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Sindacale 11 Mar 2008

Nasce lo sportello anti-mobbing per le giornaliste: avrà sede all'Aser In Emilia-Romagna già segnalati alcuni casi clamorosi

A una praticante giornalista avevano inserito una clausola nel contratto secondo il quale avrebbe dovuto passare l'esame da professionista entro due anni (pena il licenziamento). A un'altra giornalista sono arrivati tre richiami formali in un anno dall'azienda. Sono due dei tre casi "eclatanti" che si sono verificati nel mondo del giornalismo femminile emiliano-romagnolo in tre anni, ma l'Aser (Associazione stampa Emilia Romagna) e il Gus (Gruppo giornalisti uffici stampa) ne contano tanti altri, spesso e volentieri tra i precari

A una praticante giornalista avevano inserito una clausola nel contratto secondo il quale avrebbe dovuto passare l'esame da professionista entro due anni (pena il licenziamento). A un'altra giornalista sono arrivati tre richiami formali in un anno dall'azienda. Sono due dei tre casi "eclatanti" che si sono verificati nel mondo del giornalismo femminile emiliano-romagnolo in tre anni, ma l'Aser (Associazione stampa Emilia Romagna) e il Gus (Gruppo giornalisti uffici stampa) ne contano tanti altri, spesso e volentieri tra i precari

Il mobbing in redazione sembra essere molto diffuso in Regione, ma anche a livello nazionale. A soffrirne particolarmente le donne che lavorano negli uffici stampa, mondo notoriamente al femminile. Per loro nasce uno sportello "Rosa Mobbing" creato proprio da Aser e Gus che da ora si occupera' di raccogliere, proteggere e, in caso serva di difendere e tutelare le giornaliste, dando loro anche un supporto medico-psicologico. Un'indagine, portata alla presentazione del nuovo sportello, infatti, ha messo in evidenza che tra i giornalisti il rischio di mobbing e' quattro volte superiore a quello stimato negli altri luoghi di lavoro. Le giornaliste, che negli uffici stampa e negli uffici comunicazione sono preponderanti, il 74 e il 77,8% rispettivamente, hanno 17 possibilita' in piu' dei colleghi uomini di essere mobbizzate. Questo nonostante la preparazione, la lauree, i master e i riconoscimenti formali di competenza Assegnazione di mansioni dequalificanti, critiche continue, compromissione dell’immagine sociale all’interno dell’ufficio, a volte vera e propria persecuzione. E solo per citare alcune facce del mobbing, che significa “aggredire”. C’è chi definisce questo fenomeno una vera “tortura psicologica”. Indagini specifiche hanno rilevato che tra i giornalisti il rischio mobbing è quattro volte superiore a quello stimato in altri luoghi di lavoro. E in questo caso può essere un pericolo per la libertà e l’autonomia dell’informazione. A livello europeo l’8 % dei lavoratori è stato vittima di mobbing. Ne sono più frequentemente vittime le donne ed i precari. Nel centenario dell’anniversario dell’ 8 marzo i giornalisti dell’Emilia Romagna hanno riflettuto su questi dati e presentano lo Sportello Rosa Mobbing . “Abbiamo pensato come Aser e Gus di realizzare, grazie all’ausilio dello studio legale Cocchi-Pizzi uno Sportello Aser e Gus Rosa Mobbing, per poter dare un servizio il più possibile completo a questo fattore D, come è stato recentemente denominato dagli economisti – afferma Maria Luigia Casalengo, presidente Gus Emilia Romagna, che coordina la mattinata di presentazione dello Sportello – che hanno affermato che sarà proprio il lavoro femminile a far crescere l’Italia”. Casalengo chiarisce che “metteremo in atto questa iniziativa con la sinergia necessaria tra enti ed istituzioni, pubblico e privato, perché non si tratta di fare fronti opposti, ma che lo sportello funzioni e serva veramente a riportare l’attenzione sul diritto inalienabile della dignità della persona e del diritto universale di ricevere un’informazione veritiera”. Lo Sportello Rosa Mobbing sarà aperto nella sede Aser di Strada Maggiore 6 a Bologna (il lunedì pomeriggio dalle 15 alle 17 e su appuntamento il giovedì dalle 15 alle 17) e sarà un luogo dove le giornaliste potranno trovare consulenza, assistenza legale, informazioni, consigli e supporto medico-pasicologico. La struttura dello sportello è organizzata su due livelli di intervento: il front-office; la consulenza ed assistenza legale, completa del supporto tecnico-psicologico in materia di disagio lavorativo. “L’idea di mettere a punto questo sportello è venuta perché pensiamo che il nostro sindacato debba essere sempre di più un sindacato di servizio perché la nostra categoria è sempre meno protetta e le giornaliste sono sempre più calpestate”, spiega Camillo Galba, presidente Aser. Michela Cocchi, presidente del Gruppo di Lavoro Business & Human Rights dell’Unione Internazionale Avvocati, tocca anche il tema della prevenzione: “Questo sportello vuole essere un servizio di tutela ma anche uno spazio di formazione: occorre coscienza della propria posizione professionale. Lo Sportello Rosa Mobbing vuole fornire consulenza ed assistenza al disagio, ma anche prevenirlo”. Si calcola che in Italia “sono oggetto di mobbing un milione e mezzo di persone, per la metà donne. Nelle aziende editoriali viene fatto in modo scientifico e l’antologia del mobbbing nelle redazioni è piuttosto vasta”, ricorda Gerardo Bombonato, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, che invita il sindacato a farsi parte attiva ad esempio per avviare iniziative direttamente nelle aziende come ad esempio “un questionario anonimo per censire le situazioni di disagio dei vari colleghi e dove possibile attivare un protocollo anti-mobbing”. “Ora che si ricomincia a parlare del rinnovo del contratto di lavoro giornalistico si dovrà sempre di più tener presente il problema dei tempi nell’organizzazione del lavoro – specifica Marina Cosi, presidente Commissione Pari Opportunità Fnsi, ricordando alcuni temi della piattaforma presentata a suo tempo agli editori e fornendo nuovi spunti – nel dibattito per il contratto, noi del CPO siamo riuscite a far inserire la norma sul part time e la norma sul mobbing detta “anti-sopruso”. Tra gli obiettivi occorre togliere le occasioni di nascita del mobbing. Le strade sono due. Inserire, quanto sia possibile, più welfare e ‘cambiare le teste’. Noi giornalisti abbiamo una fortissima responsabilità e opportunità e le giornaliste per prime”. La necessità di concretezza di ogni iniziativa è al centro dell’intervento di Chira Costa, presidente Comitato Pari Opportunità Regione Emilia Romagna, che tra i tanti temi affrontati, dalla maternità alla costruzione di asili, propone che si crei sempre più una rete di Comitati Pari Opportunità che parta da Bologna agli enti più grandi del territorio per poi cercare di allargare al rete a tutta la regione “perché noi donne sappiamo cosa significa scambiare le esperienze, affrontare i problemi ed essere insieme per essere forti”. Analizzando quanto è stato detto, Gino Falleri (presidente nazionale Gus) riflette su come le nostre carte deontologiche dei giornalisti debbano tenere sempre più conto del fenomeno mobbing che si sta dilatando giorno dopo giorno e quindi come questo argomento vada sempre più codificato.

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