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Fnsi 23 Nov 2007

Mille giorni senza contratto un record intollerabile

“Mille giorni senza contratto. Una cifra tonda, un record triste per tutti i giornalisti italiani. Quella di domani è una ricorrenza intollerabile per il Paese e per la contrattazione. La Segreteria della Federazione della Stampa lo ricorda alle giornaliste ed ai giornalisti, agli editori della Fieg e all’intero sistema delle imprese, alle Istituzioni.

“Mille giorni senza contratto. Una cifra tonda, un record triste per tutti i giornalisti italiani. Quella di domani è una ricorrenza intollerabile per il Paese e per la contrattazione. La Segreteria della Federazione della Stampa lo ricorda alle giornaliste ed ai giornalisti, agli editori della Fieg e all’intero sistema delle imprese, alle Istituzioni.

Mille giorni di duro scontro, la cui responsabilità è degli editori, ma che una ripresa immediata del dialogo e delle relazioni sindacali, può comporre restituendo serenità all’intero settore. Lo scontro contrattuale non è servito né al Paese né al mondo dell’informazione ed ha indebolito un settore che ha bisogno di coesione sociale e di obiettivi comuni. Specie nell’attuale difficile momento, mentre in Parlamento sono in discussione le leggi cardine sulla comunicazione, sulla Rai, sull’editoria, sul diritto di cronaca. La Fnsi ricorda i mille giorni del contratto mancato alla vigilia del proprio 25° congresso, che si apre lunedì prossimo 26 novembre a Bari e che proseguirà nelle giornate successive a Castellaneta Marina in provincia di Taranto. Nel nostro congresso in Puglia, rilanceremo le ragioni del negoziato, la disponibilità del Sindacato dei Giornalisti a trattare senza reciproche pregiudiziali. Nella nostra massima assemblea elettiva decideremo le linee strategiche per i prossimi anni, analizzeremo la situazione del mondo della comunicazione, confermando la convinzione che occorra affermare la dignità del giornalismo italiano, la necessità di tutele sia per i colleghi che hanno un rapporto di lavoro a tempo indeterminato sia per coloro che vivono in condizione precaria”.

@fnsisocial

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