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Il primo numero della Nuova Sardegna (Foto: @lanuovasardegna)
Editoria 17 Set 2021

La Nuova Sardegna festeggia i 130 anni, due giorni di eventi a Sassari

Il 9 agosto 1891 un gruppo di intellettuali e politici sassaresi fece stampare il primo numero del settimanale che il 17 marzo 1892 divenne quotidiano. Chiuso nel 1926 dal fascismo, riprese le pubblicazioni nel 1947. Una festa «per parlare di futuro», anticipa il direttore Antonio Di Rosa.

«Due giorni di festa per parlare di futuro». Così Antonio Di Rosa, direttore del quotidiano La Nuova Sardegna, anticipa il weekend di eventi per i 130 anni del giornale. Dall'inizio dell'anno sono state tante le iniziative, ma l'appuntamento clou va in scena da oggi, 17 settembre, in piazza d'Italia a Sassari. Il salotto buono della città, in cui La Nuova Sardegna è nata e ha solide radici, ospiterà incontri, dibattiti, eventi, concerti, interviste e testimonianze.

Di Rosa sarà il padrone di casa, affiancato da Anna Piras, giornalista Rai, già caporedattrice regionale e oggi vicedirettrice di Rai Parlamento. Ci saranno Roberto Briglia e Gianni Vallardi, presidente e ad di DbInformation, che dal 2016 edita il giornale. Con i principali attori politici, istituzionali, economici, sociali e culturali dell'isola ci saranno, in presenza o in collegamento, i ministri della Transizione ecologica, dell'Istruzione e dello Sviluppo economico, Roberto Cingolani, Patrizio Bianchi e Giancarlo Giorgetti (i primi due oggi, il terzo domani), e giornalisti come Bianca Berlinguer, Giovanni Floris e Lucia Annunziata, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, e Carlo Bonini, vice direttore di Repubblica.

Il 9 agosto 1891 intellettuali e politici sassaresi – fra cui Enrico Berlinguer, il nonno dell'ex segretario del Pci, Pietro Satta Branca, Giuseppe Castiglia e Antonio Stara – fecero stampare il primo numero del settimanale La Nuova Sardegna, che il 17 marzo 1892 divenne un quotidiano. Chiusa nel 1926 dal fascismo, riprese le pubblicazioni nel 1947. Vent'anni dopo la comprò l'imprenditore Nino Rovelli. Dal 1980 fa capo al Gruppo Editoriale L'Espresso, che nel 2016 l'ha ceduta in affitto alla DBInformation.

«130 anni sono tanti, ma saremo ancora a lungo testimoni di eventi rilevanti – afferma Antonio Di Rosa –. La Nuova è un giornale democratico e liberale, lo è sempre stato, altrimenti non sarebbe stato chiuso per 21 anni dal fascismo». Oggi «è il giornale di riferimento del Nord Ovest, ma è stimolo e motore in tutta la Sardegna», dice ancora il direttore, che ha un'idea precisa di ciò che accade nell'isola. «Troppe iniziative sono al palo», denuncia. «Il Recovery Fund è l'ultima occasione, occorre sfruttare i tanti soldi in arrivo dall'Ue per infrastrutture, trasporti, bonifiche, agroalimentare, sistema portuale – aggiunge – servono investimenti che producano occupazione e sviluppo».

La Nuova, dal canto suo, «sarà sempre con chi vuole il bene della Sardegna e si adopera per questo», assicura. «C'è un partito pericoloso, per niente minoritario, che non vuole che si faccia nulla e dice che va tutto bene, ma non bisogna temere di scommettere su seri piani di sviluppo economico e sociale», incalza il direttore che, parlando di futuro rivolge il pensiero ai giovani. «Ci si lamenta perché i ragazzi vanno via – conclude – ma per consentire che tornino dopo essersi formati bisogna creare le condizioni». (Ansa)

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