«La testimonianza di Marilù Mastrogiovanni non è stata una scelta casuale, perché si vuole rimarcare una direzione di marcia che ci siamo dati». Lo ha detto oggi a Bari il segretario nazionale della Fnsi, Raffaele Lorusso, durante la conferenza stampa organizzata per esprimere la vicinanza e la solidarietà del sindacato dei giornalisti alla collega Mastrogiovanni, minacciata per le sue inchieste sulla criminalità a Casarano e nel Salento.
«Ci sono – ha osservato Lorusso – tanti colleghi e colleghe, senza differenze tra nord e sud d’Italia, che sono continuamente sottoposti a minacce di vario tipo. Minacce fisiche come quelle che sta subendo la collega Mastrogiovanni, ma ci sono anche altre forme di minaccia molto più subdole: mi riferisco al fenomeno, tutto italiano, delle cosiddette querele temerarie. Alla politica, al ministro della Giustizia abbiamo chiesto di passare dalle parole ai fatti, varando una norma che sia semplicemente in linea con quanto deciso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: quando c’è una azione di risarcimento promossa nei confronti di un giornalista e quell’azione si dimostra infondata, chi ha promosso quell’azione deve essere condannato al pagamento di una sanzione pecuniaria proporzionata all’entità del risarcimento richiesto. Introdurre questo principio nel nostro ordinamento sarebbe un elemento di civiltà, oltre che una forma di deterrenza per chi pensa di indebolire il diritto di cronaca e intimidire il giornalisti».
«Sul fenomeno delle querele temerarie e delle minacce ai giornalisti abbiamo chiesto al governo e al ministro della Giustizia di intervenire quanto prima – ha incalzato il presidente Giulietti – visto che si sta riformando il codice penale. Una decisione del genere farebbe risalire il nostro Paese posizioni nella triste classifica mondiale sulla libertà di stampa che ci vede al 77esimo posto».
Non solo. I giornalisti, prosegue Giulietti, pagano «l’assenza di una legge sui conflitti di interesse, l’assenza di una legge che consenta alla governance del servizio pubblico radiotelevisivo di essere sganciata dal potere dei governi. Occuparsi di questi temi, occuparsi delle periferie della professione, illuminare le periferie distanti come le vicende che colpiscono i colleghi della Turchia – ha aggiunto Giulietti – significa restituire a questa professione la sua credibilità e qualità: la qualità della democrazia è direttamente proporzionale alla qualità dell’informazione. Senza l’informazione di qualità, la democrazia lentamente muore».
«Le minacce da parte di pubblici amministratori sono sempre più frequenti in Puglia – ha commentato il presidente dell'Assostampa Puglia Bepi Martellotta – e sono il segno di un imbarbarimento nei rapporti tra chi governa le nostre città e chi ha il diritto-dovere, sancito dalla Costituzione, di raccontare ciò che accade nei nostri territori. Saremo sempre al fianco di Marilù e di tutti i colleghi quotidianamente minacciati dai "poteri forti", anche quando non collusi con la criminalità organizzata, perché i cittadini pugliesi siano informati sempre e comunque di ciò che accade nella loro realtà».
«Quello che sto facendo è rimanere molto concentrata su quello che devo ancora scrivere, perché c’è ancora tanto da raccontare», ha detto Marilù Mastrogiovanni alle telecamere del Tg3 regionale.
MULTIMEDIA
Qui il link al servizio andato in onda nell’edizione odierna del Tg3 Puglia (dal minuto 7).