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Giornalisti 12 Gen 2016

“La professione giornalistica in Italia”, presentato il sesto Rapporto di Lsdi

Presentato in Fnsi il sesto Rapporto di Lsdi – Libertà di stampa diritto all’informazione sul lavoro giornalistico in Italia. Sono sempre meno i giornalisti dipendenti nelle redazioni e sempre più i giornalisti autonomi e atipici, i cui redditi però continuano a risentire della crisi: questi i dati principali della fotografia di una professione che invecchia.

Presentato in Fnsi il sesto Rapporto di Lsdi – Libertà di stampa diritto all’informazione sul lavoro giornalistico in Italia. Sono sempre meno i giornalisti dipendenti nelle redazioni e sempre più i giornalisti autonomi e atipici, i cui redditi però continuano a risentire della crisi: questi i dati principali della fotografia di una professione che invecchia.

Si intensifica il processo di espulsione degli occupati dal campo del lavoro giornalistico dipendente e si allarga l'area del lavoro autonomo. Aumentano gli iscritti all'ordine, ma solo meno della metà dei possessori di un tesserino ha anche una posizione contributiva. Si accentua il fenomeno dell'invecchiamento della professione, aumentano i pensionati, aumenta la percentuale di donne giornaliste, che però guadagnano in media meno degli uomini.
Il sesto Rapporto sulla professione di Lsdi conferma anche per il 2014 il trend che da 6 anni ormai caratterizza il mercato del lavoro giornalistico italiano e la percezione che della situazione si ha dentro e fuori dalle redazioni.
"Il 2014 è stato un altro anno di profondo malessere, un anno che ha visto acutizzarsi la crisi della professione e dei suoi organismi e indebolirsi ulteriormente il ruolo di polarizzazione dei media tradizionali nel campo del lavoro subordinato", cita lo studio.
E infatti quell'anno è costato un saldo negativo in termini occupazionali di oltre 1000 posti di lavoro subordinato, solo in parte sostituiti dall'incremento del numero di lavoratori autonomi.
Ci sono meno occupati stabili in quotidiani, periodici, Rai e tv locali, crolla l'occupazione nell'emittenza nazionale (-18%), cresce il numero dei giornalisti occupati in enti pubblici e privati e nelle agenzie di stampa.
E cresce di un centinaio di posizioni il numero degli iscritti all'Inpgi1 mentre diminuisce il totale degli attivi, con una riduzione della forza lavoro nel solo 2014 di 4,7 punti percentuali, riportando il totale degli attivi ai livelli del 2003.
Tra il 2011 e il 2014, periodo di vigenza degli sgravi contributivi disposti dall’istituto, si sono registrate 574 assunzioni di giornalisti: un quarto dei posti di lavoro (2.352) persi nello stesso quadriennio. E poi ci sono i contratti di solidarietà, per i quali l'ente di via Nizza ha speso quasi 15 milioni di euro (+ 23,1% sul 2013), mentre sono oltre 2000 le indennità di disoccupazione erogate dall'ente nel 2014.
E se cresce il numero dei giornalisti attivi, crescono meno le nuove iscrizioni all'Inpgi, anche se la Gestione separata raggiunge il record dei 40.534 iscritti, e quasi un dipendente su 2 produce anche reddito da lavoro autonomo.
Crescita che non è sinonimo di maggior ricchezza dei lavoratori. 4 giornalisti atipici o autonomi su 10 dichiarano reddito zero, 7 su 10 si collocano sotto i 10 mila euro, mentre resta sostanzialmente stabile la media dei redditi (di chi ne dichiara uno) che rimane 6,9 volte (per i co.co.co) e 4,7 volte (per i liberi professionisti) inferiore rispetto alla media dei lavoratori subordinati, stabile a 10.935 euro lordi annui (erano 10.941 euro nel 2013).
Qui il link al Rapporto 2015 (versione pdf).

@fnsisocial

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