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Giudiziaria 14 Lug 2008

Le inaudite perquisizioni al Corriere di Livorno e nelle abitazioni dei giornalisti pregiudicano l'attività della testata. La Fnsi invita il Ministero della Giustizia ad intervenire con urgenza

“La FNSI esprime preoccupazione, sconcerto e la più viva protesta per le perquisizioni in corso, presso la redazione del “Corriere di Livorno”, con sequestro dei file pc redazionali e presso l’abitazione del Direttore responsabile della testata, Emiliano Liuzzi, che sarebbero finalizzate alla ricerca delle fonti di notizie riservate che il giornale avrebbe illegalmente pubblicato.

“La FNSI esprime preoccupazione, sconcerto e la più viva protesta per le perquisizioni in corso, presso la redazione del “Corriere di Livorno”, con sequestro dei file pc redazionali e presso l’abitazione del Direttore responsabile della testata, Emiliano Liuzzi, che sarebbero finalizzate alla ricerca delle fonti di notizie riservate che il giornale avrebbe illegalmente pubblicato.

Con un provvedimento della Procura della Repubblica, che è difficile non definire inaudito anche per le modalità con cui è messo in atto, domani quasi certamente al giornale sarà, di fatto, vietato di andare in edicola. Allo stato attuale è infatti impossibile procedere alla lavorazione delle pagine perché sono in corso le copiature dei file di ciascun computer, dopo che si era addirittura immaginato il sequestro diretto di tutte le macchine di scrittura e memoria. Non solo: è stata anche decisa la perquisizione domiciliare verso tutti i redattori, professionisti e praticanti, della testata. Nell’abitazione del direttore, assente per ferie, non si è risparmiata la forzatura. Qualcosa del genere non si era mai visto, neanche per i casi più controversi del rapporto tra cronaca e giustizia. Va fatta immediata chiarezza! Al Ministero della Giustizia viene chiesta una verifica urgente, senza con ciò invocare privilegio alcuno per i giornalisti ma semplicemente perché si possano davvero comprendere la portata e il significato reale di iniziative che, allo stato, appaiono più che esagerate. Il Corriere di Livorno ha pubblicato in anticipo notizie su una retata? Se così fosse, dov’è il reato se chi doveva custodire questo segreto non certo un giornalista, che le notizie verificate ha l’obbligo di pubblicarle? Non risulta che gli arresti non ci siano stati. La FNSI, in attesa che tutti gli elementi del caso all’origine della vicenda siano conoscibili e verificabili, fa rispettosamente osservare all’Autorità giudiziaria responsabile che il segreto professionale dei giornalisti è tutelato sia dall’art. 10 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Uomo, come la Corte di Strasburgo ha avuto modo di ribadire nella sentenza Tillack verso il Belgio del 27 novembre 2007, la più recente di molte, sia dalla suprema Corte di Cassazione con la sentenza del 21 gennaio 2004. Nel caso in corso a Livorno, poi, risulta a questa Federazione che i tempi intercorsi fra l’emissione di una serie di provvedimenti cautelari da parte del magistrato e la loro esecuzione materiale siano stati assai lunghi, con ciò oggettivamente consentendo di fare qualsiasi ipotesi circa le modalità della diffusione delle notizie. La FNSI auspica, infine, che le dichiarazioni di organismi ufficiali della Magistratura, come da parte di numerosi magistrati, nel corso di molteplici occasioni di dibattito, a favore di una intensificazione del dialogo e del confronto, trovino riscontro coerente piuttosto che incomprensibili smentite, affinché la via maestra dei buoni rapporti fra Stampa e Magistratura si consolidi e conosca gli attesi positivi miglioramenti.

@fnsisocial

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