È stato condannato a due anni e otto mesi di carcere per tentata violenza privata, aggravata dal metodo mafioso, ai danni del giornalista Paolo Borrometi, il 44enne siracusano Francesco De Carolis, fratello di Luciano, ritenuto dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia personaggio di rilievo del clan siracusano 'Bottaro-Attanasio', al quale il direttore del sito LaSpia.it e collaboratore dell'Agi aveva dedicato numerose inchieste.
La condanna è stata pronunciata dai giudici del tribunale di Siracusa al termine del processo che si è celebrato nell'aula della Corte di Assise del palazzo di giustizia. Il pubblico ministero aveva chiesto per l'imputato la condanna a tre anni e 2 mesi. «Gran pezzo di m...., appena vedo di nuovo la mia faccia, di mio fratello che oggi è la corona della mia testa, in un articolo tuo ti vengo a cercare fino a casa e ti massacro», erano alcune delle frasi che Francesco De Carolis aveva inviato lo scorso novembre al cronista in un file audio.
All'udienza erano presenti anche i rappresentanti dell'Usigrai, dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, dell'Associazione Siciliana della Stampa e dell'Assostampa Siracusa. Poco prima della requisitoria del magistrato, c'è stato il controesame dell'imputato che ha risposto alle domande in merito alla minacce di morte ammettendo i fatti e dichiarandosi pentito per le modalità di quei messaggi.
«Chi pensava di minacciare impunemente Borrometi avrà tempo ora di riflettere sulle sue scelte», è il commento del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso e del presidente Giuseppe Giulietti. «La Federazione nazionale della Stampa italiana, che, insieme con l'Ordine dei giornalisti, si era costituita parte civile – rilevano – proseguirà nel suo impegno dalla parte dei cronisti minacciati. Un grazie agli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto, che hanno rappresentato in questo processo il sindacato dei giornalisti».
Soddisfatti i due legali che hanno assistito la Fnsi. «Un giornalista ha avuto il coraggio, in un contesto mafioso, di dire la verità. La reazione è stata durissima, ma non tale da impedirgli di continuare a combattere. Oggi questa lotta, grazie anche alla Fnsi, che abbiamo rappresentato quale parte civile, trova ampio riconoscimento in una sentenza che, non è esagerato ritenere, farà storia e segnerà uno degli episodi più fulgidi del giornalismo di inchiesta. La condanna con l''aggravante mafiosa' costituisce il riconoscimento che nel nostro Paese l'informazione e la giustizia sono più forti di qualsiasi tentativo di intimidazione», dicono gli avvocati Francesco Paolo e Roberto Eustachio Sisto.
Di «sentenza storica» parla anche lo stesso Borrometi. «Sono veramente felice - dice -. Un ringraziamento alle forze dell'ordine e alla magistratura che sin dal giorno della mia denuncia si sono messi al lavoro per scongiurare il peggio nelle intenzioni di De Carolis. È una liberazione. Io non sono un superuomo, ho tanta paura. Spero che a Siracusa, dove in pochissimi denunciano, comprendano che denunciare conviene».
Per Borrometi si tratta del quindicesimo processo in cui è parte offesa per le minacce di morte ricevute da esponenti di clan diversi. Nel maggio 2017 è stato condannato dal tribunale di Ragusa Giambattista Ventura, considerato il reggente del clan Carbonaro-Dominante di Vittoria, che ha più volte minacciato il giornalista. In un altro processo, sempre a Ragusa, è stato condannato Gianni Giacchi. Il 10 aprile scorso la polizia di Pachino, su delega della Dda di Catania, ha scoperto l'organizzazione da parte del clan Giuliano di un attentato contro il giornalista che doveva essere compiuto con un'autobomba.