Vlado Tanekski, il giornalista macedone accusato dello stupro e dell'omicidio di almeno tre anziane donne e incastrato dai suoi stessi scoop, è stato trovato morto oggi nella sua cella nel carcere di Tetovo con la testa immersa in un secchio d'acqua
Secondo la versione ufficiale del ministero della Giustizia macedone si tratterebbe di un suicidio anche se il portavoce della polizia Ivo Kotevski ha ammesso che sembra inspiegabile come "nessuno tra i compagni di cella e le guardie si sia accorto di quanto stava accadendo". "È morto come in un film dell'orrore", ha commentato Kotevski. Il direttore del carcere di Tetovo, Nuriman Tefiku, ha rivelato che il giornalista ha lasciato una lettera di addio sul suo letto. Tanevski, 56 anni, corrispondente del quotidiano 'Utrinski vesnik' da Kicevo, era stato arrestato venerdì scorso dopo che gli investigatori si erano accorti che negli articoli sugli omicidi di tre donne anziane da lui scritti erano contenuti dettagli mai svelati dalla polizia e che quindi solo l'assassino poteva conoscere. Il cronista - soprannominato 'Il mostro di Kicevo' dai suoi colleghi della stampa macedone dopo l'arresto - è stato dapprima tradito dal suo zelo professionale e in seguito incastrato dall'esame del Dna e dalle scarpe delle vittime gelosamente custodite in un ripostiglio della sua casa. Divorziato, due figli, Tanevski viveva appartato ed era ossessionato dal ricordo della madre defunta. Secondo gli inquirenti, infatti, le sue vittime avevano il solo torto di ricordargli sua madre sia fisicamente che per il lavoro svolto: erano tutte donne delle pulizie. Il cronista era accusato di aver rapito, stuprato e ucciso tre anziane e sospettato anche per la morte di una quarta donna. Il cronista aveva fatto a pezzi i cadaveri delle sue vittime e li aveva gettati, dopo averli riposti in sacchi di plastica, in una discarica. Per tali omicidi erano stati arrestati e condannati all'ergastolo due uomini, adesso scagionati. Tanevski aveva seguito come cronista i loro processi, dicendosi scandalizzato da come tanto orrore potesse accadere proprio nella sua Kicevo, una tranquilla cittadina di montagna di 30 mila abitanti ad un centinaio di chilometri dalla capitale Skopje. Gli investigatori macedoni stavano per interrogare Taneski anche sul suicidio di suo padre, avvenuto quando il cronista era un ragazzo e sulla morte della madre, avvenuta in circostanze definite "poco chiare" dalla polizia. In particolare, gli investigatori volevano fare luce su una inquietante coincidenza: il cadavere del padre era stato trovato con un cavo elettrico attorno al collo. Proprio come le povere donne uccise dal serial killer, che però ha preferito portare il suo segreto nella tomba. (ANSA)