbali e intercettazioni contro il volere dei loro referenti.
Se questa storia ci insegna qualcosa è che serve una riforma dell’Ordine, che ci consenta di denunciare , segnalare e definire una volta per tutte i falsari, e serve una norma sui reati di opinione, che sono altro ma sono stati astutamente richiamati in servizio, una norma per distinguere chi esprime un’opinione da chi incita al linciaggio raccontando falsità.
Sallusti paghi, e non faccia pagare le sue colpe a una categoria che non deve difendere pavlovianamente i suoi colleghi quando la infangano.
A margine, parlando di mistificazioni, sarebbe opportuno che un individuo come Farina non avesse l’opportunità di firmarsi con uno pseudonimo, Dreyfus, che è il cognome, reale, di chi era ben altro da lui.
Milano, 27 settembre 2012

 

ISF:  “IL CARCERE A SALLUSTI METTE L’ITALIA FUORI DALL’EUROPA”
“Il caso Sallusti allontana l’Italia dal mondo delle democrazie e lo avvicina a quello delle dittature “, lo dichiara Stefano Marcelli, presidente di ISF (Information Safety and Freedom), associazione per la libertà di stampa nel mondo.
“ Contenuti e forma dell’articolo del Giornale incriminato dalla magistratura sono del tutto ininfluenti rispetto al principio secondo il quale nessuno può essere punito con il carcere per le idee manifestate “, continua la nota di ISF. “ La libertà di espressione e quindi quella di stampa sono principi fondanti di ogni Costituzione democratica e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Lo hanno chiarito bene, proprio in questi giorni sia il governo francese che il presidente usa Barak Obama, i quali, pur condannando film e vignette blasfemi rispetto all’Islam, si sono rifiutati di prendere misure censorie o repressive nei confronti dei loro autori. Solo nelle dittature si censurano e incarcerano giornalisti ed artisti".
“Per restare in Europa- continua la nota di Marcelli- non è sufficiente rispettare gli standard economici, bisogna prima di tutto condividere il modello di democrazia che caratterizza la storia di questi Paesi “.
“Il collega Alessandro Sallusti deve restare libero e la legge italiana deve essere immediatamente cambiata; – conclude Marcelli -  solo così l’Italia potrà restare nel consesso dei Paesi civili e potrà garantire la libertà di stampa, che è un presidio essenziale per l’effettivo esercizio della democrazia. Non è con la repressione ed il carcere che si garantisce la qualità del giornalismo, ma con l’impegno della categoria a rispettare i principi dell’etica professionale ".

FRANCO ABRUZZO:  PER LA CORTE DI STRASBURGO IL CARCERE È UN DETERRENTE SULLA LIBERTÀ DEL GIORNALISTA

Alessandro Sallusti è stato condannato in appello, - negata la condizionale -,  a 14 mesi di galera per un articolo che non ha scritto. La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) di Strasburgo. Caso Kydonis v. Grecia (sentenza del 2 aprile 2009 – prima sezione, ricorso n. 2444/07).  “Giornalisti mai in carcere per il reato di diffamazione”. Condannata la Grecia. Per la Corte di Strasburgo, il carcere, previsto nei casi di diffamazione negli ordinamenti interni, ha un effetto deterrente sulla libertà del giornalista di informare, con effetti negativi sulla collettività che ha, a sua volta, il diritto di ricevere informazioni. In coda commento di Franco Abruzzo: “I giudici italiani sono tenuti ad  uniformarsi alle decisioni della Corte di Strasburgo e se dissentono possono porre la questione al vaglio della Corte costituzionale”.

In http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=9952

CASO SALLUSTI, PISICCHIO E GIULIETTI: NO AL CARCERE E NO ALLA DIFFAMAZIONE. PRESENTATA UNA PDL BIPARTIZAN

“Questa mattina abbiamo presentato una proposta di legge bipartizan, firmata da deputati giornalisti, per porre fine  all’arcaico e illiberale retaggio di una sub-cultura censoria che condanna i giornalisti al carcere e prevede la responsabilità oggettiva per i direttori responsabili”, dichiarano in una nota Pisicchio e Giulietti . “La nostra proposta –proseguono i due deputati-prevede anche la figura del Giurì per la composizione di eventuali conflitti tra giornalisti e lettori, al fine di evitare la giurisdizionalizzazione dei contenziosi e per poter offrire una tempestiva tutela al cittadino diffamato attraverso una rigorosa applicazione dell’istituto della rettifica. La figura del Giurì, che rappresentava parte integrante della nostra proposta di riforma dell’Ordine dei giornalisti, approvata in sede legislativa alla Camera e ferma da mesi al Senato, era stata stralciata dal governo precedente, come condizione per l’assenso alla legislativa. È utile ricordare-dichiarano ancora Pisicchio e Giulietti, che la previsione del Giurì rappresentava una parte fondamentale della proposta condivisa dall’Ordine dei Giornalisti e dalla FNSI.”
Oltre a Pisicchio (capogruppo API) e Giulietti (Misto, portavoce art.21), hanno sottoscritto la proposta, tra gli altri Carra (UDC), Moffa (capogruppo PT), Adinolfi (PD), Mazzucca (Pdl, già relatore della proposta sull’Ordine), Brugger (presidente del Gruppo del Misto), Napoli (FLI), Zazzera (IdV).

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