È iniziato questa mattina il processo, davanti al Tribunale collegiale di Siracusa, che vede imputato Francesco De Carolis per minacce di morte, tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso nei confronti del giornalista Paolo Borrometi. Francesco De Carolis, pochi giorni dopo le minacce di morte e del caso mediatico, è stato arrestato dalla Polizia di Siracusa e da quella di Ragusa per ordine della Procura distrettuale antimafia.
'Gran pezzo di merda, appena vedo di nuovo la mia faccia, di mio fratello che oggi è la corona della mia testa, in un articolo tuo, ti vengo a cercare fino a casa e ti massacro. E poi denunciami sta minchia, con le mani non c'è il carcere, pezzo di meda te lo dico già subito': erano queste le minacce di De Carolis inviate con un audio al cronista, direttore del sito La Spia.it e collaboratore dell'Agi, dopo alcuni suoi articoli d'inchiesta sul fratello Luciano, già condannato per associazione mafiosa.
Il processo a Siracusa è iniziato questa mattina, a seguito del rinvio a giudizio dell'imputato, e l'accusa è sostenuta dal Pm della distrettuale Antimafia di Catania, Alessandro Sorrentino. Si sono costituiti parte civile, oltre a Paolo Borrometi (con l'avvocato Vincenzo Ragazzi), la Federazione nazionale della Stampa (avvocato Roberto Sisto), l'Ordine nazionale dei giornalisti (avvocato Vincenzo Ragazzi) e l'Ordine regionale dei giornalisti (avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano). Prossima udienza il 21 maggio.
«La costituzione di parte civile nel processo a carico di Francesco De Carolis per minacce di morte e tentata violenza aggravata dal metodo mafioso nei confronti del giornalista Paolo Borrometi, costretto a vivere sotto scorta, non è soltanto un atto dovuto, ma anche e soprattutto un messaggio chiaro a quanti pensano di poter chiudere la bocca ai cronisti con la minaccia e con la violenza», commenta la Federazione nazionale della Stampa italiana.
La Fnsi, assistita dagli avvocati Francesco Paolo e Roberto Eustachio Sisto, ha scelto di essere al fianco di Paolo Borrometi, in questo processo in corso a Siracusa, e al fianco di altri colleghi minacciati nei processi a carico dei loro aggressori «perché chi colpisce un cronista colpisce il diritto dei cittadini ad essere informati. Quella delle minacce ai giornalisti, siano esse messe in atto con la violenza o con metodi più subdoli, come le querele bavaglio - conclude il sindacato - è diventata una vera e propria emergenza che le istituzioni sono chiamate ad affrontare mettendo adottando efficaci misure di contrasto».