«Diciamo le cose come stanno: siamo di fronte a un atto di prepotenza politica. Con i partiti che pervicacemente impongono cambi alla guida di reti e testate. Ovviamente non è un giudizio sui nomi, tutti professionisti di indiscusso valore. Ma sul metodo». È quanto denuncia, in una nota, l'Esecutivo Usigrai.
«Questa – proseguono i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico – è l'ennesima prova che "fuori i partiti dalla Rai" è lo slogan ufficiale di chi siede all'opposizione. Poi, non appena andati al governo, muta in "serve un riequilibrio": ovvero, ora tocca a noi occupare. In attesa del prossimo giro».
Ancora una volta, incalza l'Usigrai, «è rinviata al prossimo giro la riforma della Rai. Così come il recupero del gap di genere: fino ad oggi su 8 testate e 3 reti generaliste avevamo solo 2 donne, da domani si scenderà a 1. Ora vedremo come l'amministratore delegato giustificherà questi cambi, e come il Consiglio di amministrazione si piegherà ai diktat dei partiti. Chissà se questa prepotenza si completerà accantonando il via libera definitivo al giusto contratto: in Cda vedremo chi pensa alle poltrone e chi ai diritti di lavoratrici e lavoratori».