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Internazionale 06 Nov 2006

Medio Oriente, appello Tavola della Pace – Articolo 21 Domani la manifestazione a Milano Le adesione di Paolo Serventi Longhi e dell'Usigrai

Lettera aperta al mondo dell'informazione "Non parlate di noi!" Parlate di loro.

Lettera aperta al mondo dell'informazione "Non parlate di noi!" Parlate di loro.

Il sangue e il terrore continuano a scrivere la storia del Medio Oriente. Eppure sui grandi mezzi d'informazione, pubblici e privati, del nostro paese si fatica a trovarne traccia. Di tanto in tanto un episodio più orripilante di altri diventa cronaca: cronaca dell'orrore, solo cronaca senza capo né coda, senza prima né dopo. Solo violenza dalla Terra Santa che si aggiunge alle altre violenze dell'Iraq, dell'Afghanistan o di casa nostra. Quasi mai un'analisi che aiuti a capire, un approfondimento, un'inchiesta che metta in luce le radici dei problemi, l'intreccio delle responsabilità, un dibattito che metta a confronto le diverse tesi politiche o le proposte per uscire da questa tragedia infinita. Eppure le domande sono molte. Cosa sta facendo l'Italia? L'Europa? Cosa c'è dietro a questo spaventoso silenzio della comunità internazionale? Cosa non si sta facendo per evitare che la prossima guerra ci scoppi ancora una volta in faccia? Fino a quando dovremo restare in Libano? Perché non andiamo anche a Gaza? L'Italia è stata chiamata ad assumersi importanti responsabilità in Libano e molte altre se ne dovrà ancora assumere per dare realmente una mano alla pace. Ma chi ne parla? Chi ne discute? Quando? Agli italiani è concesso, di tanto in tanto, di conoscere qualche fatto di cronaca nera: non di farsi un'opinione, di capire e dunque di agire. Come può accadere tutto questo? Non è forse compito quotidiano dell'informazione rivolgere uno sguardo attento alla realtà, contribuire alla formazione di un'opinione pubblica critica e consapevole, andare alla ricerca della verità, favorire la comprensione dei fenomeni più complessi che attraversano il nostro tempo? Di fronte all'escalation di guerre e tensioni che dal Medio Oriente continuano ad infiammare il mondo, all'ennesima strage di Gaza, al lucido discorso pronunciato l'altro ieri da David Grossman a Tel Aviv, rivolgiamo un appello a tutti i giornalisti, agli organi d'informazione, ai direttori delle reti e dei programmi radiotelevisivi, pubblici e privati, ai conduttori e responsabili delle trasmissioni di approfondimento perché si riaccendano i riflettori sul Medio Oriente, sui popoli che abitano questa regione a noi così vicina, sui responsabili della politica che hanno il dovere di agire subito, sulle tante organizzazioni della società civile e sui tanti enti locali che continuano a costruire ponti di pace, di solidarietà e di speranza laddove altri predicano solo impotenza e rassegnazione. Se si vuole ridurre il tasso di volgarità della nostra televisione è indispensabile aumentare il tempo dedicato ai grandi temi dimenticati del mondo, a cominciare dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. Non solo per conoscere cosa sta realmente accadendo ma soprattutto per capire cosa bisogna ancora fare. Di tutto questo si parlerà ampiamente nella manifestazione nazionale per la pace in Medio Oriente in programma a Milano il prossimo 18 novembre per iniziativa di numerose organizzazioni della società civile e di enti locali. Non ci interessa solo la quantità di tempo e spazio che verrà dedicata a questa straordinaria iniziativa di pace ma anche e soprattutto la quantità e la quantità del tempo e dello spazio che da oggi verrà dedicato ai problemi che sono al centro delle nostre preoccupazioni. Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace Giuseppe Giulietti, portavoce Associazione Articolo 21 Il Segretario Generale della Fnsi ha inviato al Tavolo della Pace la seguente nota: Cari amici della Tavola della Pace, aderisco molto volentieri alla Manifestazione nazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente del 18 novembre a Milano. Ritengo assolutamente condivisibile il comunicato-appello da Voi sottoscritto insieme all'Associazione Articolo 21. Credo anzi che occorra sviluppare le iniziative nei confronti dei media italiani, vittime ormai da tempo della sindrome dell'emergenza, per la quale si seguono gli eventi, anche la tragedia palestinese, quella irachena e la vicenda libanese, soltanto quando esplode il conflitto. Mantenere i riflettori nella straordinaria quotidianità della regione medioorientale, sulle conseguenze sempre più gravi della ghettizzazione del popolo della Palestina, significherebbe invece consolidare nell'opinione pubblica una coscienza di pace che viene invece ripetutamente rimossa. Aderisco pertanto all'appello, pur essendo nell'impossibilità di essere con Voi a Milano. In quel week end sarò infatti a Bruxelles per la riunione dell'Esecutivo della Federazione Internazionale dei Giornalisti. Parleremo di informazione nelle aree di crisi, delle censure e delle repressioni, e prepareremo una missione dei giornalisti di tutto il mondo in Israele. Grazie per il Vostro splendido lavoro. A presto. Paolo Serventi Longhi - Segretario Generale della federazione Nazionale della Stampa Italiana ''Il terrore e la morte devono far notizia sempre. Non possiamo rassegnarci al fatto che, di fronte all'inarrestabilità della violenza, le conseguenze che essa produce - nel mondo e nel Medio Oriente in particolare - siano divenute routine quotidiana. Ogni vita e' unica e irripetibile e ogni volta che una vita si spegne c'e' una storia di relazioni umane che viene bruscamente interrotta''. Lo sottolinea l'Usigrai che fa proprio l'appello della Tavola della Pace e di Articolo21: una sua delegazione parteciperà alla manifestazione che si svolgerà domani a Milano. ''La questione della pace - aggiunge il sindacato dei giornalisti Rai - deve essere argomento quotidiano: chi opera per renderla possibile deve poter avere attraverso i mass media l'attenzione dell'opinone pubblica''.(ANSA)

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