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Giudiziaria 04 Mar 2008

La Fnsi respinge le intimidazioni dell'azienda Esselunga contro la cronaca scomoda e i giornalisti La solidarietà dell'Assostampa e dell'Ordine della Lombardia

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana: "E’ sorprendete e nello stesso tempo è intimidatorio, il comunicato pubblicato a pagamento di una azienda come la Esselunga contro giornali e giornalisti".

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana: "E’ sorprendete e nello stesso tempo è intimidatorio, il comunicato pubblicato a pagamento di una azienda come la Esselunga contro giornali e giornalisti".

“Ciascuna azienda può cercare di far parlare di sè come crede, spendendo i suoi soldi. Farlo, acquistando una pagina del giornale (Corriere della Sera) per parlare di complotto di sindacalisti (Cgil e Uil) con giornalisti (con riferimento a Repubblica e Rai Milano), perché questi ultimi hanno riferito notizie di denunce di gravi episodi, evidenziate in una conferenza stampa, patiti da una dipendente e in corso di accertamento, è inutile prova muscolare. I fatti di cronaca riferiti dai giornalisti, con al centro l’aggressione subita da una commessa per opera di una persona non identificata nei servizi igienici nella sede di lavoro e altri problemi motivo di disagio, sono notizie che si pubblicano. Sempre. La Esselunga, invece, vede nel dar conto di un avviso di cronaca e opinioni sindacali “un clima di intimidazione… creato da taluni sindacalisti, politicanti e giornalisti, in un palese concerto”. Le notizie di cronaca non si censurano, non se ne può impedire la pubblicazione, non possono essere motivo di minacce. Si confutano se si hanno elementi per farlo. Quando, poi, ci sono indagini della Magistratura la stampa avrà cura, come sempre, di dare conto di come procedono e dei suoi risultati. L’informazione libera è questa. Rispetta ma non tace, tanto più se ciò che merita di essere rappresentato suscita inquietudini e, appunto, diventa motivo di indagine delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Lo respingiamo al mittente come una antistorica arroganza padronale, certi che i colleghi chiamati in causa, ai quali va la nostra solidarietà e sostegno, continueranno a fare con autonomia e rigore il proprio mestiere di informare – qualsiasi saranno gli sviluppi della vicenda – con correttezza e rigore”. L’Associazione Lombarda dei Giornalisti esprime solidarietà ai colleghi di Repubblica e della Rai, pesantemente attaccati dalla Direzione di Esselunga, che in uno spazio pubblicitario acquistato su varie testate nazionali, giunge ad accusarli di un presunto “concerto” con “politicanti e sindacalisti” finalizzato a gettare “ artatamente” discredito sull’immagine dell’Azienda. Spetterà alla magistratura fare piena luce sui fatti accaduti al Supermercato Esselunga di viale Papiniano a Milano, ove i sindacati hanno denunciato l’aggressione che sarebbe stata messa in atto ai danni di una lavoratrice per impedirle di riferire maltrattamenti subiti in precedenza sul lavoro. L’ALG ricorda comunque che il dovere dei giornalisti è informare correttamente e ritiene che il contenuto del comunicato di Esselunga – a prescindere dalla vicenda da cui prende le mosse – vada fermamente respinto come intimidatorio nei confronti della libertà di informazione e del diritto di cronaca. L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia comunica: “Il caso Esselunga di viale Papiniano, a Milano, impone una riflessione alla quale la categoria dei giornalisti e l’opinione pubblica non si possono sottrarre. La magistratura sta indagando su un grave episodio di aggressione ai danni di una dipendente del supermercato in questione. Il quotidiano La Repubblica e la Rai hanno riferito il fatto, esercitando il loro diritto di cronaca e di critica, Esselunga ha risposto con una pagina pubblicitaria a pagamento sul Corriere della Sera, adombrando querele e richieste di risarcimento danni nei confronti di Cgil, Uil, Repubblica e Rai per il danno subito. Il diritto di cronaca e di critica da parete dei giornalisti nonché il diritto all’informazione da parte del cittadino sono sanciti e tutelati da leggi (art. 21 Costituzione e Legge n. 69/1963, in primis) che non si possono violare e da sentenze (Corte Costituzionale 105/1972, Cassazione penale F.It. 1982, II313; G.It. 1982, II, 346; G. Pen. 1994, II, 496 e altre) che è opportuno non disconoscere. In nessun caso un giornalista può accettare condizionamenti dalle fonti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione. Tanto meno se una delle fonti, anziché col trasparente confronto sulla verità dei fatti, divulga le proprie informazioni attraverso una inserzione pubblicitaria. Le notizie non si pagano e non hanno prezzo”.

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