Marocco: oltraggio al Re
giornalista condannato
a quattro anni
di carcere
Sospese
le pubblicazioni
dei suoi due settimanali Protesta Reporters
sans frontières
Il 21 maggio 2003, il tribunale di prima istanza di Rabat ha condannato a quattro anni di carcere e al pagamento di 20 000 diram (circa 2 000 euro) di ammenda per il reato di "oltraggio al re", Ali Lmrabet, direttore dei settimanali Demain magazine e Douman, e corrispondente di Reporters sans frontières in Marocco. Per le due testate settimanali dirette dal giornalista, Demain e Douman, è stata decretata invece la "sospensione immediata della pubblicazione". Il giornalista, che aveva iniziato lo sciopero della fame il 6 maggio scorso, è stato prontamente arrestato e incarcerato. "Siamo increduli e costernati per questo verdetto. E’ un autentico processo politico quello a cui abbiamo appena assistito", ha dichiarato Robert Ménard, segretario generale di Reporters sans frontières. "La giustizia marocchina ha dimostrato, ancora una volta, di non saper dar prova di indipendenza. Noi chiediamo la liberazione immediata e senza condizioni del giornalista". "Per la prima volta, l’art. 400 del codice di procedura penale, che prevede l’arresto immediato dell’indagato, è stato applicato a un reato a mezzo stampa. Per giustificare il suo arresto immediato, secondo la corte Ali Lmrabet sarebbe quindi un pericoloso criminale", ha continuato Robert Ménard. "Del resto è evidente che condannare Ali Lmrabet a quattro anni di carcere costituisce una chiara minaccia anche per il resto della stampa indipendente", ha concluso il segretario generale dell’organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa. Vista l’emergenza determinata dai drammatici avvenimenti dei giorni scorsi in Marocco, Reporters sans frontières lancia un appello al re Mohammed VI, affinché dimostri con un gesto forte il suo attaccamento alla libertà di stampa, senza tabù né zone grigie, una vera libertà che oggi sembra invece essere stata pesantemente messa in discussione dalla condanna inflitta al giornalista. Riassunto dei fatti Il 13 mggio scorso, Ali Lmrabet è comparso davanti al tribunale per "oltraggio alla persona del re", "attentato all’integrità territoriale" e "attentato al regime monarchico". Gli articoli e le caricature incriminate riguardano la lista civile reale votata al Parlamento (documento ufficiale del ministero delle Finanze distribuito ai parlamentari), la storia della schiavitù, un fotomontaggio che rappresenta delle personalità politiche della monarchia e gli estratti dell’intervista di un repubblicano marocchino che si pronunciava a favore dell’autodeterminazione del popolo sahraoui. Contro Ali Lmrabet, il procuratore del re aveva chiesto la condanna al massimo della pena – cinque anni di carcere e 100 000 dirham (circa 10 000 euro) di ammenda – l’interdizione dalla pubblicazione delle testate da lui dirette e l’arresto immediato del giornalista (in applicazione dell’art. 400 del codice di procedura penale). Il giornalista che in quell’occasione era stato trattenuto dalla polizia per alcuni minuti, era stato poi rilasciato in seguito alle proteste dei suoi avvocati, mentre il giudizio della corte era stato messo in calendario per il giorno 21 maggio. All’inizio di maggio, il direttore della tipografia Ecoprint aveva fatto sapere a Ali Lmrabet che non avrebbe più potuto stampare le sue due pubblicazioni a causa delle insistenti pressioni a cui era stato pesantemente sottoposto. In seguito aveva aggiunto anche di essere ormai in disaccordo con la linea editoriale di Demain e Doumane. Il 6 maggio scorso, Ali Lmrabet aveva iniziato uno sciopero della fame per "fare valere (i suoi) diritti", "far cessare le ripetute intimidazioni contro il suo stampatore e contro altre tipografie disposte a stampare (i suoi) giornali" e per chiedere il rispetto della sua libertà di circolazione. Il 17 aprile scorso, all’aeroporto di Rabat mentre il giornalista stava per imbarcarsi su un aereo a destinazione Parigi, due agenti della Direzione di sorveglianza del territorio (DST) gli avevano intimato il divieto di uscire dal paese "su indicazione della DST". Le autorità marocchine avevano poi dovuto rivedere questa decisione nella settimana successiva.