«La dolorosa vicenda occupazionale dei giornalisti dell'Unità non è conclusa. Lo ricordiamo anche a Matteo Renzi che per un anno si cimenterà come direttore de Il Riformista». Lo affermano, in una nota, il Comitato di redazione dell'Unità e la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante.
«Parliamo – proseguono – dello stesso Renzi segretario del Partito Democratico nel periodo più buio per L'Unità: dall'avvento degli editori Pessina-Stefanelli, all'uscita del Pd dalla società editoriale, alla chiusura del quotidiano. La storia più recente ha raccontato la procedura fallimentare a carico degli editori Pessina-Stefanelli e l'acquisto all'incanto della testata fondata da Antonio Gramsci da parte dell'editore Alfredo Romeo, già proprietario de Il Riformista. "La vera notizia è il ritorno in edicola dell'Unità", dice Renzi, ma dimentica che il nuovo progetto editoriale ha lasciato fuori le giornaliste e i giornalisti dell'Unità che hanno vissuto sulla loro pelle l'epilogo della testata. Un'operazione, lo ribadiamo, che si manifesta non come un'opportunità per il pluralismo dell'informazione, recuperando una testata fondamentale per la storia democratica del Paese con il suo patrimonio professionale, ma come una mera speculazione editoriale».
«È la prima volta – concludono Fnsi e Cdr – che un'intera redazione, quella de Il Riformista scriverà le pagine della nuova L'Unità mentre si darà vita a una nuova redazione che sarà diretta da Matteo Renzi. All'editore Alfredo Romeo e al direttore Piero Sansonetti ricordiamo con forza che la vicenda dell'Unità coincide con la storia di 17 giornalisti e 4 poligrafici licenziati dopo il fallimento. Il tema occupazionale e professionale resta intatto».