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Osservatorio sui media 13 Gen 2014

Notizie da lsdi.it Libertà di Stampa Diritto all’Informazione

In primo piano

La crisi dell’ editoria: senza ‘’sangue nuovo’’ nelle redazioni sarà duro sopravvivere

Fra le tante previsioni sul futuro prossimo del giornalismo ci sembra interessante riprendere quella delineata da Frédéric Filloux sul suo Mondaynote.com. Col suo consueto acume Filloux descrive rischi e opportunità per l’ informazione digitale – e ne affida il senso alla tabella qui accanto – spiegando che, se vogliono sopravvivere, le testate dovranno per forza trasformarsi in ‘’aziende tecnologiche’’ e adottare una serie di misure essenziali: pubblicità che richieda una migliore profilazione del pubblico; motori intelligenti per conservare lettori; analisi semantica come strumento obbligatorio se si vuole lavorare per un pubblico leale e disposto a pagare; giornalismo dei dati, ecc.
In parole povere, nel 2014 le redazioni potranno irrobustirsi se avranno le seguenti caratteristiche : ( a) essere velocissime nell’ iniettare nelle loro fila la quantità di sangue nuovo necessaria e ( b ) investire nella formazione per aggiungere le competenze, soprattutto quelle tecnologiche, richieste dal giornalismo moderno. >>

Il longform è trendy, ma gli editori vanno ancora a caccia di clic

Nel 2013 il longform journalism, il giornalismo narrativo, di approfondimento, è stato al centro di grande interesse negli Stati Uniti ma un servizio di questo tipo, che ha dei costi molto alti, produce lo stesso numero di clic di un contenuto aggregato o della foto sexy di Miley Cyrus. Gli editori e gli inserzionisti continuano a usare il metro del numero di clic, del traffico, e quindi il giornalismo longform deve trovare altre strade per sostenersi. Ma qualche azienda, come Chartbeat o Moat comincia ad usare strumenti diversi, misurando il numero di visitatori che tornano o , attraverso il movimento del mouse, quelle inserzioni che attirano di più.  >>

Il native advertising sul New York Times, come distruggere un tesoro nazionale

L’ uso esteso del native advertising accelererà il crollo del settore dei media. Giornali e uomini di marketing devono riprendere i sensi e fermare questa pratica, ora. Una durissima critica al sistema in grande ascesa del native ad viene da Tom Forensky, uno dei più ascoltati osservatori dell’ editoria digitale, in un articolo su Memeburn, dove giudica sciagurata la decisione del New York Times di ricorrere a questa nuova forma di pubblicità (‘’ingannevole’’). ‘’Il suo management continua a prendere cattive decisioni economiche. E sta rovinando un tesoro nazionale’’.  >>

La professione

Social media: giornalisti divisi fra scettici, pragmatici ed entusiasti

Rispetto all’ uso dei social network il 10-15% dei giornalisti sono ‘’scettici rifiutatori’’, il 5% sono ‘’entusiasti attivi’’ e tutto il restante 80-85% rientrano nella categoria dei ‘’conformisti pragmatici’’.
E’ il risultato di una ricerca, pubblicata da Digital Journalism ( un nuovo journal accademico edito da Taylor & Francis che si occupa delle trasformazioni del giornalismo nell’era digitale), in cui Ulrika Hedman e Monika Djerf-Pierre (Göteborg University) hanno analizzato come i giornalisti svedesi usano i social media studiando per 5 anni i comportamenti di 2500 professionisti, sulla base dei dati elaborati dallo Swedish Journalists Surveys. >>

Festival Perugia, a metà strada la campagna di crowdfunding

La raccolta di fondi online lanciata dal Festival internazionale del giornalismo di Perugia è a metà strada. Sono stati raccolti infatti (ore 11 del 12 gennaio) 48.756 euro sui 100.000 previsti dalla campagna. I donatori sono stati finora 588. Mancano 19 giorni e Lsdi (che lo ha già fatto, nel suo piccolo) invita tutti i suoi lettori che non avessero ancora dato un contributo, a farlo. >>

Editoria

Il declino della free press: saturazione del mercato e nascita dei monopoli

Nel 2007 in 31 paesi europei venivano diffuse ogni giorno 27 milioni di copie di quotidiani gratuiti: era il livello più alto raggiunto nella storia della free press quotidiana, cominciata nel 1995 nella capitale svedese, Stoccolma.
Poi è arrivata la crisi, la pubblicità è calata rapidamente e l’ unica fonte di ricavi del settore si è presto prosciugata, tanto che nel 2012 la diffusione era scesa a 15 milioni di copie. E dai 140 quotidiani censiti nel 2007 si è passati a 75 del 2012. In quasi tutti i paesi sono sopravvissute una o due testate. La situazione di concorrenza si è trasformata in monopolio.  >>

News Digest, l’ applicazione per mobile di Yahoo! che riassume automaticamente gli articoli

Un’ applicazione ‘’per non lasciarsi sfuggire niente di quello che accade sul web’’: due volte al giorno aggrega i principali articoli presenti su internet e ne fa automaticamente delle sintesi. E’ News Digest, che Yahoo! ha presentato al salone dell’ elettronica di Las Vegas. >>

Media e potere

Russia, il pugno di ferro di Putin sui media, la RIA Novosti liquidata e assorbita da una grande holding di stato

Dare al mondo una ‘’visione corretta’’ della Russia, ‘’aver chiara coscienza della propria missione: esprimere il proprio amore al paese ed evitare atteggiamenti oppositivi’’. E’ la linea che avrà la nuova agenzia, che confluendo nella “Agenzia di informazione internazionale Rossjia Segodnja'' (ovvero “Russia oggi”)”, perderà la sua autonomia.
Si intensifica il processo di statalizzazione del paese anche nel campo dei media annunciato da una nota presidenziale emessa qualche giorno fa da Putin. >>

Datagate: riprese in Francia le tesi di Morozov sulla deriva della sorveglianza

A sei mesi dall’ affare Snowden InternetActu rilancia la tesi che Evgeny Morozov aveva proposto alla fine di ottobre sul magazine del MIT, Technology Review, spiegando che essa dava una interpretazione molto interessante della vicenda >>

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