Pescara - Il quotidiano on line abruzzese PrimaDaNoi.it è stato condannato dal giudice di Ortona Rita Carosella al pagamento di 5 mila euro, più spese processuali, per aver conservato nel proprio archivio un articolo di due coniugi arrestati nel 2006 il cui procedimento è stato poi archiviato nel 2008.
La redazione aveva curato costanti aggiornamenti nel tempo anche il Garante della privacy aveva respinto il ricorso dei due perchè «il trattamento dei dati personali è stato effettuato nel rispetto della disciplina di settore per finalità giornalistiche».
Motivo della condanna inflitta a PrimaDaNoi.it dal tribunale ordinario? Proprio la «violazione della privacy», scrive il giudice, sostenendo che il quotidiano ha tenuto per ben 5 anni, «e lo è ancora» (fino al momento della condanna, ndr), l'articolo incriminato «sulla prima pagina del giornale».
Per il giudice l'articolo doveva essere cancellato nell'ottobre del 2008, a sei mesi dall'ultimo aggiornamento, perchè secondo lei «era trascorso sufficiente tempo perchè le notizie potessero soddisfare gli interessi pubblici».
Se «si possono condividere i presupposti dell'esercizio di diritto di cronaca del giornalista, la verità storica e la continenza formale della notizia (ovvero l'articolo era perfetto, ndr), e l' interesse pubblico» la tutela della Privacy però ha la meglio, sostiene il giudice.
«L’organo più autorevole in tema di privacy si era già espresso dando torto marcio ai ricorrenti», commenta il direttore responsabile ed editore di PrimaDaNoi.it, Alessandro Biancardi. «Il problema di contemperare privacy e cronaca esiste e per questo è urgente una legge che stabilisca criteri. Anche per questo è sostanzialmente ingiusto far pagare a qualcuno questo vuoto normativo».
Il direttore denuncia inoltre il fatto che la sentenza si basi sul fatto «falso» che siccome l’articolo è stato per cinque anni sulla «prima pagina del giornale» ha prodotto un danno ai ricorrenti nell’onore. «L'articolo è rimasto in home page un solo giorno, era il 23 marzo 2006. Su questa affermazione falsa, e non provata dai ricorrenti, è probabile che si sia creata la convinzione del giudice. Non vorremmo che si sia fatta confusione tra la prima pagina del giornale e la prima pagina del motore di ricerca, totalmente estraneo al quotidiano: in questo caso l’errore sarebbe davvero disarmante».
L'articolo era stato redatto rispettando i criteri fondamentali del codice deontologico dei giornalisti (verità sostanziale dei fatti, interesse pubblico e continenza nel linguaggio) e non era mai stato contestato nel merito nemmeno dai ricorrenti. «E' folle», chiude Biancardi, «che pur scrivendo un articolo perfetto si debba subire una condanna per aver leso l'onore dei protagonisti».
PrimaDaNoi.it, difeso dall'avvocato Mauro Talamonti, farà ricorso e sarà la Cassazione a doversi pronunciare.
La ricostruzione intera della vicenda si può trovare a questo link dove sono pubblicati anche due documenti integrali: la sentenza del giudice e il parere del Garante della Privacy.
http://www.primadanoi.it/modules/articolo/article.php?storyid=5132