«La vostra solidarietà significa molto per noi e vi ringraziamo di cuore. Quello in corso nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano non è un attacco solo ai giornalisti palestinesi, ma al giornalismo globale». Lo ha detto Shuruq As'ad reporter e portavoce del sindacato palestinese dei giornalisti Pjs, nel corso del suo intervento da remoto in occasione del seminario 'La guerra di Gaza: i fatti e le narrazioni', svoltosi nella sede della Fnsi a Roma martedì 19 marzo 2024.
Ad introdurre l’incontro sono stati i saluti di Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, che ha ribadito l’impegno del sindacato a favore dei colleghi impegnati nel drammatico scenario in Medio Oriente, ricordando anche la lettera inviata nei mesi scorsi all'ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar in cui si chiedeva tutela per i colleghi palestinesi, diventati veri e propri bersagli.
Al corso di formazione ha partecipato da remoto anche il giornalista israeliano Haggai Matar, direttore esecutivo del magazine online '+972': «Il nazionalismo e il giornalismo israeliano sono strettamente connessi. I media israeliani in lingua ebraica si concentrano sui problemi degli israeliani. I palestinesi non vengono considerati. Gli israeliani vedono i carri armati che entrano a Gaza e le case distrutte, ma non le persone che vivevano dentro quelle case. Se disumanizzo il mio nemico è facile far passare il messaggio che sia un terrorista».
Tra i relatori anche il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury: «La situazione è senza precedenti, però è raccontata seguendo dei precedenti: con superficialità, con terminologie imprecise, con una selezione delle fonti e uno squilibrio di narrazione pro-Israele che in alcuni casi rasenta una deumanizzazione dei palestinesi».
All’evento, moderato dalla giornalista Anna Maria Selini, hanno partecipato anche gli inviati di guerra Alberto Negri (Il Manifesto) e Lucia Goracci (Rai), che ha sottolineato come l’impossibilità di entrare a Gaza sia «un grande limite per gli inviati. Dobbiamo sempre ringraziare i giornalisti palestinesi che sono dentro la Striscia e che stanno aggirando questo ostacolo».