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Giudiziaria 16 Lug 2007

La Rai non reintegra Oliviero Beha: scatta la denuncia penale

"Il giudice del lavoro ha ordinato alla Rai, dapprima con un provvedimento cautelare e poi con una sentenza, di far lavorare Oliviero Beha. La Rai non ha eseguito. La legge prevede come reato l'inottemperanza ad una sentenza": l'avvocato Domenico D'Amati spiega così ad Articolo21 le ragioni che lo hanno portato ad avviare un procedimento penale sulla vicenda di Oliviero Beha per il mancato reintegro dopo una sentenza a lui favorevole

"Il giudice del lavoro ha ordinato alla Rai, dapprima con un provvedimento cautelare e poi con una sentenza, di far lavorare Oliviero Beha. La Rai non ha eseguito. La legge prevede come reato l'inottemperanza ad una sentenza": l'avvocato Domenico D'Amati spiega così ad Articolo21 le ragioni che lo hanno portato ad avviare un procedimento penale sulla vicenda di Oliviero Beha per il mancato reintegro dopo una sentenza a lui favorevole

"Noi - afferma D'Amati - chiediamo la verifica di questa ipotesi di reato e anche l'accertamento delle ragioni del comportamento della Rai, che non ha mai motivato l'emarginazione inflitta a Beha. Dal momento che egli ha sempre fatto bene il suo lavoro, non può trattarsi di ragioni professionali. Chiediamo anche la verifica dell'ipotesi di abuso di ufficio, dal momento che gli amministratori della Rai sono equiparati ai pubblici ufficiali, ed altro". "Un'ipotesi investigativa interessante - conclude l'avvocato - è stata prospettata in un'intervista all'espresso dai magistrati Narducci e Beatrice della procura di Napoli che stanno conducendo l'indagine su Calciopoli che hanno detto che Oliviero Beha è stato estromesso dal circuito professionale per aver avuto il coraggio di denunciare un malcostume sportivo...". Articolo21 - afferma il portavoce Giuseppe Giulietti - "non può che condividere la denuncia dell' avvocato Domenico D'Amati. Ed è del tutto evidente che, per ragioni a noi non chiare, c'è un accanimento del tutto particolare nei confronti di Oliviero Beha, ragioni non comprensibili dal punto di vista professionale ma anche alla luce delle diverse sentenze che hanno riconosciuto i diritti di Beha". (ANSA)

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