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La sede della Corte di Cassazione a Roma (Foto: Alvesgaspar via Wikimedia Commons)
Sentenze 03 Ago 2017

La Cassazione conferma la correttezza di Repubblica nella vicenda Hamer: Vittorio Emanuele non fu diffamato

Definitiva assoluzione per il giornalista Maurizio Crosetti e l'allora direttore Ezio Mauro dall'accusa di diffamazione e (solo per Mauro) di omesso controllo. «Si tratta di notizia vera, non smentita dai giudici francesi, sicché deve ritenersi correttamente esercitato il diritto di cronaca», scrive la Corte.

Il quotidiano 'La Repubblica', attraverso il giornalista Maurizio Crosetti e l'allora direttore Ezio Mauro, esercitò correttamente il diritto di cronaca quando, nell'articolo del 13 ottobre del 2007, Vittorio Emanuele di Savoia venne indicato come "quello che usò con disinvoltura il fucile all'isola di Cavallo, uccidendo un uomo". Lo ha stabilito la quinta sezione penale della Corte di Cassazione, che, confermando la sentenza di appello, ha definitivamente assolto i due giornalisti (condannati in primo grado) dall'accusa di diffamazione e (solo per Mauro) di omesso controllo.

Per la corte d'appello di Milano, infatti, "l'articolista si era limitato a descrivere un fatto storicamente accaduto, che non è stato smentito dalla pronuncia, resa sulla vicenda dall'autorità giudiziaria francese: la sentenza emessa da questa autorità è priva di qualsiasi riferimento alla morte di Dirk Hamer, certamente avvenuta nel 1978 e non contiene alcuna formula assolutoria nei confronti del Savoia, di cui, anzi, è stata affermata la responsabilità per i reati di detenzione e porto abusivo di arma da fuoco".

Insomma, come riporta la Cassazione nelle 8 pagine di motivazione, i giudici di secondo grado hanno escluso "che l'informazione data dall'articolista non sia assistita da alcun fondamento della verità; anzi, dagli elementi passati in rassegna emerge che si tratta di notizia vera, non smentita dalla sentenza emessa dai giudici francesi, sicché deve ritenersi correttamente esercitato il diritto di cronaca".

Spiega la Cassazione che ha bocciato il ricorso di Vittorio Emanuele di Savoia, parte civile nel procedimento: "Parlare dell'utilizzo 'disinvolto' di un fucile, che fu all'origine della morte di un uomo, non ha nulla di sproporzionato o eccessivo, poiché descrive, con la precisione e con la moderazione richiesta dalla natura dell'informazione veicolata nell'occasione, un fatto increscioso, ricondotto alla responsabilità di Savoia a titolo di colpa. Non vi è stato, quindi, un attacco alla persona né l'utilizzo di argomenti intesi a screditarla, ma solo l'accostamento di una condotta ad un evento".

L'articolo in questione poi fu scritto in occasione della cerimonia di riapertura della reggia di Venaria a cui Savoia partecipò e per questo il giornale ritenne opportuno scrivere un articolo anche perché il figlio dell'ultimo re d'Italia era all'epoca reduce da un'altra disavventura giudiziaria a Potenza costatagli il carcere (anche se poi venne assolto dalla vicenda).

Per la Cassazione, insomma, "il diritto all'oblio sulle proprie vicende personali, che fa capo a ogni persona, si deve confrontare col diritto della collettività ad essere informata e aggiornata sui fatti da cui dipende la formazione dei propri convincimenti, anche quando da essa derivi discredito alla persona che è titolare di quel diritto, sicché non può dolersi Savoia della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione".

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