È morto a Roma, nella notte fra l'8 e il 9 aprile 2022, il giornalista e scrittore Aldo Garzia, firma storica de "il manifesto", dove è stato a lungo caposervizio degli esteri ed inviato. È stato anche biografo del leader socialdemocratico svedese Olof Palme e del regista Ingmar Bergman. Aveva 68 anni.
Primo autore di una storia del gruppo di "il manifesto" ("Da Natta a Natta. Storia del Manifesto e del Pdup", Dedalo, 1985), legato profondamente alle figure intellettuali e politiche di Lucio Magri e Pietro Ingrao, Garzia ha seguito per più di venti anni le crisi internazionali nella redazione esteri: come inviato è stato testimone della prima fase della transizione spagnola a metà degli anni Settanta e ha dedicato una costante attenzione alla socialdemocrazia in Svezia e al regime comunista di Cuba, su cui ha scritto anche diversi libri.
Come giornalista parlamentare, Garzia si è occupato di molte crisi politiche italiane. Ha collaborato fino all'ultimo a 'il manifesto': soltanto pochi giorni prima di morire aveva inviato un articolo che, di fronte alla tragedia della guerra in Ucraina, rifletteva sulla figura di Willy Brandt e sulla sua dimenticata Ostpolitik. Aveva anche lavorato nelle redazioni di "Pace e guerra" e poi aveva diretto le riviste "Aprile" e "Palomar".
«Perdiamo con dolore non solo un prezioso collaboratore, ma un amico e un compagno con il quale abbiamo cominciato l'impervio percorso che si chiama ancora il manifesto», il ricordo della redazione affidato a Tommaso Di Francesco.
L'ultimo saluto ad Aldo Garzia lunedì 11 aprile tra le 8 e le 11.40 nella camera mortuaria dell'Ospedale San Camillo, salita San Carlo – traversa della Portuense, accanto al Forlanini a Roma.