Equità, solidarietà, solidità, gradualità, responsabilità, sfida, impegno, spending review: queste le parole che più di altre tornano nel confronto che la categoria sta portando avanti riflettendo sulle proposte di riforma dell’Inpgi inviate qualche settimana fa dai vertici di via Nizza alle parti sociali, Fnsi e Fieg, e anticipate sul sito della Federazione nazionale della stampa. Un confronto articolato e approfondito, che di certo fa bene alla categoria stessa.
I giornalisti italiani stanno riflettendo e si stanno confrontando sulle ipotesi di manovra per il riequilibrio dei conti che l’Inpgi ha inviato alle parti sociali lo scorso 18 giugno e che la Federazione nazionale della stampa, inviandone copia alle associazioni regionali, ha anticipato sul suo sito internet. Della manovra si sta parlando nei territori, con alcune associazioni che hanno già organizzato incontri e dibattiti e altre che hanno già fissato la data delle assemblee da tenersi nelle prossime settimane, e sulla rete, con un acceso dibattito ospitato sui social network e alimentato attraverso newsletter e blog.
Alcune associazioni hanno deciso di pubblicare sui rispettivi siti web i documenti approvati, altre hanno inviato i loro contributi alla Giunta esecutiva, alcune hanno anche organizzato assemblee nelle redazioni. Ovunque è emersa la necessità di mettere mano ai conti dell’istituto, che negli ultimi anni ha sofferto a tal punto la tremenda crisi dell’editoria italiana, con la conseguente perdita di posti di lavoro e il sempre più massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, da ritrovarsi costretto a varare una serie di interventi volti ad assicurare la sostenibilità della gestione previdenziale dell’ente al fine di correggere in una visione prospettica lo squilibrio tra contributi e prestazioni.
Tra le prime associazioni di stampa che hanno affrontato l’argomento ci sono il sindacato abruzzese e quello marchigiano, che hanno poi pubblicato sui loro siti internet i documenti approvati dai direttivi.
Il Sindacato giornalisti abruzzesi – si legge sul sito del Sga – auspica, ad esempio, “che il confronto con le parti sociali sulla proposta presentata porti ad una soluzione di equità, di gradualità e solidarietà nell’individuazione e nell’attuazione delle misure per il riequilibrio dei conti” con particolare attenzione “alla salvaguardia al massimo livello degli ammortizzatori sociali”. “Equità, solidarietà, responsabilità condivisa e sostenibilità devono essere i principi ispiratori della manovra”, conclude il Sindacato giornalisti abruzzesi.
Più articolata la posizione del Sigim, Sindacato giornalisti marchigiani, che nel documento pubblicato sul sito dell’associazione elenca punto per punto le sue valutazioni. Quattro i temi sui quali il Sigim esprime parere favorevole (incrementi delle aliquote IVS; ipotesi di flessibilità nell'accesso alla pensione anticipata; previsione di clausole di salvaguardia; istituzione di un contributo di solidarietà da applicare a tutte le pensioni); 6 i punti che hanno invece riscosso parere sfavorevole: limitazione-sospensione delle prestazioni facoltative per assegni di invalidità e una tantum ai superstiti; innalzamento dei requisiti necessari ad accedere alla pensione di vecchiaia; innalzamento a 62 anni e 40 anni di contribuzione per l'accesso alla pensione di anzianità piena; determinazione delle nuove aliquote di rendimento per le contribuzioni future; ricalcolo delle pensioni ai superstiti; modifica delle disposizioni in materia di disoccupazione.
Il Sindacato giornalisti del Veneto focalizza invece l’attenzione sulla necessità del contributo di solidarietà; sul contenimento dei costi di gestione; sul bisogno di evitare il rischio “esodati” attraverso le già previste clausole di garanzia; sul mantenimento dell’accesso alla pensione per chi ha maturato 40 anni di contributi.
Di riforma “necessaria e non più rinviabile” parla anche il direttivo dell'Assostampa del Friuli Venezia Giulia, che poi pone l'attenzione su clausole di salvaguardia, prestazioni come quella della disoccupazione, una seria politica di allargamento della base contributiva anche attraverso un potenziamento dei servizi ispettivi dell'Istituto, ricongiunzioni fra diversi sistemi previdenziali e ritiene “opportuna una politica di spending review in grado di assicurare una riduzione dei notevoli costi di gestione dell'Istituto”.
Ultime ad esprimersi sono state l’Associazione stampa romana, che il 2 luglio ha pubblicato sul suo sito internet la “Bozza di manovra Inpgi. Aspetti di politica sindacale e quesiti tecnici” in cui evidenzia il rischio che si stia lavorando ad “un intervento di corto respiro”, torna a chiedere un “confronto più ampio possibile con la categoria e con gli organismi dirigenti dell’Istituto sul destino dell’Ente”, evidenzia problematiche di strategia sindacale aperte dall’ipotesi di manovra e rivolge, infine, alcuni quesiti ai vertici dell’Inpgi; e l'Associazione stampa toscana, il cui Consiglio Direttivo “ribadisce come prioritaria la strada di indurre gli editori ad un processo di inclusione contrattuale delle migliaia di collaboratori nella consapevolezza che solo così si potrà contribuire a riportare in equilibrio i conti dell’Istituto”, e chiede poi di evitare “il fenomeno degli esodati”, una progressione per i contributi di solidarietà “che tuteli maggiormente le fasce di reddito più deboli” e infine di difendere “l’attuale impianto degli ammortizzatori sociali”. E infine la Puglia.
Equità e solidarietà generazionale sono i punti condivisi su cui punta l'assemblea dell'Associazione della Stampa di Puglia. I giornalisti pugliesi chiedono che l'Istituto conservi la propria autonomia e la propria specificità, salvaguardando, in un orizzonte di sostenibilità dei conti, le prestazioni in favore dei colleghi più deboli. Vanno inoltre cancellati tutti gli istituti che appaiono il retaggio di stagioni e di una categoria che non esistono più: il mondo è cambiato, il Paese non cresce e anche i giornalisti devono rendersene conto. La pur necessaria riforma dell'Istituto - è l'auspicio dei giornalisti pugliesi - deve evitare il più possibile che si creino i cosiddetti scaloni. È altresì necessario volgere l'attenzione alle politiche per l'occupazione, sfidando gli editori sul terreno dell'inclusione contrattuale. Senza un'inversione di tendenza nelle politiche occupazionali - ammoniscono i giornalisti pugliesi - anche la riforma più equa e sostenibile si rivelerà inutile nel breve periodo.
“La manovra deve ispirarsi a un principio di equità, solidarietà (anche intergenerazionale) contemperando l’equilibrio finanziario con la salvaguardia di prestazioni adeguate e un efficiente Welfare di categoria”, scrive l'Associazione lombarda dei giornalisti al termine del Consiglio Direttivo del 6 luglio. “Una riforma che punti a riportare in equilibrio i conti nel medio-lungo periodo, a garanzia delle generazioni future e con criteri - si legge ancora sul sito internet della Lombarda - di solidarietà ed equità, deve avere alcune caratteristiche irrinunciabili: l’Inpgi non deve allinearsi alle regole dell’Inps; non vanno creati “scaloni” e vanno salvaguardati i colleghi “esodati” nonché quelli coinvolti negli stati di crisi; va mantenuta la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi; non va inserito l’aggancio dell’età pensionabile alla durata della vita media perché è un sistema che estrae il tema previdenziale dal tema sociale; vanno mantenute forme di flessibilità in uscita; occorre che l’intervento sugli ammortizzatori sociali sia limitato”.
“Un appello a fare davvero un patto generazionale affinché la riforma dell’Inpgi possa dare i frutti sperati, senza guerra di religione tra pensionati e colleghi in attività” arriva dall'assemblea organizzata dall'Associazione Ligure dei Giornalisti alla presenza del segretario generale Raffaele Lorusso. L’indicazione dei giornalisti liguri è che “la riforma, indispensabile per mantenere l’indipendenza dell’istituto e tutto ciò che consegue in termini di prestazioni previdenziali e di welfare, sia solidale e credibile. Che sia condivisa, nel rispetto dei diversi ruoli di Inpgi e di Fnsi”. I pensionati aderenti alla Ungp ligure hanno rimarcato la necessità della riforma e della solidarietà e un chiaro “no” al riuso di pensionati e prepensionati usciti dalle redazioni che tolgono spazi ai giovani, precari o lavoratori autonomi. Sul tema delle riforma è emersa anche la richiesta di un segnale politico concreto da parte del CdA e degli organismi Inpgi, con una revisione degli emolumenti agli amministratori dell’ente. Con la consapevolezza della necessità di essere solidali e di essere credibili dentro e fuori dalla nostra categoria e che “senza lavoro non c’è futuro e non ci sarà entro qualche anno nemmeno più welfare o previdenza”.