Cinque documentari, cinque storie di giornalisti minacciati dalle mafie per il proprio lavoro, cinque appuntamenti settimanali. È “Cose nostre”, la trasmissione con cui la Rai vuole illuminare, attraverso cinque esempi concreti, le vicende che troppo spesso vedono coinvolti tanti giornalisti italiani. In onda dal 9 gennaio.
Le storie di cinque giornalisti minacciati dalle mafie. E
attraverso i loro occhi, e il loro lavoro, uno sguardo inedito sull'Italia di
oggi e di domani. Con la trasmissione “Cose nostre”, che partirà il 9 gennaio,
la Rai si propone di dare luce e voce alle storie dei giornalisti minacciati
dalle mafie: cinque documentari, in onda per cinque settimane, che
racconteranno la vita e l'attività, difficile e piena di insidie, dei cronisti
che con coraggio e professionalità raccontano spesso in solitudine storie di
malaffare, corruzione e poteri illegali che possono costar care ai reporter, come
dimostrano i tanti episodi di violenza, le intimidazioni e le minacce subite da
tanti giornalisti.
Automobili date alle fiamme, aggressioni, insulti via social network, pallottole
inviate per posta, incursioni dentro casa, querele temerarie. Sono questi i
modi con cui le mafie tentano di condizionare la stampa italiana. Segno che per
i clan il consenso, il controllo del territorio e l'impunità passano anche dal
silenzio imposto ai giornalisti.
Le cinque storie raccontate dal Servizio pubblico saranno solo esempi di quanto
accade quasi ogni giorno a tanti, troppi giornalisti in Italia. Sono le storie
di Michele Albanese, calabrese, giornalista de “Il Quotidiano del Sud” e
consigliere nazionale della Fnsi; Arnaldo Capezzuto, napoletano, blogger de “ilfattoquotidiano.it”,
tra gli autori del libro “Il Casalese”; Amalia De Simone, campana, giornalista
di “Corriere.it”; Pino Maniaci, direttore della storica emittente siciliana “Telejato”;
Giovanni Tizian, calabro-emiliano, giornalista dell'Espresso.
“Cose nostre” è un programma di Emilia Brandi, Giovanna Ciorciolini, Tommaso Franchini.
Scritto con Danilo Chirico e Giovanna Serpico. Regia di Andrea Doretti.