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Vertenze 06 Gen 2009

L'assemblea di "Liberazione": "Il Prc non svenda il giornale" Sansonetti: "Nella Direzione del 12 gennaio mi sfiduciano? Vedremo"

I giornalisti di Liberazione - in vista dell'assemblea di confronto con il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero - esprimono la propria determinazione a tutelare il futuro della testata e i posti di lavoro. Per questo, secondo la redazione, e' necessario salvaguardare la garanzia del finanziamento pubblico, chiamando il Prc alle sue responsabilita' e diffidandolo dall'accedere disinvoltamente a qualsivoglia ipotesi di svendita

I giornalisti di Liberazione - in vista dell'assemblea di confronto con il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero - esprimono la propria determinazione a tutelare il futuro della testata e i posti di lavoro. Per questo, secondo la redazione, e' necessario salvaguardare la garanzia del finanziamento pubblico, chiamando il Prc alle sue responsabilita' e diffidandolo dall'accedere disinvoltamente a qualsivoglia ipotesi di svendita

Assemblea sindacale a Liberazione - che ha discusso dell'interezza delle proposte in campo, ''o meglio della loro attuale oscurita''' - al termine della quale e' stato diffuso un comunicato che smentisce nettamente notizie di una bocciatura da parte dell'assemblea della proposta del direttore Piero Sansonetti di dar vita a una cooperativa di giornalisti. ''L'assemblea sindacale della redazione - recita il comunicato - ha discusso l'interezza della situazione venutasi a creare dopo la revoca del percorso di trattativa avviato, in seguito alla decisione della direzione del Prc di bocciare il piano di ristrutturazione elaborato dal Cda della societa' editrice pur formalizzato al sindacato tramite la Fieg e in seguito, inoltre, all'annuncio della lettera d'interesse per l'acquisto della maggioranza delle azioni, poi rivendicata dall'editore Luca Bonaccorsi. Una situazione gia' denunciata da precedenti comunicati del Cdr cosi' come da una severa nota congiunta della Fnsi e dell'AssoStampa romana''. "E, soprattutto in vista dell'assemblea di confronto con il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, richiesta espressamente dalla redazione e dal Cdr, è stata ribadita la determinazione delle giornaliste e dei giornalisti di Liberazione a tutelare il futuro della testata e dei posti di lavoro: dunque a salvaguardare anzitutto la garanzia del finanziamento pubblico e perciò a chiamare il Prc di cui il quotidiano è organo alle sue intere responsabilità per l'avvenire, diffidando dall'accedere disinvoltamente a qualsivoglia ipotesi di svendita che possa far perdere al giornale la certezza della sua identità». Il Comitato di redazione di Liberazione, conclude la nota: «Rritiene fatto grave che si riferisca di un'assemblea sindacale senza informarsene e neppure verificare presso il Cdr stesso; e diffida chi gioca sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, con cecità anche politica, ad oltrepassare i limiti dettati dalle regole e dalla decenza». La cosa più ragionevole? Tornare sulle proprie decisioni, approvare il piano di ristrutturazione ed iniziare la trattativa coi sindacati: ogni altra soluzione (come la vendita) assomiglia molto più a un suicidio che ad altro. Ci sono ancora 4-5 giorni per ragionare. Possono esser sufficienti. È quanto scrivono nell'editoriale di domani su 'Liberazionè il direttore Piero Sansonetti e il vice-direttore, Simonetta Cossu dopo la denuncia del CdR che nella Direzione Nazionale del 12 gennaio Sansonetti sarà sfiduciato. «La maggioranza del Prc ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione. Ha convocato una riunione di direzione, che si svolgerà lunedì prossimo, e ha annunciato che in quella sede sfiducerà il direttore attuale - cioè mi sfiducerà - e nominerà i nuovi direttori. Sono - dice nell'editoriale Sansonetti - abbastanza orgoglioso del plurale: l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione...Vedremo come andrà questa riunione di Direzione. Non ho molto da dire sul merito della decisione. I proprietari, secondo la legge, sono padroni di fare quello che vogliono. E lo fanno coi mezzi che ritengono giusti e adeguati. Compreso - come è successo nel nostro caso - la destituzione senza motivi di un intero consiglio di amministrazione, è un caso unico nella storia dell'editoria, decisa con una manciata di voti di maggioranza. Per quel che mi riguarda, mi limito a presentare un bilancio sull'anno che si chiude». "Sappiamo che oggi Liberazione è «un buon giornale, autorevole, che gode di una notevole considerazione, che pesa nel mondo politico, sappiamo che - precisano Sansonetti e Cossu - è una delle poche cose di prestigio restate a sinistra, che ha un'ottima redazione, molti collaboratori di qualità, moltissime idee, ha capacità di pensiero, di battaglia e di informazione. E questo è il frutto di molti anni di lavoro, guidato da diversi direttori tra i quali cito solo i due più importanti: Lucio Manisco, che lo ha guidato ai primi passi, e il grande Sandro Curzi». Ora però, «parliamo del 2008, che, in Italia, è stato l'annus horribilis della sinistra. In questo annus horribilis, Liberazione, per fortuna, ha resistito. Ha qualche acciacco economico, ma le vendite reggono e la diffusione è enormemente aumentata. Nel 2008 abbiamo venduto in edicola più o meno le stesse copie del 2007, risultato francamente clamoroso, visto che tutti gli altri giornali hanno perso copie e visto che il partito di riferimento, e cioè il Prc, è stato ridotto ai minimi termini. Ma il risultato eccezionale lo abbiamo realizzato fuori dalle edicole. Perchè nel corso di questo anno appena concluso, Liberazione ha introdotto due novità che hanno quintuplicato la sua influenza. Innanzitutto mettendo on-line il giornale sin dal mattino e in questo modo acquistando alcune decine di migliaia di lettori al giorno su internet. E poi con la Free-press, che è stato un esperimento straordinario e di grande successo. La free-press è l'edizione pomeridiana di Liberazione, che produciamo da marzo, e distribuiamo in 100 mila copie al giorno tra Roma e Milano. Ne abbiamo realizzati circa 120 numeri (dal lunedì al giovedì con interruzione estiva) diffondendone più o meno 12 milioni di copie». Questo vuol dire che «il giornale quest'anno ha distribuito circa 15 milioni di copie, contro i tre milioni di copie degli anni ruggenti, cioè dei primi anni del decennio, quando i giornali (e i partiti di sinistra) andavano a gonfie vele. Quintuplicare la propria diffusione in anni di crisi nera non è un cattivo risultato (senza tenere conto delle decine di migliaia di lettori via internet) e credo che sia il segreto del forte aumento della nostra influenza nella vita politica. Queste cifre ve le abbiamo fornite anche per por fine alle continue polemiche sulla crisi di Liberazione, alimentate da molte parti e che oltretutto producono danni economici notevoli al giornale, che noi vorremmo fermare. Danni, perchè si rende più difficile la raccolta della pubblicità e danni perchè le voci offrono alimento alle campagne di boicottaggio del giornale. Talvolta a fornire cifre disastrose su Liberazione sono addirittura i dirigenti del partito. E questo non va bene, ed è anche abbastanza paradossale. Io sono molto vicino al partito e - aggiungono - alle sue difficoltà politiche ed elettorali, però penso che in ogni polemica, anche nelle polemiche interne, bisognerebbe mantenere il senso della misura e della realtà. Voglio dire: stiamo ai dati certi. Per esempio ai risultati elettorali più recenti, quelli dell'Abruzzo. Il Prc passa dai 36.000 voti del 2005 ai 15.000 voti raccolti alle regionali di dicembre. Perde circa il 60% del suo elettorato. Liberazione nello stesso periodo perde il 22% in edicola e in compenso guadagna il 400% con la diffusione free-pres. È ragionevole che il partito rimproveri a Liberazione un cattivo risultato? Vedete un pò voi. Detto questo, non possiamo nasconderci che un problema c'è ed è drammatico. Il problema economico. Liberazione è sempre costata al partito una cifra che oscillava tra il milione e i due milioni di euro. Cifra considerata ragionevole per sostenere un giornale che comunque offriva molta visibilità al Prc e stimolava il suo dibattito e la sua crescita culturale e politica". (AGI)

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