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Sindacale 28 Lug 2009

La Fnsi e l’Odg aderiscono alla sottoscrizione lanciata dalla Fondazione Fava per la rivista antimafia ''I Siciliani''. L'appello e le coordinate bancarie

Obiettivo: mettere insieme 90 mila euro entro il 30 settembre. Alla sottoscrizione lanciata dalla Fondazione Fava hanno aderito la Fnsi, l'Ordine Nazionale dei Giornalisti, l'Unci, Liberainformazione, l'associazione Libera e Articolo 21.

Obiettivo: mettere insieme 90 mila euro entro il 30 settembre. Alla sottoscrizione lanciata dalla Fondazione Fava hanno aderito la Fnsi, l'Ordine Nazionale dei Giornalisti, l'Unci, Liberainformazione, l'associazione Libera e Articolo 21.

La somma e' stata richiesta con una ingiunzione giudiziaria ai cinque giornalisti che, dopo l'assassinio del fondatore e direttore Giuseppe Fava, cercarono di tenere in vita la rivista antimafia ''I Siciliani'' che si era assegnato il compito di coprire il vuoto di informazione sulla penetrazione della criminalita' organizzata nel capoluogo etneo. 'Pippo' Fava fu assassinato a Catania il 5 gennaio 1984. Per tre anni il figlio Claudio e i giovani redattori della rivista cercarono di tenere in vita il giornale. Alla fine dovettero arrendersi per mancanza di capitali e di pubblicita'. Il Tribunale di Catania a distanza di tanti anni li ha riconosciuti debitori per alcune decine di migliaia di euro, che con gli interessi sono arrivati alla favolosa somma di oggi. ''Non contestiamo la decisone della magistratura, ma mettiamo in evidenza tutta l'assurdita' di una decisione che 25 anni dopo fa ricadere su alcuni il generoso tentativo di mantenere in vita una testata libera'', ha detto Claudio Fava che e' fra i cinque che rischiano di rimetterci i beni di famiglia. Questa impostazione e' stata sottoscritta pubblicamente dal presidente e dal segretario generale della Fnsi, Roberto Natale, dal segretario dell'Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, dal portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, e dai rappresentanti di Liberainformazione e Unci. In questi casi, nel rispetto delle decisioni della magistratura, hanno detto a una voce, deve valere la solidarieta' fra i giornalisti che condividono le battaglie per una informazione libera, plurale e senza omissioni. La Fnsi partecipera' alla sottoscrizione e ha invitato tutti gli iscritti ad aderire. (ANSA)  

APPELLO E COORDINATE BANCARIE PER LA SOTTOSCRIZIONE

Dopo l'assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Siciliani scelsero di non sbandarsi, di tenere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalistica fondata dal loro direttore, affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione. Anni di rischi personali, di stipendi (mai) pagati, di concreta solitudine istituzionale (non una pagina di pubblicità per cinque anni!)

Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro rischiano di perdere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta - venticinque anni dopo - a reclamare il dovuto sui poveri debiti della cooperativa. Il precetto di pignoramento è stato già notificato, senza curarsi d'attendere nemmeno la sentenza d'appello. Per paradosso, il creditore principale, l'Ircac, è un ente regionale “in sonno” da anni.

E' chiaro che non si tratta di vicende personali: la redazione de I Siciliani in quegli anni rappresentò molto di più che se stessa, in un contesto estremamente difficile e rischioso. Da soli, quei giovani giornalisti diedero voce udibile e forte alla Sicilia onesta, alle decine di migliaia di siciliani che non si rassegnavano a convivere con la mafia. Il loro torto fu quello di non dar spazio al dolore per la morte del direttore, di non chiudere il giornale, di non accettare facili e comodi ripieghi professionalima di andare avanti. Quel torto di coerenza, per il tribunale fallimentare vale oggi quasi centomila euro, tra interessi, more e spese. Centomila euro che la giustizia catanese, con imbarazzante ostinazione, pretende adesso di incassare per mano degli ufficiali giudiziari.

Ci saranno momenti e luoghi per approfondire questa vicenda, per scrutarne ragioni e meccanismi che a noi sfuggono. Adesso c'è da salvare le nostre case: già pignorate. Una di queste, per la cronaca, è quella in cui nacque Giuseppe Fava e che adesso, ereditata dai figli, è già finita sotto i sigilli. Un modo per affiancare al prezzo della morte anche quello della beffa.

La Fondazione Giuseppe Fava ha aperto un conto corrente e una sottoscrizione: vi chiediamo di darci il vostro contribuito e di far girare questa richiesta. Altrimenti sarà un'altra malinconica vittoria della mafia su chi i mafiosi e i loro amici ha continuato a combatterli per un quarto di secolo”.  

C.c. della "Fondazione Giuseppe Fava"
IBAN: IT22A0301926122000000557524

@fnsisocial

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