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Internazionale 07 Mar 2007

La Farnesina lavora senza soste per liberare il giornalista Daniele Mastrogiacomo, rapito dai talebani in Afghanistan La preoccupazione della Fnsi, dell'Asr e dell'Ordine

Continua, senza soste, il lavoro di tutti i canali diplomatici, a Roma e a Kabul, e di intelligence attivati dal Governo italiano per cercare di risolvere nei tempi piu' rapidi possibili il sequestro di Daniele Mastrogiacomo, l'inviato di 'Repubblica' rapito in Afghanistan

Continua, senza soste, il lavoro di tutti i canali diplomatici, a Roma e a Kabul, e di intelligence attivati dal Governo italiano per cercare di risolvere nei tempi piu' rapidi possibili il sequestro di Daniele Mastrogiacomo, l'inviato di 'Repubblica' rapito in Afghanistan

Dalle prime indicazioni risulta chiaro alla Farnesina che il giornalista e' stato rapito a Kandahar da una struttura militare che fa capo ai Taleban. C'e' pertanto la consapevolezza che la vicenda ha assunto caratteristiche diverse rispetto ai precedenti sequestri messi in atto nell'area da banditi. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema continua a seguire personalmente gli sviluppi della vicenda, in costante contatto con l'Unita' di crisi e l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi. Daniele Mastrogiacomo, inviato di 'Repubblica' in Afghanistan, è stato catturato ieri dai talebani nel sud del Paese, tra le province di Kandahar e Helmand, roccaforti della guerriglia, dove si era recato per contattare dei capi talebani e scriverne per il suo giornale. Il suo rapimento coincide con l'operazione 'Achille', sferrata oggi dalla Nato proprio a Helmand - ultimo avamposto controllato dalle milizie del mullah Omar - per riprendersi la zona di Musa Qala, caduta a febbraio nelle mani della guerriglia. Sulla vicenda Mastrogiacomo - che in un primo momento era stato scambiato per un giornalista inglese dagli studenti del Corano che ne hanno rivendicato il rapimento - la procura di Roma ha aperto un fascicolo per "sequestro di persona con finalità di terrorismo", lo stesso configurato per il rapimento di altri italiani in zone di guerra. In serata, Romano Prodi ha presieduto una riunione del Ciis per fare il punto della situazione mentre il ministro degli Esteri Massimo D'Alema segue "personalmente" e in tempo reale la vicenda: la questione "ci preoccupa", ha detto il responsabile della Farnesina, che ha confermato anche come Mastrogiacomo sia caduto effettivamente nelle mani della "struttura militare" dei talebani e non di "banditi" che possano agire per "un riscatto". L'ultimo contatto con 'La Repubblica' dell'inviato risale alle 21 di domenica scorsa. Già ieri il quotidiano romano aveva perso ogni contatto con Mastrogiacomo, e aveva informato l'Unità di Crisi della Farnesina. Subito - ha riferito il sottosegretario Ugo Intini in aula alla Camera nel pomeriggio - sono stati attivati tutti i canali assieme all'ambasciata italiana a Kabul. Oggi purtroppo la conferma: un portavoce dei talebani, Qari Yussuf Ahmadi, ha comunicato che, assieme ai due afghani che l'accompagnavano nel distretto di Nad Ali, è stato "arrestato un britannico che lavora per un quotidiano italiano". Un equivoco - quello sulla cittadinanza del cronista - probabilmente sorto dalla perfetta padronanza della lingua inglese da parte di Mastrogiacomo, assieme al suo luogo di nascita (Karachi, in Pakistan). Ma il cronista, questo è certo, viaggiava con passaporto italiano. "Loro ci hanno detto di essere giornalisti - ha riferito alla France Press il portavoce degli studenti del Corano - ma noi pensiamo che siano spie degli inglesi, e ora li stiamo interrogando". Ad ulteriore conferma del rapimento del giornalista italiano il fatto che i nomi dei due afghani fermati assieme all'inviato di Repubblica coincidono con quelli dell'autista e dell'interprete che in questi giorni accompagnavano Mastrogiacomo nei suoi spostamenti. Nei giorni scorsi l'inviato aveva annunciato al suo giornale che presto avrebbe avuto "incontri delicati": Mastrogiacomo era arrivato in Afghanistan il 28 febbraio e subito aveva raccontato di aver trovato "una tensione molto più forte" di quella avvertita alcuni mesi fa, quando già era stato nel Paese. "Al mio arrivo in aeroporto - aveva riferito - casualmente ho incontrato un funzionario dei servizi di sicurezza afghani che mi ha subito confidato i propri timori e l'allarme che ha suscitato l'attentato a Cheney". Nella redazione del quotidiano romano sono ore di grande ansia e preoccupazione, mentre le forze politiche hanno messo da parte ogni polemica, assicurando al governo il massimo di unità per consentire a Daniele Mastrogiacomo di tornare a casa sano e salvo. Mastrogiacomo, 52 anni, sposato e con due figli, è un inviato di lungo corso, ha seguito per il suo giornale le guerre in Afghanistan, in Iraq, in Libano, in Somalia e si è trovato spesso in zone di conflitto. Già nel giugno del 2004 era sfuggito ad un'imboscata che lui stesso aveva raccontato dalle colonne di Repubblica mentre nel 2006 gli è stato assegnato il premio giornalistico nazionale 'Maria Grazia Cutuli': la cronista del 'Corriere della Sera' assassinata insieme al collega spagnolo Julio Fuentes proprio in Afghanistan nel febbraio del 2001. (ANSA) La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Il Presidente e il Segretario Generale della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi e Paolo Serventi Longhi, hanno preso contatto con i ministeri degli Esteri e della Difesa per sollecitare una immediata, forte iniziativa del Governo italiano per accertare la condizione in cui si trova il collega ed amico Daniele Mastrogiacomo. I giornalisti italiani esprimono grande preoccupazione per l’assenza di notizie e per il possibile coinvolgimento del collega nelle azioni di gruppi armati afghani che negli ultimi giorni hanno compiuto atti ostili nei confronti di cittadini dei paesi occidentali ed in particolare di giornalisti. Mastrogiacomo, così come gli altri giornalisti presenti nella regione, esercitava liberamente il diritto-dovere di informare. Proprio mentre il Governo e il Parlamento sono impegnati in un dibattito approfondito sul problema del rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, occorre che le istituzioni garantiscano la sicurezza degli inviati e la possibilità per l’opinione pubblica del nostro Paese di conoscere la reale grave situazione di un conflitto che sta assumendo toni sempre più aspri. La Fnsi ha anche preso contatto con i sindacati dei giornalisti dell’Afghanistan e di altri Paesi islamici per chiedere interventi concreti per conoscere la situazione di Daniele Mastrogiacomo. Ai familiari e ai colleghi dell’inviato di Repubblica va la preoccupata solidarietà del Sindacato dei Giornalisti”. L'Associazione Stampa Romana esprime preoccupazione per la sorte del collega Daniele Mastrogiacomo. Ancora una volta un operatore dell'informazione sta testimoniando quanto sia difficile svolgere la funzione di giornalista indipendente in un teatro di guerra. L'Associazione Stampa Romana sollecita tutte le strutture governative competenti ad attivarsi per ottenere al più presto il rilascio del nostro collega. Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine: “Forte apprensione” Il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, esprime in una nota ''personalmente, e a nome di tutto il Consiglio nazionale, la forte apprensione relativa al silenzio del collega Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica in Afghanistan, e all'ipotesi che possa essere in qualche modo vittima delle azioni dei gruppi armati locali, che recentemente hanno compiuto atti ostili nei confronti di giornalisti''. Del Boca ricorda che ''i giornalisti che decidono di recarsi al fronte non lo fanno per combattere, ma per esercitare la loro professione: raccogliere notizie ed informare l'opinione pubblica''. Il Consiglio nazionale dell'Ordine auspica che ''il Ministero degli Esteri, in stretto contatto con l'Unità di crisi della Farnesina, riesca ad acquisire presto, anche attraverso l'Ambasciata d'Italia a Kabul, notizie certe sulle condizioni di Daniele Mastrogiacomo - conclude la nota - ed esprime la propria solidarietà alla famiglia e ai colleghi''. (ANSA)

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