Dopo l’incontro con il presidente Giulietti, nel corso del quale sono stati denunciati pubblicamente alcuni casi di minacce e intimidazioni subite da giornalisti napoletani, sulla questione della sicurezza degli operatori dell’informazione è intervenuto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «Senza libertà di stampa non c'è democrazia» ha detto il ministro durante la conferenza stampa che si è tenuta a Napoli dopo il comitato per l’ordine e la sicurezza.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha accolto le denunce sui giornalisti
minacciati Fabio Postiglione, Luciana Esposito e Nadia Verdile, presentate dal
Sindacato unitario giornalisti della Campania, alla quale ha dato l’appoggio
anche l’Ordine dei giornalisti della Campania, e si è impegnato pubblicamente
ad intervenire in maniera determinata: «Sappiamo come la libertà di stampa sia
il polmone delle democrazie moderne e che dove non c'è democrazia non c'è
libertà di stampa e viceversa - ha detto il ministro durante la conferenza
stampa che si è tenuta a Napoli dopo il comitato per l’ordine e la sicurezza -.
La paura è il freno più forte alla libertà. Dunque esprimo non la vicinanza
morale e basta ai tre giornalisti minacciati ma anche la operosa azione del
prefetto Pantalone e di tutte le forze dell'ordine e della magistratura che
certamente non hanno risparmiato e non risparmiano energie per individuare i
responsabili di queste minacce». Martedì scorso il presidente della FNSI, Beppe
Giulietti, era intervenuto a Napoli, presso la sede regionale del sindacato,
per denunciare pubblicamente la situazione insostenibile dei colleghi costretti
a lavorare mettendo a rischio la propria incolumità. All’appello aveva già
risposto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Le schede dei giornalisti minacciati
FABIO POSTIGLIONE
Cronista di giudiziaria del quotidiano “Roma”, 35 anni, si occupa soprattutto
di camorra e lavora ogni giorno a molteplici casi. Dal mese di luglio a quello
di dicembre del 2015 ha subito ben sette danneggiamenti della moto e dell'auto
parcheggiate sotto casa. Un avvertimento inquietante con il quale chi vuole
intimidire agisce violando la sfera privata del professionista: “Sappiamo dove
abiti e dov'è la tua famiglia”, è il messaggio che passa e che può mettere a
dura prova l'equilibrio emotivo della persona coinvolta.
Non sappiamo a quale inchiesta siano riconducibili queste azioni, ma sono
almeno due i casi sui quali vi sono altre “tracce”. Il primo è quello che
riguarda il boss del Vomero Luigi Cimmino. Ci sono intercettazioni, agli atti
di una inchiesta, nelle quali si fa riferimento esplicito agli articoli del
“Roma” e alla necessità di fermare il giornalista.
Il secondo riguarda il boss ergastolano dei Quartieri Spagnoli Ciro Mariano,
che oltre ad avere inviato lettere alla redazione nelle quali attacca il
contenuto degli articoli e invita il giornalista ad “andarlo a trovare”, ha
inviato gli stessi familiari in redazione a minacciare il collega.
LUCIANA ESPOSITO
Giornalista pubblicista, vive una situazione ad alto rischio. Con il suo sito,
quindi senza la tutela di un giornale strutturato, ha denunciato la situazione
di forte degrado del Parco Merola a Ponticelli, quartiere ad altissima densità
criminale. Al suo lavoro giornalistico ha affiancato, ancora una volta senza la
tutela di una organizzazione, un impegno personale nel rione coinvolgendo anche
le istituzioni locali, che si sono attivate per la riqualificazione. Tra le
iniziative avviate, un progetto di street art, che prevede la realizzazione di
murales artistici sulle facciate delle case popolari, la pulizia delle fogne e
il recupero di un campo di calcio abbandonato. Quando alcune di queste
iniziative hanno cominciato ad intaccare gli affari di chi gestisce i traffici
illeciti nella zona, Luciana è diventata un nemico. Per ben due volte, tra
novembre e dicembre, è stata picchiata dai familiari del “ras” del Parco. Per
un periodo è stata costretta ad allontanarsi dalla città. La collega ha
denunciato anche strane commistioni, una su tutte: quando sulle facciate di uno
dei palazzi, tramite il progetto patrocinato dal Comune, è stato dipinto il
volto del pregiudicato aggressore. L'Amministrazione ha risposto prontamente
avviando la rimozione del murales. A Luciana continuano ad arrivare ancora
minacce.
NADIA VERDILE
Una reggia, quella di Carditello, nel comune di San Tammaro (Caserta) e 8
minacce di morte. Cinque per l’ex ministro Massimo Bray, 3 per la giornalista
de “Il Mattino”, Nadia Verdile. Dopo l’acquisizione al patrimonio dello Stato
della reggia, simbolo del degrado politico, sociale e culturale di un intero
territorio, i due sono entrati nel mirino della criminalità che non ha gradito
i riflettori accesi su un bene culturale posto tra due discariche di Stato e
molte abusive. Gli articoli sulle pagine del quotidiano hanno quasi tutti i giorni
raccontato le malefatte, l’assenza atavica di progettualità e soprattutto il
malaffare che intorno si consuma. Per quanto riguarda Verdile, due lettere di
minacce sono state inviate alla redazione napoletana de «Il Mattino» e una alla
redazione partenopea del «Corriere del Mezzogiorno». “Smettila di scrivere di
Carditello o sei morta tu e l’amico tuo” in fondo poi una croce in bella
mostra. Dal 13 febbraio (data della prima minaccia) ad oggi (altre due lettere
sono pervenute l’1 e il 3 settembre) nessuna novità. I carabinieri non hanno
informato la giornalista delle minacce che lo ha saputo solo dai colleghi del
giornale. A settembre, sei mesi dopo la prima minaccia, le è stato chiesto dai
carabinieri di Santa Maria Capua Vetere di autorizzare le indagini dei Ris. Non
ha nessuna protezione, nessun controllo. Massimo Bray ha la scorta quando viene
in Campania.
PER APPROFONDIRE
57 i giornalisti minacciati in Campania, ma la città non si
indigna
di Fabio Postiglione
Aggredita perché tentavo di informare sul degrado. Vi racconto
la mia esperienza a Ponticelli
di Luciana Esposito
Giornalisti minacciati, Giulietti: “Inchieste
siano collettive”. Incontro a Napoli con cronisti aggrediti
"Portiamo
le telecamere, le radio, i giornali nei posti in cui sono nate le inchieste e
gli articoli che hanno causato livori, minacce e aggressioni ai cronisti. Più
che la scorta armata, anche importantissima, serve la scorta mediatica, una
catena di colleghi che tornino in quei luoghi e tengano i riflettori accesi
perché mafie, camorra e malaffare, hanno paura dei riflettori e hanno bisogno
invece dell'oscurità". A Napoli, Giuseppe Giulietti, presidente della
Federazione Nazionale della Stampa incontra i giornalisti minacciati e
aggrediti per causa del loro lavoro di cronisti e lancia proposte concrete.
"Soprattutto - dice - quando un giornalista viene minacciato per il suo
lavoro occorre che le inchieste, gli articoli diventino collettivi. Si mette la
firma di tutto il giornale perché chi minaccia deve sapere che non c'è un solo
giornalista, ma un'intera comunità". Nell'incontro promosso dall'Ordine
dei giornalisti e dal Sugc (Sindacato Unico Giornalisti Campani) i cronisti
"vengono alla luce" e raccontano le intimidazioni, le minacce e le
aggressioni che hanno subito. Fabio Postiglione, 35 anni, che scrive per il
quotidiano Il Roma di cronaca nera e giudiziaria, ha detto che dalla scorsa
estate è stato minacciato sette volte per aver portato avanti un'inchiesta su
un giro di estorsioni. Fabio, finora, se l'è cavata con 1600 euro di danni.
Alla sua macchina hanno rotto di tutto: specchietto, lunotto, squarciato gomme,
spezzato l'antenna. Al motorino, hanno rotto il meccanismo di blocco del
volante e hanno provato a rubarlo. Soprattutto è stato inseguito fin sotto
casa, contromano. "La cosa che fa più rabbia - racconta - è la mancanza di
indignazione. E' il peso psicologico che devi sopportare. Vieni violato nella
tua intimità, solo per aver fatto il tuo dovere". A pagare le riparazioni
a motorino e macchina è stata la cooperativa che edita il giornale.
"Quella - conclude - è una famiglia, non una redazione e basta".
Luciana Esposito è autrice del blog www.napolitan.it e - racconta con voce ferma - ha "la
'colpa' di aver scritto del degrado in cui versa Parco Merola, spazio pubblico
di Ponticelli, quartiere nella zona di Napoli Est. Non è piaciuto quello che ho
scritto - sottolinea - La prima volta sono stata picchiata da una ragazza
incinta che mentre mi aggrediva, urlava "Fammi vedere come finisco sul
giornale". La seconda volta da una coppia, marito e moglie. Mi dicevano:
"Facci vedere come ci denunci". Ho denunciato e lo dimostro anche a
tutti quelli che in entrambe le occasioni hanno assistito senza
intervenire". Al fianco dei giornalisti campani minacciati c'è anche Sandro
Ruotolo, e Claudio Silvestri, segretario del Sugc, ha raccontato che
"vedere Fabio cedere, in riunione di redazione, fino alle lacrime, è stato
un pugno allo stomaco". Silvestri annuncia che farà in modo da portare il
tema delle minacce ai giornalisti all'attenzione del Comitato per l'ordine e la
sicurezza pubblica in programma nei prossimi giorni a Napoli con il Ministro
Angelino Alfano. Rosaria Capacchione, senatrice Pd, giornalista del Mattino
sotto scorta per minacce - aggiunge Silvestri - presenterà un'interrogazione
parlamentare. Di fronte alle minacce la difficoltà "è continuare a
lavorare come hai sempre fatto", sottolinea il sindaco di Napoli Luigi de
Magistris per il quale "bisogna tenere sempre alta la vigilanza
democratica". "Solo insieme si possono portare avanti le battaglie
per la libertà di informazione", sottolinea il presidente dell'Ordine dei
giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, per il quale i tempi sono maturi
affinché il Parlamento affronti il tema dei giornalisti minacciati e "la
questione delle querele temerarie" che, come le minacce, rappresentano un
ostacolo all'informazione libera. (Ansa – Napoli, 2 febbraio 2016)