Presentato in Fnsi il sesto Rapporto di Lsdi – Libertà di stampa diritto all’informazione sul lavoro giornalistico in Italia. Sono sempre meno i giornalisti dipendenti nelle redazioni e sempre più i giornalisti autonomi e atipici, i cui redditi però continuano a risentire della crisi: questi i dati principali della fotografia di una professione che invecchia.
Si intensifica il processo di espulsione degli occupati dal
campo del lavoro giornalistico dipendente e si allarga l'area del lavoro
autonomo. Aumentano gli iscritti all'ordine, ma solo meno della metà dei
possessori di un tesserino ha anche una posizione contributiva. Si accentua il
fenomeno dell'invecchiamento della professione, aumentano i pensionati, aumenta
la percentuale di donne giornaliste, che però guadagnano in media meno degli
uomini.
Il sesto Rapporto sulla professione di Lsdi conferma anche per il
2014 il trend che da 6 anni ormai caratterizza il mercato del lavoro
giornalistico italiano e la percezione che della situazione si ha dentro e
fuori dalle redazioni.
"Il 2014 è stato un altro anno di profondo malessere,
un anno che ha visto acutizzarsi la crisi della professione e dei suoi
organismi e indebolirsi ulteriormente il ruolo di polarizzazione dei media
tradizionali nel campo del lavoro subordinato", cita lo studio.
E infatti quell'anno è costato un saldo negativo in termini
occupazionali di oltre 1000 posti di lavoro subordinato, solo in parte
sostituiti dall'incremento del numero di lavoratori autonomi.
Ci sono meno occupati stabili in quotidiani, periodici, Rai
e tv locali, crolla l'occupazione nell'emittenza nazionale (-18%), cresce il
numero dei giornalisti occupati in enti pubblici e privati e nelle agenzie di
stampa.
E cresce di un centinaio di posizioni il numero degli
iscritti all'Inpgi1 mentre diminuisce il totale degli attivi, con una riduzione
della forza lavoro nel solo 2014 di 4,7 punti percentuali, riportando il totale
degli attivi ai livelli del 2003.
Tra il 2011 e il 2014, periodo di vigenza degli sgravi
contributivi disposti dall’istituto, si sono registrate 574 assunzioni di
giornalisti: un quarto dei posti di lavoro (2.352) persi nello stesso
quadriennio. E poi ci sono i contratti di solidarietà, per i quali l'ente di
via Nizza ha speso quasi 15 milioni di euro (+ 23,1% sul 2013), mentre sono
oltre 2000 le indennità di disoccupazione erogate dall'ente nel 2014.
E se cresce il numero dei giornalisti attivi, crescono meno
le nuove iscrizioni all'Inpgi, anche se la Gestione separata raggiunge il
record dei 40.534 iscritti, e quasi un dipendente su 2 produce anche reddito da
lavoro autonomo.
Crescita che non è sinonimo di maggior ricchezza dei
lavoratori. 4 giornalisti atipici o autonomi su 10 dichiarano reddito zero, 7
su 10 si collocano sotto i 10 mila euro, mentre resta sostanzialmente stabile
la media dei redditi (di chi ne dichiara uno) che rimane 6,9 volte (per i
co.co.co) e 4,7 volte (per i liberi professionisti) inferiore rispetto alla
media dei lavoratori subordinati, stabile a 10.935 euro lordi annui (erano 10.941
euro nel 2013).
Qui il link al Rapporto 2015 (versione pdf).